Alpine Marathon a Svetogorsk in Russia

Il racconto di Diego Pezzoli sull' Alpine Marathon, la particolare gara di arrampicata in artificiale svoltasi dal 14-16 giugno a Svetogorsk in Russia.
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Alpine Marathon svoltasi dal 14-16 giugno a Svetogorsk in Russia.
Kirill Ivanov
L'Alpine Marathon (AM) è una competizione nata grazie ad un'idea di Andrey Varvarkin con l'aiuto di Sergey Belyaev, Alexander Ivanov e Maxim Torganov nel 2009. Essi decisero di organizzare una competizione che interessasse forti alpinisti e arrampicatori da San Pietroburgo e Mosca. Hanno creato una formula particolare, e l'attenzione maggiore è stata data agli elementi tecnici applicabili alle grandi pareti e l'obiettivo principale dell' AM è la preparazione per le vie tecniche.

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L'aereo atterra in Lappeenranta il 12 giugno alle ore 11.30. Ad aspettare fuori dall'aeroporto, me e Roberto "Gara" (compagno di viaggio che mi condurrà attraverso i luoghi della perdizione in S.Pietroburgo), ci sono Maxim e Roman. Tre ore di macchina ci permetteranno di fare conoscenza con loro e subito ci troviamo a nostro agio, l'unico mio vincolo è la lingua. Non avendo mai studiato inglese ho un po' di difficoltà nel farmi capire :)

Eccoci quindi a S. Pietroburgo. Ho solo un paio di giorni per ambientarmi e lasciarmi guidare dal Gara in questa splendida città. Sua complice è la luce del giorno che si protrae fino alle piccole ore dando la sensazione di non dovere mai andare a dormire. Visitiamo il necessario e ammiriamo le bellezze della città di Pietro il grande restandone ammaliati. Molti short drink e molte ininterrotte ore di ballo dopo mi ritrovo a dover ripartire per Svetogorsk, una "giungla" nella Carelia settentrionale ai confini con la Finlandia, sulle rocce denominate "Сторожевой". Abbandono il Gara a se stesso per tre giorni sperando che la città non lo inghiotta e ne risputi solo le ossa!

E' venerdì, faccio conoscenza con altre fantastiche persone come Alexey e Yura e do una mano all'organizzazione per fissare i banner dei molti sponsor. La giornata passa velocemente e non vedo l'ora di sdraiarmi in tenda infatti sono le 19.00 e sto già dormendo. A fare da sottofondo al mio riposo sono il tintinnio, le martellate e le voci dei partecipanti alla gara che nel frattempo, nel pieno della notte, era cominciata alla grande. Da questo momento fino alle 17.00 di domenica si contenderanno la vittoria molte coppie di climber tra i quali sono presenti alpinisti di fama internazionale e che ovviamente si distingueranno posizionandosi ai primi posti.

Mi risveglio di buon umore e voglioso di respirare il clima di passione che lega noi tutti riuniti in questa manifestazione. Dopo una colazione a base di Russian Coffee e deliziosi dolcetti al cacao (ne avrò mangiati una decina) cercherò di capire le regole e come si svolga una gara di artificiale unica nel suo genere. Mi avvicino al terreno di gioco con fare timido, osservo le vie e i climber che le salgono, cerco di studiare il loro modo di arrampicare e capire se si avvicina al mio. Mi accorgo fin da subito che lo strumento maggiormente usato dai russi è il fi-fi rock, una simil-picozza che usano con disinvoltura agganciandola ad ogni fessurina ma che usano anche come grosso Sky Hook.

La gara consiste nel dover arrampicare sei vie di diversa lunghezza e stile di arrampicata. La squadra cerca di risalire dal più basso dispositivo di ancoraggio preposizionato all'ultimo, nel più breve tempo possibile. Il capo di cordata deve obbligatoriamente posizionare una protezione propria tra uno spit di sicurezza, con rinvii pre-collocati, e l'altro. Allo spit di sicurezza è fissata una fettuccia con a metà un'asola a strappo che rappresenta, in caso di caduta del climber, le "vite" disponibili che in totale sono due. I suddetti punti di protezione non possono essere usati in nessun modo come prese per alzarsi. Anche il secondo di cordata deve essere veloce a risalire con le jumar e togliere ogni protezione fissata dal compagno. A ravvivare la gara è il trasporto di un peso (due tronchi di albero), che per quest'anno mi hanno risparmiato ma che l'anno prossimo non rifiuterò di usare, ​che rendono più faticosa la risalita del secondo di cordata. Qualsiasi inosservanza delle regole viene segnalata e trasformata in penalità temporale.

