Arrampicata a Leano e Gaeta: nella storia con la storia

Ivo Ferrari nella storia e con la storia tra la Torre Elena, con Gianni Bat Battimelli e Giovanna Giò Moltoni, al Monte Leano e Gaeta con Fabrizio Antonioli.
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Giochi e colori (Gaeta)
archivio Ivo Ferrari
Sono “sceso” nel Lazio per conoscere e, per conoscere la “storia”, non c’è modo migliore che arrampicare con chi di Storia ne ha scritta tanta. Il primo appuntamento è alle nove di sabato mattina poco prima di Terracina. Come sempre succede mi presento con largo anticipo; oggi c’è pure la “Giò” (Giovanna Moltoni) che è venuta insieme a noi... un lungo viaggio dove mi sono trovato da solo per 750 chilometri, mentre a bordo tutti dormivano! Grazie della compagnia!

La “voglia” di oggi è vecchia nel tempo, ma ingiustamente non ancora placata: lo Spigolo del Povero Elia sulla Torre Elena a Leano. Così si legge a riguardo sull’introvabile (io ce l’ho) bibbia del verticale di Alessandro Gogna “Cento Nuovi Mattini”: “È la via più lunga di Monte Leano e di certo tra le più belle. Offre un’arrampicata piacevole, mai molto sostenuta, con buoni punti di sosta. Bel panorama sull’Agro Pontino e sul mare, ottima esposizione al sole e alla brezza. Il suo interesse però risiede soprattutto nella qualità e nella bellezza della roccia, davvero entusiasmante. Il percorso sale alla cima come su un castello.”

La fortuna di oggi invece è che ad accompagnarci è Gianni “Bat” Battimelli, lo “storico” di sempre, grande conoscitore e apritore di innumerevoli itinerari verticali. Ci incamminiamo verso lo Spigolo mentre i piccoli, aiutati dalla loro Mamma, iniziano i compiti Pasquali. Breve e ripido sentiero, nuvole nel cielo veloci. Si parte dal basso, sul piccolo avancorpo, roccia magnifica, tagliente e... marina.

Gianni inizia e mentre la Giò lo assicura, io osservo il suo “modo”, la sua esperienza si nota ad occhi chiusi, sicuro ed elegante, con quella voglia di arrampicare che tracima dai suoi limpidi occhi. Lo seguiamo contenti, io forse un po’ assonnato, ma felice di essere lì, in sua compagnia. Le lunghezze piacevoli ci conducono sulla caratteristica Cima, una stretta di mano e “dondolati” da un vento gelido e forte ci caliamo fino alla forcella da dove ci abbassiamo verso il furgone, non prima di avere goduto un altro po’, lungo i trenta metri della fantastica Dory, un sanissimo e logico tiro “storico”.

Altra meta, questa volta la gran classica di Gaeta in compagnia di Michele e di suo papà, Fabrizio Antonioli, una vita ad arrampicare. Il solito tempo di Pasquetta, incerto. Ci caliamo e Fabrizio mi indica le varie vie e i numerosi modi per raggiungerne l’attacco! Confesso che nonostante non sia la prima volta, ogni volta che “scendo” verso il mare provo uno stato di disagio: non so nuotare e quell’acqua “immensa” mi lascia sempre...

La roccia fantastica e la superba compagnia stabilizzano ben presto il mio ritmo cardiaco! Saliamo la via dello Spigolo, superclassica della parete, e Beatrice, altra linea stupenda. Due giornate piene, due personaggi importanti e ricchi di storie ed esperienze. Ritornerò, ne sono sicuro.

Ivo Ferrari

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