Campo Tures, Kammerlander parla del 'suo' K2

Il 31/07 conferenza stampa e festa a Campo Tures in Valle Aurina (BZ) per Hans Kammerlander di ritorno dalla salita del K2.




Campo Tures 31 luglio 2001.

C'’è aria di festa a Campo Tures in Valle Aurina, Alto Adige. E una splendida giornata di sole saluta Hans Kammerlander tornato solo da poche ore dal K2. Un paese che con Sindaco, Assessore alla Provincia, banda in costume saluta e festeggia un alpinista di ritorno da un ottomila è cosa sempre più rara. Non a Campo Tures, non se l’'alpinista è Hans Kammerlander uno dei più forti e conosciuti hymalaisti. Naturalmente ci sono anche i giornalisti, le televisioni, i suoi amici e compagni di tante scalate. Per tutti Hans racconta la sua prima volta in vetta alla ‘bella e difficile’ seconda montagna della terra, suo 13° ottomila (news PlanetMountain del 24 luglio).

E’ un Kammerlander in gran forma (fisicamente sembra proprio ‘tirato a pallino’), tranquillo e chiaro in quello che dice, sicuro. Non suona le fanfare, racconta semplicemente il suo K2 ed il suo stile di alpinista sulle più grandi montagne. E la sua grande esperienza sugli 8000 si sente proprio tutta. Non da quasi peso alla sua salita veloce e senza ossigeno (ché per lui è la norma), ma sembra voler sottolineare che si è portato tutto in spalla da solo (compresi gli sci) e che lui e Lafaille hanno lasciato la montagna com'era: hanno riportato giù tutto, e sul K2 non è rimasto proprio nulla del loro passaggio.

A chi gli domanda se chiuderà il cerchio con la salita del Manaslu, unica vetta dei 14 ottomila che ancora gli manca, risponde che no, non pensa di ritornare: “Lì ho perso i miei amici (Friedl Mutschlechner e Karl Groeßrubatscher n.d.r.) quell’esperienza mi ha segnato e me la porto ancora dentro. Non so proprio come reagirei a tornare su quella montagna”. Quello che sembra gli stia più a cuore (e un po’ gli brucia ancora) in questo momento è un po’ il pensiero della mancata discesa con gli sci dal K2.

Hans ama sciare, è per questo che ha disceso con gli sci il Nanga Parbat, il Broad Peak da 7000m, il Kanchenjunga da 7500m, e dalla cima il versante Nord dell’Everest (1a discesa). Ma erano condizioni veramente difficili e rischiose quelle del K2, oltre il limite, ed è convinto di aver fatto bene a rinunciare. Per Hans qualcuno riuscirà a fare quella discesa, certo avrà bisogna di fortuna e ‘forza’… ovviamente spera, e si augura, che il tutto si realizzi con una salita e discesa senza ossigeno…

E i prossimi progetti? Intanto c’è il pascolo del fratello da tagliare e per almeno tre settimane questa sarà la sua (dolce) occupazione e “svago”, poi c’è la sua scuola di alpinismo e le Dolomiti. Poi ci sono tante montagne sconosciute… Poi, diciamo noi, come tutti i ‘futuri’ i progetti e le voglie di un alpinista, come tutte le cose della vita, stanno sulle ‘ginocchia di Giove’, e non si sa…

Servus, Hans Kammerlander, grande alpinista e semplice figlio della montagna. Alla prossima!




L'Himalaya di Kammerlander
1983
Cho Oyu, 8202m - 1^ salita Parete Sud - Ovest con R. Messner
1984
Gasherbrum traversata - 1^ traversata di due 8000 - con R. Messner (Hidden Peak 8068m e Gasherbrum II 8035m)
1985
Dhaulagiri, 8172m - con R. Messner
Annapurna 8091m - con R. Messner - 1^ salita parete NO
1986
Makalu, 8481m -con R. Messner e F. Mutschlechne
Lhotse 8511m - con R. Messner
1990
Nanga Parbat, 8125m - 1^ discesa con gli sci
1993
Shivling (India), 6543 m - 1^ salita Pilastro Nord - con Christophe Hainz
Ama Dablam, 6812m (Sped. Alpinschule Südtirol)
1994
Broad Peak, 8048 m - discesa con gli sci da 7000m
1996
Shisha Pangma, 8012m
Everest 8848m - salita /discesa più veloce, in 17 h (partenza/ritorno Campo Base Avanzato, 6400m)
1998
Kanchenjunga 8586m - discesa con gli sci da 7500m
2001
K2 - Via Cesen parete sud

Hans Kammerlander
Malato di montagna
Casa Editrice Corbaccio

Scuola d'alpinismo
ALPINSCHULE SÜDTIROL
Via Jungmann, 8
I - 39032 Campo Tures
Tel. e Fax 0474 690012
kammerlander.com
info@kammerlander.com
Le fasi salienti della salita

Kammerlander e il K2

Tre i tentativi consecutivi: 1999, 2000, 2001 con un precedente mancato incontro con la montagna nel 1994 quando le autorità pakistane non permisero ad Hans, che aveva appena salito il Broad Peak, di proseguire per il K2. Nel 1999 il tentativo si arrestò, dopo aver percorso lo Sperone Abruzzi, a 8450 di quota: impossibile proseguire per la troppa neve. Nel 2000, dopo aver toccato quasi subito gli 8000 metri, Hans fa ritorno a casa reduce da 22 giorni continui di maltempo passati al Campo Base: le previsioni meteo non davano speranze. Invece, dopo il suo ritorno, sfruttando una imprevista ‘finestra’ di bel tempo salirono in vetta un team coreano, gli italiani Blanc e Camandona e il brasiliano Niclevicz.

