L’aquila e la Marmotta alla Torre Nava della Cima Benon (Dolomiti di Brenta)

Approfittando di due giorni liberi durante l’estate, mi metto d’accordo con mio padre per andare a fare un’arrampicata in Dolomiti. È da circa cinque anni che non apriamo una via insieme; l’ultima è stata proprio in Val di Tovel, sulla Cima Omet, la Via in ricordo di Giuliano Stenghel.
La zona sopra il Lago di Tovel è contornata da bellissime pareti calcaree compatte, che offrono ancora tantissime possibilità di apertura. Mentre aprivo con Gianguido la via The Dreamers, mi è capitato spesso di osservare intorno pareti e guglie che potevano prestarsi per una nuova apertura, magari breve e un po' più semplice.
Se all’inizio vedevo mio padre teso e preoccupato dall’idea di aprire una nuova via, con il passare delle ore, avvicinandoci alle pareti e percorrendo quella bellissima mulattiera che poi si trasforma in sentiero che costeggia le pareti e sovrasta il lago di Tovel, il suo viso è diventato entusiasta e curioso. Abbiamo trent’anni di differenza e all’età di quasi 68 anni il suo entusiasmo non si è spento, anzi…
Ci avviciniamo alla Cima Tuena, dove avevo notato una possibile linea di salita, ma purtroppo la parete sembrava troppo strapiombante e lunga per fare al caso nostro. La nostra idea, infatti, era di aprire una via in giornata, breve e divertente.
Torniamo indietro verso la Malga Tuena e osserviamo un campanile che da un lato è erboso e poco significativo, ma dall’altro, nascosto dal suo insolito versante, appare imponente e caratteristico. Si intravedono fessure, diedri e un tetto che ne definiscono la struttura.
Vedo mio padre contento e l’idea di provare ad aprire qualcosa su questo pinnacolo sconosciuto sembra convincerlo. Il primo tiro decidiamo di affrontarlo in placca, affiancando una fessura nera. La roccia è bella, compatta ma leggermente strapiombante. Con un po’ di traversi e diagonali, il primo tiro si fa conquistare. Il secondo tiro scorre via liscio con tre chiodi; poi la parete sovrastante si fa strapiombante e all'estremità destra si staglia un enorme tetto. Decidiamo allora di salire fino al tetto-nicchia e poi uscire sull’estremità destra con l’ultimo tiro in uno strapiombo diedro, per poi traversare in diagonale verso sinistra fino in cima, in dirittura della sosta precedente. Facendo un ultimo tiro di II si abbiamo raggiunto la vetta, da lì siamo scesi a piedi per prati. Una volta a casa, ci informiamo su quella guglia che abbiamo scalato e scopriamo che non ha un nome. La cima principale si chiama Benon (2683 m), ma il pilastro di 2274 metri risultava senza nome.
Non ho avuto modo di conoscere bene Simone Navarini: solo qualche parola e conversazione qua e là quando ci vedevamo. Ho però avuto modo di avere una lunga conversazione il 17 maggio a Ravina, prima della riunione degli accademici. Mi ha raccontato delle sue avventure, io delle mie, e ci siamo lasciati con la promessa di andare presto a fare qualcosa insieme. Purtroppo non ce n'è mai stata l’occasione.
Al funerale ho avuto modo di conoscerlo un po’ di più. La festa organizzata in suo onore è stata intensa, si poteva sentire l’animo delle persone che gli sono state accanto che si univano per salutarlo e rendere la sua persona ancora presente. Io non sono stato nessuno nella sua vita, ma la passione per l’arrampicata ci accomuna. Ho pensato che una cima dal nome “Benon” gli sarebbe piaciuta e che un Torrione nascosto, con un’esposizione insolita per la zona, poteva fare al caso suo.
Durante l’apertura è successa una cosa curiosa e un pò insolita da osservare. Un’aquila con un rumore assordante è precipitata in direzione di una tana di marmotta e ha addentato la preda. La scena è stata cruda ma allo stesso tempo unica, da qui il nome della via. Non è lunga, non è così estrema e si adatta perfettamente a quelle giornate incerte in cui a metà mattina potrebbe arrivare un temporale. Alla fine del terzo tiro, 30 metri sotto la vetta, c’è un tetto - grotta in cui ci si può riparare e aspettare quanto volete, osservando tranquillo il temporale che si esaurisce all’orizzonte.