Nanga Parbat, quattro spedizioni per la prima invernale

Simone Moro, Emilio Previtali e David Goettler sono arrivati ieri ad Islamabad e, nel giro di qualche giorno, raggiungeranno il Campo Base Rupal del Nanga Parbat (8125m). Ralf Dujmovits e Dariusz "Darek " Zaluski sono già da qualche giorno alla base della montagna sul versante Diamir. Come del resto Tomasz Mackiewicz, Marek Klonowski, Jacek Teler e Pawel Dunaj che sono già saliti al Campo 1 Rupal. Della partita, inoltre, sarà anche Daniele Nardi che ha annunciato la sua partenza per Islamabad il 20 gennaio.
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Campo Base, dove Matteo Zanga ha trascorso 45 giorni per fotografare Simone Moro e Denis Urubko nel loro tentativo di prima invernale al Nanga Parbat.
Matteo Zanga
La meta, per tutti, è la cima del Nanga Parbat. Unica vetta dei 14 Ottomila che, insieme al K2, non è ancora stata salita d'inverno. Forse basterebbe solo questo per spiegare un simile "affollamento" invernale. Forse… se la montagna non fosse il Nanga Parbat. Ovvero la "Montagna Nuda", teatro nel 1953 di quella mitica prima salita solitaria di Hermann Buhl. La stessa che, insieme ad un'incredibile storia alpinistica, si porta addosso quel titolo di "killer mountain" per il quale, naturalmente, non ha nessuna colpa se non quella di essere al secondo posto, dopo l'Annapurna, nel rapporto tra tentativi di salita e vittime. Senza contare poi la recente tragedia che, a giugno 2013, l'ha vista teatro dell'assurdo ed incredibile massacro di 11 alpinisti vittime del terrorismo. Insomma, già così ce ne sarebbe abbastanza per dire che sarà interessante seguire le vicende di queste spedizioni che, è bene ricordarlo, si apprestano ad affrontare un impegno la cui soluzione non è per nulla scontata. Anzi è del tutto aleatoria ed insieme difficilissima, come del resto è da sempre un'invernale su un Ottomila. Anche perché tutte, è bene precisare anche questo, cercheranno la loro cima del Nanga Parbat d'inverno non solo con un loro piano ma anche muovendosi su terreni diversi.

Il 52enne tedesco Ralf Dujmovits, per esempio, è già al Campo base del versante Diamir, quello a nord-ovest, lo stesso salito per la prima volta nel 1962 dai tedeschi Toni Kinshofer, Sigfried Löw e Anderl Mannhardt che compirono la seconda ascensione della montagna. La sua idea di partenza, tutta ancora da verificare, è seguire la linea aperta nel 1978 da Reinhold Messner. E, come Messner, Dujmovits tenterà di salirla in solitaria. Inutile dire che il progetto è più che ambizioso. Anche se bisogna ricordare che Dujmovits ha una grande esperienza himalayana: nel 2009 ha completato la salita di tutti i 14 Ottomila, molti di questi insieme alla moglie Gerlinde Kaltenbrunner che, come tutti sanno, è la prima donna ad aver salito tutti i 14 Ottomila senza ossigeno.

Al campo base, per aiutare Ralf nella preparazione della salita, c'è il polacco Dariusz Zaluski, un amico e un grande conoscitore dell'Himalaya. Al suo attivo, infatti, vanta varie spedizioni invernali (come quella del 2005 che fruttò a Simone Moro la prima invernale dello Shisha Pangma) oltre alle cime del Gasherbrum II, Cho Oyu, Lhotse, Everest e K2, quest'ultima raggiunta nel 2011 dal versante Nord insieme a Gerlinde Kaltenbrunner, Vasiliy Pivtstov e Maxut Zumayev. In quell'occasione Dariusz, che è anche un valente filmaker, ha filmato tutta la salita realizzando un bel film che ha al centro la storia (e l'amore) proprio di Gerlinde e Ralf. Per ora i due hanno compiuto una prima esplorazione fin sotto il Campo 1 della via Kinshofer a 4850m, trovando condizioni difficili con ghiaccio duro e scoperto. Ma i "giochi" sono solo all'inizio. E, a proposito d'inizio, va detto che la loro è la prima spedizione che raggiunge il Campo Base Diamir dopo il massacro degli 11 alpinisti dello scorso giugno da parte dei terroristi. Per questo prima di allestire il Campo c'è stata una toccante cerimonia di commemorazione. Ed è per questo che la spedizione è scortata da tre soldati armati. Anche questa è una storia nella storia…

