Manolo, l'arrampicata e Stramonio, l'Erba dei ladri in Val Noana

Il 10 ottobre 2010 Maurizio Manolo Zanolla ha liberato Stramonio nuova via di 30m che aveva aperto in Val Noana (Primiero, Dolomiti).
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Manolo su Stramonio - Val Noana (Primiero, Dolomiti)
Walter Bellotto
Altro giro, altra corsa e altra via nuova aperta e liberata da Manolo. Il luogo è uno di quelli cari a Manolo, quella Val Noana (tra Imer e Mezzano, nel Primiero) proprio a due passi da casa sua, dove esiste una delle falesie più belle e appartate delle Dolomiti. Il campo di gioco è il suo prediletto: 30 metri di placca, di quelle che manco te ne accorgi ma, passo dopo passo, ti buttano all'infuori. Poi, quando ti cali, scopri di essere 3 metri oltre la verticale. Il tutto richiede molta "continuità" ma anche non poca maestria, intuizione, e un po' di... fede. Per il grado Manolo (vista anche l'età) non si sbilancia e propone un 8c, anche se secondo lui è più impegnativa dell'8c di Thin Ice a Terlago... Mentre lasciamo ai posteri e ai ripetitori l'ardua sentenza, segnaliamo con più interesse che secondo Manolo è una via molto bella. E poi che l'ha voluta chiamare Stramonio, come l'erba velenosa e allucinogena che cresce anche dalla spazzatura ed è, tra l'altro, conosciuta pure come l' "erba dei ladri". Vorrà dire qualcosa?

STRAMONIO O L’ERBA DEI LADRI di Maurizio 'Manolo' Zanolla

Stramonio è il nome di un bel libro ma anche di un fiore velenoso che volgarmente è chiamato l’erba dei ladri e cresce dalla spazzatura…mi sembra un bel nome per questa via. Sono imponenti le pareti che sovrastano la Val Noana, alcune si perdono nella vegetazione altre precipitano fino al torrente ma questa è molto diversa, sembra un balcone sdraiato, un gigantesco vaso di fiori, che riversa sulla gola una cascata di faggi e tassi secolari. Dieci anni fa vi avevo chiodato qualche tiro ma uno, era rimasto un progetto incompiuto e continuavo a guardarlo, quel posto lassù mi piaceva proprio.

E’ stata un’avventura abbastanza acrobatica riavvicinare quel progetto perché la memoria non aveva più riferimenti su quelle balze inclinate. Una rapida occhiata e ho capito subito, purtroppo, che per me era troppo difficile e ho messo una sosta, dove la cosa sembrava accettabile. Il resto (sicuramente possibile ma per me inarrivabile) lo lascio alle nuove generazioni.

Sembravano eccessivi anche quei primi trenta metri ma dopo un duro lavoro di pulizia sono affiorati buchi e liste e anche se spesso bagnati sufficienti a giustificare qualche primo timido tentativo. E per dirla un po’ alla De Gregori “ i passaggi in fondo non sembravano poi così cattivi”, ma il caldo già afoso e l’assoluta esposizione a sud rendeva proibitiva la scalata. Dovevo attendere condizioni migliori.

Quando le foglie hanno iniziato a perdere il loro verde brillante e qualcuna di loro, a cadere, anche se le condizioni non erano proprio ottimali sono ritornato a provare. “Zorten” che ringrazio per la pazienza, mi ha accompagnato e, dopo un paio di giri sono riuscito chiuderla con la corda dall’alto, sembrava una cosa rapida… ma non è andata proprio così. Vuoi per un appoggio, per un appiglio, per l’aderenza o vuoi che proprio perché non ne avevo proprio… ma cadevo sempre lì. Potevo provare solo una volta la settimana di più era inutile tanto non riuscivo a recuperare.

Questa è già la quinta e non mi sento un gran che ma è una bella giornata d’autunno, il sole è rimasto un po’ velato… val la pena provare. Scalo bene nella prima parte e finalmente oggi la roccia è più asciutta del solito e quando riparto dalla mezzaluna le liste mi sembrano un po’ più grandi ma sui verticali oggi sono di piombo e alla spallata soffro davvero e rimango appeso per poco. Sembra tutto finito un’altra volta, guardo quell’appiglio da dove sono caduto ormai tante volte e comincio a pensare che non lo terrò nemmeno stavolta, e di sicuro nemmeno al secondo giro.

Questa situazione paradossalmente mi rilassa è come se togliesse responsabilità e mi abbandono su quei piccoli appoggi respirando lentamente. E improvvisamente un po’ di energia torna a fluire ma insieme anche quella leggera e insidiosa tensione. Che strano, dovrebbe essere il contrario e mentre cerco di controllare e comprendere cosa stia succedendo il corpo si muove, meccanicamente e, prima di irrigidirsi di nuovo, afferra finalmente quella presa, la raggiungo e insieme finisco quei lunghi settanta movimenti.

E’ davvero una bella linea, un muro verticale o leggermente inclinato, privo di singoli particolarmente cattivi ma nasconde quell’intensità insidiosa che gradualmente si deposita implacabilmente sugli avambracci. Almeno sui miei… Forse lo stile di scalata che più le si accosta, cercando un paragone su questa difficoltà, è Thin Ice a Terlago ma Stramonio è più intensa soprattutto perché è lunga almeno dieci metri di più.

Il grado? Come sempre su queste inclinazioni è compito difficile. Penso 8c, anche se sarei tentato di metterci “barra più” ma l’età mi consiglia di no. Ai ripetitori, giustamente l’ultima parola.

Manolo

Un ringraziamento va a: Grivel, Montura e La Sportiva

Per arrivare alla base della falesia dove si trova Stramonio bisogna raggiungere prima il settore Pindoli ( 5 minuti dalla strada) attraversarlo tutto verso destra fino ad entrare in un evidente canale ghiaioso che si risale fino al bosco sovrastante la falesia. Continuare a salire per uno stretto  canalino fino ad una marcata traccia di sentiero, raggiunta la base della falesia ci si sposta qualche metro a sx e, per  un tratto di corda fissa, si raggiunge la base della via. ( 15/20 minuti dalla strada). Il settore è un pò esposto ed è consigliabile a gente esperta, conta per il momento circa una decina di lunghezze dal 7b all'8c.
Note:
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