Law and order per Erik Svab

Il 9 marzo Erik Svab ha effetuato la 5 salita di Law and Order M13, Diebsöfen, Tirolo Austria.
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Erik Svab su Law and Order M13, Diebsöfen, Tirolo Austria
arch. Erik Svab
Erik Svab chiude bene la stagione di dry tooling. Subito prima della fine del freddo il triestino è salito Law and Order, la via di Markus Bendler gradata M13 e situata nelle Diebsöfen vicino al Wilder Kaiser, Austria. Lunga 40m con uno strapiombo di quasi 30m, Law and Order è considerata una delle vie di dry tooling più dure d'Europa ed era stata ripetuta finora solo da Harald Berger, Mauro Bubu Bole e anche da Ines Papert. Una via da grandi specialisti, insomma.

La salita di Erik (6 tentativi in 2 giorni) è interessante perché si aggiunge non solo alle sue recenti ripetizioni di multi-pitch di misto (leggi Illuminati e Empire Strikes Back) ma anche ai tiri di dry tooling puro, come per esempio Game over M13 nel Dryland in Austria. Complimenti ovviamente a Erik per queste belle ripetizioni e, a questo punto, un augurio per la realizazzione di nuovi progetti nella prossima stagione!


Law and Order di Erik Svab
Dopo la fortunatissima stagione invernale di quest’anno in cui ho realizzato i miei sogni di vecchio alpinista legati soprattutto alla trasposizione delle massime difficoltà di dry-tooling su vie di più tiri, volevo chiudere in bellezza andando a provare quella che dai top-ice-climber viene considerata la via più difficile di misto d’Europa.

In realtà la prima vera difficoltà è stata trovare i compagni, una difficoltà che ho avuto spesso questo inverno, ma grazie al simpatico Uros Saksida (la stessa “vittima” di Illuminati), che è venuto con me la prima volta, ho capito che valeva la pena provare. Ines mi aveva avvertito che la via era veramente dura con un passo chiave finale che ti stronca, ma sinceramente non pensavo così dura: oltre 40 metri, di cui i primi 20 in tetto, poi strapiombo e ancora il tetto finale, seguito da altri 10 metri delicati di terreno leggermente strapiombante, facili ma stressanti!

Ho passato tutta la prima giornata sulla via per capire e provare i movimenti (sono oltre 90!): la prima ora e mezzo appeso al tetto iniziale, poi scendo per riposare e riprovare per un’altra ora e mezza la seconda parte. Al secondo tentativo arrivo in continuità quasi a metà via e poi arranco fino in cima da spit a spit. Sono esausto ma mi costringo a farne ancora un terzo fino alla fine del tetto.

Dopo questa prima giornata la vedevo difficile ma non impossibile, sarei voluto tornare, ma il solito problema dei compagni di avventura mi perseguitava. Grazie però al CAI di Udine che mi ha organizzato una serata il 6 marzo, ho potuto fare un disperato appello che ha funzionato. Due arrampicatori di Gemona: Claudio Venturini e Fabio Coccon hanno deciso di venire con me a vedere come sono le vie dure di misto, a darmi una mano con il materiale e aiutarmi con la sicura che a causa della lunghezza della via bisogna fare con due corde.

La seconda volta sono tatticamente più preparato: sistemiamo le due corde, faccio il solito giro di riscaldamento in due puntate da 1 ora ciascuna... Poi per il primo tentativo serio Fabio che è più forte mi fa sicura sul primo pezzo in tetto, dove bisogna stare attenti a non cadere a terra mentre si moschetta, anche perché il tetto è anche in discesa e io scalo senza casco (per non avere pesi sulla testa...) e solo con l’imbrago leggerissimo. Passo la prima parte molto bene, ho un bel power, arrivo a metà e su uno dei pochi riposi decenti della via cambio corda. Mi prende in custodia Claudio, più leggero ma molto attento, anche perché utilizzo la corda da 9,2mm per avere meno attrito!

