La montagna e la città... ripensando Montagna di Babele a Padova

A Padova il 7 e l’8 dicembre è andata in scena la prima edizione della Montagna di Babele. Highline con Armin Holzer e Ale D’Emilia, lo spettacolo "Un modo di essere, parole di e su Walter Bonatti" con Vasco Mirandola e la Piccola Bottega Baltazar, trekking urbano, cinema ed esibizioni. Il report di Eleonora Bujatti.
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Highline a Padova con Armin Holzer e Ale D’Emilia durante la prima edizione di Montagna di Babele
Giovanni Danieli Photography
C’erano una volta la montagna e la città. La montagna fatta di roccia, di piante, di acqua e di vento, insomma, di tutti gli ingredienti della Natura. E la città, che ha preso forma grazie agli uomini, i quali alla Natura si sono opposti per imporre se stessi. Quindi, all’esito di secoli di cosiddetta civiltà, c’erano una volta la montagna e la città come ci sono il bianco e il nero, la notte e il giorno, o il falco e il lupo di Ladyhawke, per gli amanti del fantasy, che non si possono incontrare mai.

Invece. Invece come in tutte le belle favole l’imprevedibile diventa realtà, e, alla fine, la montagna e la città si sposeranno e vivranno felici e contente.

Il deus ex machina di questa svolta si chiama PlanetMountain.com, che, con l’agenzia 3Parentesi, ha provato a trasferire in città il sapore della montagna, decontestualizzando e portando "fuori luogo" quelle emozioni che chi vive le vette conosce molto bene. Perché la montagna è anche uno spazio del pensiero, un luogo della mente e dello spirito, un modo di vivere, di lottare, di emozionarsi.

Si chiama "Montagna di Babele" il figlio di questo inedito connubio, un festival andato in scena lo scorso fine settimana a Padova (non per niente città natale anche di PlanetMountain, nonostante sia più nota la sua web-apolidia) ricco di spettacoli, incontri, esibizioni, trekking, letture, occasioni per pensare la montagna e farci venire anche un po’ di voglia di vivere quella vita lì.

"Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato", scriveva Italo Calvino nelle sue Città invisibili. La Montagna di Babele ha provato a convincere gli abitanti della città ad alzare gli occhi al cielo: su una slackline (o un più prosaico filo, per i cittadini) camminavano due atleti (guarda, i funamboli!) con il sorriso di chi sta facendo la cosa giusta, e tra tutti i nasi in su qualcuno deve essersi accorto che la sua città, vista così, era una cosa nuova e forse se non avesse avuto i piedi per terra non l’avrebbe nemmeno riconosciuta.

La sera, poi, il festival padovano ci ha portati proprio dentro al cuore della montagna, intesa come modo di essere. E "Un modo di essere" era il titolo dello spettacolo di Vasco Mirandola e della Piccola Bottega Baltazar, dedicato a Walter Bonatti e costruito sulle sue parole e le sue esperienze. Abbiamo ripercorso, e qualcuno ha conosciuto per la prima volta, le sue avventure sul K2 e sul Cervino. Ci siamo sentiti tutti un po’ Giorgio Bocca quando chiamava il grande alpinista "masochista celeste": lui che, ostentando la sua faccia bruciata dal sole e dal vento, ricordava a noi amanti del caldo d’inverno e del freddo d’estate che viviamo poco più che da impagliati. E abbiamo sentito un brivido quando abbiamo ascoltato le parole di Bonatti sulla montagna, che gli ha insegnato a non barare mai e a essere onesto con se stesso. "Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano", diceva. "Se io dunque traspongo questi princìpi nel mondo degli uomini, mi troverò immediatamente considerato un fesso e comunque verrò punito, perché non ho dato gomitate ma le ho soltanto ricevute. È davvero difficile conciliare queste diversità. Da qui l'importanza di fortificare l'animo, di scegliere che cosa si vuole essere. E, una volta scelta una direzione, di essere talmente forti da non soccombere alla tentazione di imboccare l'altra. Naturalmente il prezzo da pagare per rimanere fedele a questo ‘ordine’ che ci si è dati è altissimo. Per quanto mi riguarda, il patrimonio spirituale che ne ho ricavato è proporzionale". E così, dopo la potente interpretazione finale de "L’albero e io" di Guccini da parte della Piccola Bottega Baltazar ci siamo alzati, abbiamo indossato i nostri cappotti e, per una volta, siamo usciti dal teatro con la sensazione che il freddo pungente di quella sera non fosse una iattura, ma fosse invece un piccolo, benedetto soffio di quella Montagna.

di Eleonora Bujatti, 3Parentesi


Si ringraziano

Sponsor: 
Sportler
Wild Climb
Il Risuolatore
MPX Multisala Pio X 
Idea Montagna

Con il patroncinio e la collaborazione di:

Comune di Padova 

INFO: www.montagnadibabele.it





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