Acclimatamento-tentativo all’Ogre
Prima di andare al K2, Hans insieme a Luis Brugger (guida alpina e compagno di scalate in Valle) ha effettuato un tentativo all’Ogre (7285m) in Pakistan. Parlare di semplice acclimatamento in questo caso sembra fuori luogo, in realtà sarebbe stato davvero un bel colpo visto che erano ben 24 anni che, dopo la prima salita di Chris Bonington e Doug Scott, questa difficile cima non veniva più salita. Ma forti nevicate in parete, con slavine e continuo brutto tempo hanno interrotto il tentativo a 6100m di quota, anche perché Brugger doveva rientrare a Campo Tures ed Hans aveva il K2 che lo attendeva…

Un ‘team’ particolare per il K2
Al CB del K2 Hans incontra il francese Jean-Christophe Lafaille, il tedesco Peter Guggemos ed un altro alpinista francese con cui dividerà il campo. E’ assolutamente una spedizione particolare, non è un vero e proprio team, ognuno ha i suoi obiettivi individuali: Hans vuole raggiungere la vetta e soprattutto fare la 1a discesa della montagna con gli sci, Jean-Cristophe punta a salire la via Cesen per poter osservare la parete Sud dove vuole tracciare una nuova via, il secondo francese e Peter Guggemos vogliono salire in vetta per la via Cesen. I 4 si conoscono nelle fasi di acclimatamento e preparazione e Lafaille e Kammerlander decidono di salire insieme per la via aperta sulla parete sud dallo sloveno Tomo Cesen (1986 - solitaria in 17 h). I due hanno avuto tempo di studiarsi (e stimarsi) reciprocamente. Ad Hans, il “veloce e sicuro”, Jean-Cristophe ricorda il fraterno amico Friedl Mutschlechner, morto nel tentativo al Manaslu del 1991.

Il tentativo decisivo
Arriva il momento clou: per il 18 luglio il servizio meteo di Innsbruk annuncia 3/4 giorni di bel tempo, poi non si sa. Hans e Jean-Cristophe decidono di partire l’indomani mattina 19 luglio.

La valanga
19/07 ore 5 circa. Un tuono squarcia l’aria: dalla parte superiore della montagna si è crolla un seracco che spazza la Sud lasciando solo una corazza di ghiaccio sulla parete. Per 10 minuti al Campo Base nevica… Hans e Jean-Cristophe non parlano, il loro pensiero va ai compagni partiti il giorno prima. Ma le tende del campo sono ancora lì, visibili con il binocolo… Si parte quindi, nonostante tutto, nonostante siano state perse, nel frattempo, 4 ore. Si parte sul pendio spazzato e sconvolto dalla valanga.

La vetta
Sabato mattina, dopo aver passato la notte di venerdì 19 al Campo 1 a 7100m, Hans e Jean-Cristophe si riuniscono a Peter Guggemos e al 4° compagno francese. Ora sono al campo 2 a 7900m. Insieme la mattina di domenica partono per l’ultimo balzo. E’ durissima: si sprofonda nella neve. A 8200m Guggemos e il secondo francese rinunciano. Kammerlander e Lafaille proseguono e a 8300m (punto di congiungimento della via Cesen con la via dello sperone Abruzzi) incrociano 6 alpinisti (gli spagnoli Carlos Pauner e Pepe Garcés, 2 coreani e due portatori pachistani tutti con ossigeno). Affrontano insieme il difficile ‘Collo di bottiglia’. Ad una media di 50m di dislivello all’ora, dopo 5 ore, alle 14,30 del 22 luglio raggiungono, stremati, la vetta.

La discesa con gli sci
Dopo le foto di rito, per Kammerlander è il momento di stringere gli attacchi degli sci. Dopo una salita così le gambe sono di ‘piombo’ ma è (anche) per questo che è salito, e inizia a scendere. Capisce subito che è difficile: la pendenza e sui 60° tanto che il fianco tocca la parete. E’ una situazione estrema, il rischio è veramente alto. La discesa continua così per 400 metri, intanto la luce radente del sole che comincia a scendere rende ancor più difficili le cose. Ed Hans decide di togliersi gli sci e proseguire per il Campo 2.

Ritorno al Campo Base
Dai 7900 m non resta che scendere al campo base. Hans ripensa ad un nuovo tentativo con gli sci ma lo fanno desistere sia il pensiero dell’alpinista coreano, volato in discesa dal Collo di bottiglia (ritroveranno il corpo più tardi a 7100m) sia le condizioni della parte bassa della parete spazzata dalla valanga.

Ultimo saluto stile K2
L’ultima parte della discesa è tutta fronte alla montagna. L’ultimo saluto del K2 ad Hans è di quelli che fanno riflettere: un sasso colpisce il bastoncino che ha in una mano e l’attrezzo gli viene strappato via e viene piegato dall’urto… Indubbiamente come dice Hans: “L’ultimo saluto del K2 non è stato molto amichevole. Se non stai attento questa montagna non ti da chanche”.
Per finire. Lafaille e Kammerlander hanno portato giù tutto il loro materiale dalla montagna: non hanno lasciato neanche ‘una scatola di fiammiferi’. Ben fatto!


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