Ok, più o meno ho capito le regole ma è sabato e io gareggio il giorno dopo alle ore 6.00! A metà pomeriggio arriva dunque il momento di conoscere il mio partner di scalata: Kirill "Kira" Ivanov. Ci presentiamo e sento da subito un feeling che circola tra di noi, Kira è una persona pacata che trasmette pace e sicurezza, caratteristica fondamentale per un compagno. Sono le 19.30 e decidiamo di fare un giro ad una trentina di km di distanza perché vuole mostrarmi un'altra parete dove si scala e una serie di laghi di isolata bellezza. Ci avviamo così in macchina, una Fiat Punto, e percorriamo i pochi chilometri di strada per lo più sterrata e piena di buche ad una velocità smodata, sia chiaro, non che la Punto permetta di emulare Colin Mcrae.

Il posto è come mi diceva Kira e la sensazione di tranquillità si percepisce in ogni oggetto circostante. Lui non resiste e come un Hindu nel Gange si tuffa nel lago e prende parte a questa armonia, io resisto, non ho molta affinità con l'acqua. Rimessi i vestiti ci rinoltriamo nella boscaglia e ci dirigiamo in un altro lago distante una mezz'oretta a piedi, qui incontriamo una combriccola di suoi amici riuniti attorno al fuoco sulla riva del lago. Ad accoglierci un buffo cane di nome "siupa", o almeno è la trascrizione letterale di quello che sono riuscito a capire dal russo, che saltellando da radice in radice abbaia animatamente segnalando gli intrusi. Sul fuoco la pentola dell'acqua bolle e ribolle.  Se vi chiedete quale sia la bevanda più bevuta in Russia, ahimè, non è la vodka ma il the...in ogni momento della giornata, a colazione, a pranzo, a merenda e a cena il the non manca mai sulle loro tavole! Ed è cosi che una colma tazza finisce al'istante tra le mie mani. 

Kira e i suoi amici conversano vivacemente ed io mi ritrovo avvolto dai fumi del fuoco, che il vento spinge verso di me, con effetto catartico.   Ci offrono anche una gustosissima zuppa di pasta e carne, anch'essa pietanza tradizionale, che si differenzia però dalla tipica borsch a base di barbabietola. Ad un tratto un sound famigliare mi riporta all'Italia, uno strumento pressoché uguale allo scacciapensieri siciliano che gli amici russi suonano con naturalezza, mi cimenterò anche io ma con scarsi risultati. Intonano cosi, per una buona mezz'oretta, una melodia ipnotica accompagnati da un terzo che suona un altro strumento di terracotta tipo ocarina. "It's time to go", mi ripete Kira.  Salutiamo tutti e ci dirigiamo a passo svelto verso la macchina, procediamo così a ritroso verso il nostro campo base, un alce ci attraverserà anche la strada, giungendovi intorno alle 00.30.  Ci rimandiamo all'indomani fissando la sveglia alle 4.50, poche ore di sonno ci separano dall'inizio della gara.

"Diego, wake up!", non mi sembra nemmeno di aver dormito ma in qualche modo devo mascherare il sonno e uscire dalla tenda. La rituale colazione con caffè e dolci al cioccolato mi fa riprendere l'uso del corpo e della ragione, siamo pronti e indossiamo ogni qualsivoglia aggeggio utile alla salita delle vie. Fondamentali per le salite in artificiale sono le staffe. Vorrei aprire una piccola parentesi relativa ad esse, in quanto differiscono completamente dalle nostre standard a scaletta che ormai ho riposto nel fondo dell'armadio.  Le Russian Aider, così chiamate, sono delle fettucce di due lunghezze diverse con posizionati su di essi degli anelli, quattro o cinque, che servono per essere agganciati da un "cliff" posizionato su ogni ginocchio.  Bene, dopo avere ricoperto il corpo di ferraglia ci posizioniamo sotto la prima via che tocca al forte Kirill.

