La classica 'Velebitaški' su Anića Kuk a Paklenica (Croazia) illuminata per festeggiare il Club Alpino Velebit

La classica via di più tiri 'Velebitaški' (6a+, 350m) su Anića Kuk a Paklenica (Croazia) è stata illuminata il 15 giugno per festeggiare il 75° anniversario del Club Alpino Velebit. La famosa via era stata aperta nell'autunno del 1961 da Nedjeljko Jakić, Matija Mlinac e Davor Ribarov
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La classica via di più tiri 'Velebitaški' (6a+, 350m) su Anića Kuk a Paklenica (Croazia) illuminata il 15 giugno 2025 per celebrare il 75° anniversario del Club Alpino Velebit. La via è stata aperta nel 1961 da Nedjeljko Jakić, Matija Mlinac e Davor Ribarović
archive Velebit Mountaineering Club

Per celebrare il 75° anniversario della loro sezione alpinistica, i membri del Club Alpino Velebit (PDS Velebit) hanno organizzato una salita notturna nel più famoso sito di arrampicata della Croazia. Quello che ne è seguito è stato sia un tributo alla ricca storia del club, che uno spettacolo visivo mozzafiato che ha illuminato una delle pareti più leggendarie di Paklenica.

Il 15 giugno, l'imponente parete nord dell'Anića kuk nel Parco Nazionale di Paklenica si è trasformata in uno spettacolo luminoso. Nel silenzio della notte, trenta alpinisti del Club Alpinistico Velebit hanno illuminato la leggendaria via Velebitaški con le loro lampade frontali, creando una linea luminosa che si snodava per 350 metri lungo la erta parete di calcare.

La parete nord dell'Anića Kuk - luogo di pellegrinaggio per arrampicatori da tutto il mondo - ospita numerose vie classiche che hanno segnato la storia dell'alpinismo croato. Tra queste c'è la via Velebitaški, una linea storica aperta 64 anni fa da Nedjeljko Jakić, Matija Mlinac e Davor Ribarović. Intitolata al club che l'ha aperto, la via rimane ancora oggi un potente simbolo dello spirito Velebit.

Per celebrare il 75° anniversario della Sezione Alpinistica Velebit, le giovani generazioni hanno scelto di rendere omaggio in un modo mai visto prima in Croazia: illuminando appunto la via più famosa del loro club. In un complesso sforzo logistico, gli arrampicatori si sono posizionati lungo tutti e dieci i tiri, aspettando il calare della notte. Quando è sceso il buio, i frontali hanno illuminato la parete come un fiume di stelle inciso nella roccia.

L'idea è nata durante un normale incontro del club di martedì, da un'intuizione del membro Sandro Ristić. "Abbiamo sviluppato l'idea nell'arco di diverse settimane", spiega Ivan Prepolec, uno degli organizzatori. "Il 30 maggio abbiamo fatto una prova sui primi tre tiri per individuare le posizioni fotografiche e verificare la fattibilità del progetto. Quando abbiamo visto che poteva funzionare, l'entusiasmo è esploso. Abbiamo definito i dettagli e assegnato circa 25 arrampicatori del Velebit - più alcuni amici di altri club - a posizioni prestabilite lungo la via."

Fin dall'inizio sono stati coinvolti fotografi professionisti, molti dei quali membri del club, per documentare l'evento. Le postazioni fotografiche sono state scelte con cura sotto la grotta di Manita peć e nel bacino di Anića luka. Comunicazione e coordinamento sono stati fondamentali. Ogni team era dotato di ricetrasmittenti e due frontali a persona. Alcuni avrebbero fatto calate, altri sarebbero arrivati in vetta - tutti dovevano muoversi in sicurezza al buio. I meno esperti sono stati affiancati a veterani per gestire la salita notturna, e sono state installate corde fisse al mattino per facilitare la discesa nella sezione inferiore più complessa.

L'azione è iniziata presto il 14 giugno. Per evitare il caldo estivo, i primi team sono partiti prima di mezzogiorno, alcuni trovando anche cenge ombreggiate dove aspettare, passando il tempo a giocare a Uno. I piani finali sono stati definiti sorseggiando caffè e controllando l'attrezzatura alla vicina taverna di Dinko. L'eccitazione era palpabile.

L'avvicinamento breve ma sudato conduceva direttamente al noto primo tiro della parete - un solido banco di prova che da sempre serve come iniziazione per chi tenta la via. Grida e comunicazioni radio echeggiavano su e giù per la parete, mentre un drone volava sopra, catturando l'inusuale coreografia di arrampicata e fotografia.

"Poco prima delle 21 abbiamo iniziato a scattare", racconta Prepolec. "Tutti hanno ricevuto istruzioni simultanee via radio. Con il crepuscolo, i tempi di esposizione aumentavano e dovevamo rimanere completamente immobili mentre eravamo appesi alla parete - tutto mentre pipistrelli, uccelli e lucciole ci sfrecciavano accanto."

A quel punto, gli imbraghi avevano scavato solchi profondi e le scorte d'acqua erano esaurite da tempo - eppure tutti rimanevano calmi, concentrati e pazienti. Dopo quasi due ore di scatti, tutti gli arrampicatori sono scesi senza intoppi secondo il piano e si sono riuniti alla base, stanchi ma euforici. Risate e applausi hanno riempito l'aria notturna mentre si stappavano birre fredde, si condividevano le prime immagini e l'orgoglio irradiava dal gruppo.

Il momento che meglio ha catturato l'atmosfera è arrivato ore prima, ancora in alto sulla parete, quando gli arrampicatori hanno iniziato spontaneamente a cantare: "Velebit! Velebit! Velebit!"

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