La felicità al potere nuova via di Giacomo Regallo e Stefano Vergani

Il report di Giacomo Regallo di La felicità al potere, una via aperta nel 2019 con Stefano Vergani sul torrione centrale posto tra le falesie del Solarium e del Lariosaro a Lecco. Una salita su roccia spesso di dubbia qualità che testimonia però il 'nostro inutile andare per rocce.'
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La felicità al potere di Giacomo Regallo e Stefano Vergani
Giacomo Regallo

"Ciao Ste, ho pensato al nome per la via: La felicità al potere!" - "Caz.. Jack un bel nome per una via brutta!"

Questo nome è preso in prestito dal libro di Josè "Pepe" Mujica, ex presidente della Repubblica dell’ Uruguay. Oltre a tante altre storie, interviste ed esperienze all’interno di questo libro è riportato un discorso sulla felicità che in quel momento mi aveva colpito molto.

Tale discorso tocca diversi temi sociali, politici ed economici ma una frase in particolare mi aveva colpito: "Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus (…) perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e così rimaniamo in un circolo vizioso."

Veniamo ora alla via. Durante un rientro da una calda giornata invernale di scalata alla falesia del Lariosauro, Stefano mi chiama per dirmi che magari avremmo dovuto dare un’occhiata a questa bella ed evidente torre e così poco tempo dopo siamo alla base della parete.

Decidiamo di attaccare dove la vegetazione sembra permetterci un passaggio e dopo una breve litigata con un fitto albero che occupa di prepotenza il diedro siamo sulla cengia appena poco sopra la linea degli alberi. Montiamo veloce una sosta su friend e cominciamo a guardarci intorno per capire che direzione prendere e la linea più logica è proprio sopra noi.

Comincio a scalare trovando una sequenza abbastanza logica e facile da proteggere, il trapano rimane in sosta e salgo il tiro senza bisogno di forare. Impiego qualche minuto per trovare un posto in cui costruire la sosta. Trovo una soluzione anche se non proprio delle migliori, tre friend lontani non proprio su roccia "monolitica".

Recuperato il socio parto nuovamente per il tiro successivo. La roccia fin da subito non è proprio delle migliori, qualcosa si stacca sotto i miei piedi e qualche scaglia rimane in mano. Vista la sosta di partenza e la difficoltà nel posizionare un buon friend a pochi metri dalla sosta decido di piantare un chiodo perché la posizione in cui mi trovavo non era delle migliori per usare il trapano. Qualche colpo e il chiodo canta, bomba. Riparto e arrivo sulla cengia erbosa soprastante, recuperando il socio dall’albero posto tutto a sinistra.

Ste sale veloce con tutto il materiale e intanto pulisce il tiro per bene. Non lo vedo, ma le orecchie mi dicono che sta facendo un buon lavoro!

Giusto il tempo di capire dove attaccare la bella parete rossa sopra di noi e cominciamo a sentire qualche goccia che ci bagna il casco. Niente da fare, per oggi tiriamo giù le corde direttamente dall’albero e con una calata da 50 metri siamo a terra.

Dopo qualche giorno siamo di nuovo all’attacco. Nel tempo che è passato dalla nostra ultima visita abbiamo maturato la strategia da utilizzare nel piazzare gli ancoraggi. Visto che la parete si era lasciata scalare senza bisogno di usare il trapano, cercheremo di salire tutta la via senza usarlo ad eccezione delle soste che non era proprio possibile allestire con protezioni veloci o chiodi vista la "qualità" della roccia.

Velocemente siamo di nuovo sulla cengia mediana, in salita abbiamo posizionato solo le soste circa dove le avevamo fatte la volta prima.

Dalla cengia cominciamo a salire la bella placca di roccia rossa rotta sopra di essa, dopo i primi facili metri comincio a vedere l’ultima protezione che ho messo allontanarsi inesorabilmente sotto i miei piedi. Mi dico che è arrivata l’ora di mettere qualcos’altro ma la parete rifiuta qualsiasi cosa: friend, nut e chiodi. Non vogliamo proprio usare il trapano! Faccio ancora qualche metro e finalmente in una posizione al quanto acrobatica riesco a mettere un bel chiodo. Continuo la scalata senza posizionare gran che, ma la sequenza di appigli è talmente logica che mi dimentico presto del fatto che alla fine sono entrati solo tre friend e un chiodino.

Arriviamo quindi a pochi metri dalla cima, ma la nostra corsa verticale si interrompe in una profonda nicchia che forma uno strapiombo di roccia al quanto discutibile. Risaliamo all’interno della nicchia e con un deciso passo di boulder con rimontata passiamo alla sinistra di essa e guadagniamo la cima sotto gli occhi vigili di una camoscio che ci guarda dalla cengia davanti noi.

Allestiamo la prima calata su una bella clessidra e un fix, e torniamo alla base della parete ripercorrendo la via appena salita. Un’ora dopo siamo già in compagnia di due "bionde" al bancone del bar.

Nei giorni successivi riparliamo della via salita e decidiamo che forse, vista la qualità non proprio eccezionale della roccia ed il suo genere di salita un po’ démodé, non sia il caso di renderla pubblica. Rimarrà li, testimonianza inutile del nostro inutile andare per rocce.

Dopo aver letto però il discorso di El Pepe sopra citato ho pensato: noi ci siamo divertiti a salire quella parete? Sì! E allora perché privare qualcun altro della stessa cosa? Siamo consci che probabilmente non diventerà mai una classica salita del lecchese per bellezza della linea e qualità della roccia. Ma visto che la vita è breve perché non godere di tutte le cose che ci rendono felici? Se anche a voi piace scalare, questa è una via per voi. Se vi piace fare vie lasciate pure perdere. Come dice un mio amico: "è una sciccheria" ma per esserlo non sempre deve essere una BELLA via.

Una nota: dove parlo di belle sequenze e belle sezioni di scalata, non aspettatevi una placca Verdoniana a gocce e buchi in stile Céüse. Aspettatevi una salita dal carattere "dolomitico" ovvero con costante attenzione alla bontà degli appigli tirati e degli appoggi caricati!

Per dovere di cronaca devo anche precisare che alla prima sosta guardando molto a destra continuando lungo la cengia abbiamo visto un chiodo molto vecchio al qualche non siamo riusciti ad attribuire alcuna via.

di Giacomo Regallo

SCHEDA: La felicità al potere, Lecco




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