La stessa storia, o quasi, che stanno per affrontare Simone Moro, Emilio Previtali e David Göttler. Anche loro infatti avranno una scorta armata dell'esercito, una soluzione voluta dalle autorità pachistane anche se i tre sono diretti sull'altro lato della montagna, quello Sud-Sudest del versante Rupal. Un'immensa muraglia, con i suoi 4.500m considerata la più alta del pianeta, che fu salita per la prima volta nel 1970 dai fratelli Reinhold e Günther Messner. Un'impresa che costò la vita a Günther, che non sopravvisse all'incredibile discesa e "fuga" lungo l'allora sconosciuto versante Diamir. Su questa mitica e spaventosa parete Simone Moro progetta di salire lungo la via Schell, aperta nel 1976 dai tedeschi Hans Schell, Siegfried Gimpel, Robert Schauer, Hilmar Sturm. Si tratta di una via da tempo abbandonata in estate perché soggetta a scariche di sassi e valanghe, ma che in inverno potrebbe rappresentare oltre che la strada più diretta anche la più sicura. D'altra parte non è un caso se (da grande conoscitore degli Ottomila) Moro l'ha scelta, preferendola al versante Diamir dove, come si ricorderà, ha già tentato la prima invernale del Nanga con Denis Urubko due anni fa.

Con Moro, per questa nuova avventura invernale, c'è il suo amico delle prime arrampicate "bergamasche" Emilio Previtali, "poeta" del freeride italiano e non solo. Ma anche il tedesco David Göttler lo scorso maggio in vetta al Nuptse con Gerlinde Kaltenbrunner dopo una delle rare ripetizioni della via Scott. Per lui è la prima esperienza invernale su un Ottomila. Non occorre neanche aggiungere che avrà un grande maestro, Simone Moro appunto che di prime invernali ne ha tre: Shisha Pangma, Makalu, Gasherbrum II. L'unico "non polacco" (notoriamente gli assoluti eroi di questa "specialità") in vetta alla speciale classifica delle prime sulle più alte montagne d'inverno.

A proposito di polacchi e invernali. Moro e C. troveranno ad accoglierli al Campo Base Rupal la spedizione di Tomasz Mackiewicz, Marek Klonowski, Jacek Teler e Pawel Dunaj. Appunto gli alpinisti polacchi che già sono in azione sulla Rupal. Mackiewicz e Klonowski cercano di chiudere un conto aperto da 4 anni. E, anche loro, progettano di farlo lungo la via Schell. Ma, non è finita, perché proprio in questi giorni l'alpinista romano Daniele Nardi ha comunicato che arriverà al Nanga Parbat il 20 gennaio prossimo. Anche per lui è un ritorno dopo la spedizione dello scorso inverno effettuata insieme a Elisabeth Revol. Il campo base sarà quello Diamir (insieme a Dujmovits e Zaluski) ma questa volta Nardi sarà da solo sempre con l'obiettivo di salire l'inviolato Sperone Mummery. Un'impresa nell'impresa…

Resta da ricordare che tutto è appena cominciato, o comincerà tra poco. Che l'invernale al Nanga Parbat è una cosa seria, e non solo per le temperature polari. E che, come sempre, sarà la montagna a dettare tempi, modi, regole…




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