Tra le cascate della Becca di Nona e Rovenod
Viaggiare è vivere: Alessandro Bianchi in "trasferta" con l'Alpine Ice Tour tra le cascate della Becca di Nona e le Placche ghiacciate di Rovenod, in Valsavarenche.
Gabriella (Gola di Chevreres - Valsavarenche)
Ricevere la telefonata di Elisabetta è stata una cosa grandiosa: occorreva organizzare una cordata di "liguri" e, per me, la richiesta di farne parte era motivo di orgoglio. Potevo scalare con un team veramente di prim'ordine. Detto fatto! Un po' di telefonate per vedere se altri liguri avevano voglia di masticare ghiaccio e, come di consueto (i soliti pacchi e scuse varie), partivo da solo alla volta di Pollein, il luogo di incontro.
Il giorno seguente, dopo democratica scelta, ci dirigiamo vers una splendida goulotte. Credevo trattarsi del Ritorno di Diabolik alla becca di Nona, ma poi scopro che si tratta di un'altra salita. Comunque, l'ambiente è davvero splendido, molto isolato anche se vicino, con un panorama su Aosta da cartolina. Un nastro azzurro si parava di fronte a noi: quest'anno poi era la mia prima cascata e, come inizio, non è stato per niente male.
Partono Ruggero ed Elisabetta da primi di cordata... I miei pensieri, veramente, non sono in loco come sarebbe giusto che fossero, ma vanno indietro nel tempo, e precisamente di 365 giorni... stessa ora! All'uscita della fascia di roccia della "Via dei polacchi". I local la chiamerebbero "Sentinella di pietra" o "Sentinella bianca"... ma quante emozioni da alpinismo!
Mentre con enorme difficoltà cerco di non pensare al passato, Ezio mi chiede di andare avanti perché mi vuole fotografare! Non ci posso credere, sono esterrefatto! E il sogno dura fino alla fine della salita. All'uscita troviamo addirittura un falò... a rimarcare il fatto che io, Elisabetta e Gabriella siamo stati più lenti di Ezio e Rossano. Ma mi faccia il piacere! avrebbe detto il buon Totò.
Il giorno seguente, sempre dopo democratica votazione, siamo andati in Valsavaranche, questa volta con diversa strategia. Le cordate, quindi, per volontà del "capo" diventavano: Alessandro e Rossano, Cecco e Bisca; la direzione: la placche di Rovenaud. Il resto del mondo ad Antares.
La nostra cascata mi porta indietro nel tempo, al 1992, anno del mio battesimo su ghiaccio. Allora i miei compagni erano Francesco Rettani e l'allora giovanissimo Rampikino ma la cascata era la stessa che avevamo davanti adesso. Intanto, Rossano mi chiede cosa voglio fare... Allora la cascata era un muro di ghiaccio largo 80 metri. Adesso abbiamo davanti due esili colatine che si chiamano, inequivocabilmente, Rovenod di sinistra e di destra... Ma sì! la candela a sinistra è decisamente più invitante, anche se sopra, illuminate dal sole, ha delle spade di Damocle veramente poco invitanti...
I tiri scorrono via veloci. Anche se la cascata è più difficile di quella di ieri, il ghiaccio è decisamente più plastico... Rossano mi fa un servizio fotografico decisamente ricco, nella speranza che: "nella quantità qualcosa di buono può darsi che esca fuori"....
Vorrei concludere con parole non mie ma del grande Pablo Neruda: "Chi non viaggia è destinato ad asciugarsi a rinsecchire e a morire". Auguro a tutti i componenti del tour un Buon viaggio!.
Alessandro Bianchi
Vai alle cascate della Valsavarenche
Il giorno seguente, dopo democratica scelta, ci dirigiamo vers una splendida goulotte. Credevo trattarsi del Ritorno di Diabolik alla becca di Nona, ma poi scopro che si tratta di un'altra salita. Comunque, l'ambiente è davvero splendido, molto isolato anche se vicino, con un panorama su Aosta da cartolina. Un nastro azzurro si parava di fronte a noi: quest'anno poi era la mia prima cascata e, come inizio, non è stato per niente male.
Partono Ruggero ed Elisabetta da primi di cordata... I miei pensieri, veramente, non sono in loco come sarebbe giusto che fossero, ma vanno indietro nel tempo, e precisamente di 365 giorni... stessa ora! All'uscita della fascia di roccia della "Via dei polacchi". I local la chiamerebbero "Sentinella di pietra" o "Sentinella bianca"... ma quante emozioni da alpinismo!
Mentre con enorme difficoltà cerco di non pensare al passato, Ezio mi chiede di andare avanti perché mi vuole fotografare! Non ci posso credere, sono esterrefatto! E il sogno dura fino alla fine della salita. All'uscita troviamo addirittura un falò... a rimarcare il fatto che io, Elisabetta e Gabriella siamo stati più lenti di Ezio e Rossano. Ma mi faccia il piacere! avrebbe detto il buon Totò.
Il giorno seguente, sempre dopo democratica votazione, siamo andati in Valsavaranche, questa volta con diversa strategia. Le cordate, quindi, per volontà del "capo" diventavano: Alessandro e Rossano, Cecco e Bisca; la direzione: la placche di Rovenaud. Il resto del mondo ad Antares.
La nostra cascata mi porta indietro nel tempo, al 1992, anno del mio battesimo su ghiaccio. Allora i miei compagni erano Francesco Rettani e l'allora giovanissimo Rampikino ma la cascata era la stessa che avevamo davanti adesso. Intanto, Rossano mi chiede cosa voglio fare... Allora la cascata era un muro di ghiaccio largo 80 metri. Adesso abbiamo davanti due esili colatine che si chiamano, inequivocabilmente, Rovenod di sinistra e di destra... Ma sì! la candela a sinistra è decisamente più invitante, anche se sopra, illuminate dal sole, ha delle spade di Damocle veramente poco invitanti...
I tiri scorrono via veloci. Anche se la cascata è più difficile di quella di ieri, il ghiaccio è decisamente più plastico... Rossano mi fa un servizio fotografico decisamente ricco, nella speranza che: "nella quantità qualcosa di buono può darsi che esca fuori"....
Vorrei concludere con parole non mie ma del grande Pablo Neruda: "Chi non viaggia è destinato ad asciugarsi a rinsecchire e a morire". Auguro a tutti i componenti del tour un Buon viaggio!.
Alessandro Bianchi
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