1 / 1L'altro volto del pianeta... nel cuore delle Valli olimpiche
Alpine Ice Tour nelle Valli olimpiche, alla scoperta della tranquillità oltre la folla: "Valle Argentera… il silenzio! Ecco una nostra valle quasi conquistata dai francesi negli anni bui dell'alpinismo torinese: passato Gian Carlo Grassi, finita la festa…”.
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 Alpine Ice Tour nelle Valli olimpiche, alla scoperta della tranquillità oltre la folla: "Valle Argentera… il silenzio! Ecco una nostra valle quasi conquistata dai francesi negli anni bui dell'alpinismo torinese: passato Gian Carlo Grassi, finita la festa…”. 16/02/2006 E tocca a me… Quando a dicembre mi arrivò la proposta di Ezio di far parte dell'Alpine Ice Tour, mi sentii lusingato ma anche preoccupato. Arrivati a febbraio pensavo si fosse dimenticato di me, anzi, quasi ci speravo. Ma ecco che domenica ricevo la sua telefonata che mi riporta alla realtà. Ho dovuto subito pensare da dove cominciare il giro dei miei luoghi e, dal momento che Torino grida a gran voce “Olimpiadi!!”, cosa c'è di meglio dell'alta Val di Susa per immergersi nello spirito che caratterizza questi giorni. Eccoci a Cesana: enormi pullman, esercito, carabinieri, squadre sportive, insomma un gran casino! Subito ci scontriamo con la pachidermica organizzazione olimpica che ci dà un “altolà!”. Mi sarebbe piaciuto che tutti potessero vedere la faccia dell'omino della sicurezza al quale cercavo di spiegare cosa fosse l'Alpine Ice Tour. Lui, probabilmente, non sapeva neppure cosa fosse una cascata! Alla fine, persi in un ufficio, facciamo i simpatici con un'impiegata veramente carina e, grazie alla nostra faccia da culo, otteniamo il pass… Valle Argentera… il silenzio! Ecco una nostra valle quasi conquistata dai francesi negli anni bui dell'alpinismo torinese: passato Gian Carlo Grassi, finita la festa… Si è dovuto aspettare che fossero dei “brianconnesi” ad aprire le poche linee tralasciate dal “fenomeno”. Oggi siamo catapultati in una valle dimenticata dall'uomo e fa effetto il rombo dell'L200 che arranca nella neve che, poca com'è, ci permette di parcheggiare quasi sotto la cascata. Mi sento quasi blasfemo ad attaccare di pomeriggio un mito del cascatismo torinese; leggendo le cronache di Grassi “L'Altro Volto del Pianeta“ fa paura. Dopo un breve piano d'azione per ottenere le migliori immagini fotografiche possibili, attacco la conoide e, sotto l'obbiettivo del Marlier, comincio a pensare a come fare dei bei triangoli. Incredibile: mi sento un bambino ad un esame, ma Ezio emana un'energia positiva che riesce a tranquillizzarmi e così comincio a scalare come d'abitudine, divertendomi! E' la prima volta che salgo questa cascata nella condizione simile a quella che trovarono i primi salitori: un bel tubo di cavolfiori che finisce contro la roccia dalla quale pende una grande frangia. Certo che però con gli attrezzi di oggi non fa più paura ed in breve non solo la saliamo, ma compiamo anche tutti i nostri “doveri”. Con un Jean gioioso più che mai compiamo la spettacolare doppia che ci riporta alla base,ma aimè anche al mondo reale, quello del caos olimpico che sulla strada del ritorno ci infligge una sonora bastonata economica in un bar per turisti. Ora davanti al mio computer rivivo le emozioni di una giornata caratterizzata da una serenità che non mi aspettavo e sorrido al ricordo dell'agitazione che ieri mi procurava. di Adriano Trombetta
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