Dopo un traverso delicato arrivo al riposo sotto l’ultimo tetto. Mi sento bene, perciò parto deciso, moschetto, aggancio sopra ma quando rimango appeso a una mano sola mi sale l’acciaio , cerco disperatamente di rimettere i piedi o di agganciare l’altra picca ma niente da fare. Sono praticamente fuori ma le braccia mi mollano e mi ritrovo appeso alla corda a bestemmiare come non mi succedeva da tempo.



Ora so che la posso fare ma so anche che è durissima, forse sarebbe meglio tornare il prossimo weekend. Decido comunque di fare ancora un tentativo, se non altro per ricordarmela meglio e ripetere i movimenti. Parto completamente rilassato, tanto che sul tetto sbaglio a metter i piedi, ma rimango su e dopo alcuni movimenti delicati mi ritrovo al limite trascinandomi fino al riposo sotto il tetto dove incastro la punta di un piede. Mentre riposo mi scivola una picca e rimango appeso solo con un tallone e la punta... crampi al quadricipite! Decido di prendermela con calma e riposo fino a quando sono completamente a posto, poi riparto piano.

Stavolta non mi lascio fregare dall’ultimo tetto, incastro il ginocchio sotto e aggancio direttamente entrambe le picche sopra per non rimanere appeso a una mano sola. Sgancio il ginocchio e oscillo fuori, rimetto subito i piedi ma sono al limite, mentre tengo la picca per recuperare l’altra quasi mi si aprono le braccia. Manca poco che mi cada e questo mi succede anche sui prossimi due movimenti. Ma riesco a fare anche l’ultimo bloccaggio e mettere i piedi fuori dal tetto. Ora so che non mollerò più, salgo piano e mi riposo a ogni movimento, non voglio sbagliare e rischiare che mi scivoli una picca. Faccio gli ultimi movimenti e per moschettare la sosta devo cambiare ancora presa e riposare, sono veramente sconvolto, ma alla fine lancio il mio urlo liberatorio contro il cielo limpido delle montagne del Tirolo con Fabio e Claudio che sono entusiasti quanto me.

Non ho mai fatto una via di dry-tooling con tanti passaggi fisici ma anche delicati, dove alcuni agganci sono stati rotti dalle picche e tengono solo con metà del primo dente. Se le carichi male ti escono senza pietà! Questa via è un mix di forza, resistenza e tecnica che non ho trovato da nessun’altra parte, ed è talmente lunga da sembrare infinita. Secondo me la differenza tra questa via e tutte le altre che ho salito è veramente notevole, perciò proporrei il grado di M13+. Tutte le mie salite di dry-tooling compresa quest’ultima sono state fatte in “pure style”: senza speroni e senza agganciare i piedi sulle picche e le picche una sull’altra. Credo di aver dimostrato anche con le mie salite degli ultimi anni che questo sia lo stile da seguire e che lo si può utilizzare su tutte le vie di misto, anche quelle più difficili.

L’anno scorso pensavo che le vie di M13 in Europa fossero 3: Game Over, Hell’s Angels Paradise e Law and Order, ma in realtà poi ho scoperto che la via Hell’s angels paradise prendeva il nome da una rock band che poi lo ha cambiato in Law and order e così anche il nome della via è cambiato... Così dopo Game Over, con questa salita mi ritrovo in tasca l’altra via più dura d’Europa. Facile no? Una soddisfazione incredibile! Ma a questo punto non so che cosa farò la prossima stagione...

Erik ·Svab
CAAI – Club Alpino Accademico italiano

Si ringrazia per la collaborazione tecnica Grivel, Montura, La Sportiva. Chiunque volesse contattare Erik Svab per serate e proiezioni con le spettacolari immagini della più difficili vie di dry-tooling, può contattarlo all’indirizzo e-mail: erik.svab@servis.it
Note:
INFO:
La grotta di Diebsofen si trova poco lontano dalla famosa falesia di roccia del Schleierwasserfall in Austria in Tirolo poco lontano dalla famosa località di Kitzbühel. Ci si arriva in un’ora a piedi ed è un posto particolare con poco ghiaccio e tanta roccia. La falesia è costituita da due grotte: M12, M13, M11, M11, nella seconda grotta ci sono tre vie di M9, M10 e M11.

arch. news Erik Svab
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