Alexey, arbitro di gara, ci annuncia che mancano cinque minuti alla partenza prevista per le ore 6.00.  Restiamo appesi al primo step di partenza consapevoli che da questo momento alla fine toccheremo terra solo per uno spostamento tra la quarta e la quinta via di salita. "Go, go, go" ribadisce Alexey. Kira parte a razzo ed io lo assicuro seduto al seggiolino in legno che ci porteremo dietro garantendoci un minimo di comodità. Egli supera la prima parte, che risulta abbastanza semplice, e si diverte laddove diventa obbligatorio l'uso del fi-fi rock vincendo la sezione più impegnativa e raggiungendo così la prima sosta. 
Nel frattempo io avevo già predisposto le jumar sulla corda di risalita e indossato lo zaino con il materiale in eccesso, non posso essere da meno e corro letteralmente verso l'alto sganciando ogni protezione lasciata dal compagno, ricordando a me stesso che il tempo è fondamentale. Rimontiamo sopra la sosta agganciati a delle corde fisse preposizionate e allestiamo la calata al secondo step. E' il mio turno!  Ci passiamo tra di noi la pettorina porta materiali e ci cambiamo le corde di assicurazione, mi aspetta un tiro facile che mi aiuterà a prendere confidenza con le regole e tecniche di salita. Dopo un traverso in libera e una piccola rimonta sfodero anche io, per essere più veloce e per sentirmi un poco russo, i fi-fi rock, prima volta che li uso e devo dire che è come fare dry tooling ma omettendo la fatica. Essi mi permettono, di agganciare agilmente la piccola fessura e guadagnare metri, arrivando in breve tempo alla cima. Non attendo molto che Kira è già in sosta e procediamo al terzo step.  Qui trovo a fare da giudice Yura in compagnia di una bottiglia di liquore finlandese alle bacche, sono curioso di provarlo e gli chiedo un sorso, la disidratazione non aiuta e abuso di esso, tanto che mentre faccio sicura al mio compagno sono costretto a sedermi per i capogiri.  Non mi rendo neanche conto che è arrivato in sosta e devo issarmi sulle corde, mi preparo, salgo, raggiungo il traverso, e con una tecnica ormai collaudata passo veloce da una protezione all'altra, Yura da sotto mi dice "a great technique".

E anche la terza via è salita, altro percorso seguendo le fisse. Dall'alto della parete si ha una vista eccezionale sulla pianura circostante ma avrò tempo, dopo la gara, di risalire con calma ad ammirarla. In fretta ci caliamo al prossimo step sempre restando appesi. Cambio della guardia e a me tocca una bellissima fessurina dove non farò nessuna fatica in quanto mi servirò di soli friend per superarla, pochi minuti dopo ritrovo Kirill al mio fianco, ci ricaliamo e stavolta mettiamo i piedi a terra. Il tempo di avvolgere le corde, indossare le scarpe, bere un bel bicchiere di the e ci portiamo sotto la quinta via, la lunghezza più bella secondo me.  Presenta la parte centrale dove bisogna usare degli anchor hooks, ovvero dei chiodi sottili per fessura e spingersi poi alla fessura accanto che invece ammette friend, essa non richiede molta fatica al mio compagno che se la cava egregiamente e mi chiama all'appello.  

Stavolta, essendo la parete in parte strapiombante, faccio un po' di fatica a togliere il materiale in traverso, garantendo così a tutti i presenti uno spettacolo degno della miglior rappresentazione del circo Orfei; molte acrobazie ed evoluzioni dopo mi ritrovo a calarmi per raggiungere il nuovo ed ultimo step attraverso una fune tesa in obliquo che risalgo come una scimmia.  Eccoci all'ultima decisiva via, una sezione su sky hooks e anchor hooks. Sorge però un piccolo problema, nella fretta con cui ci siamo vestiti la mattina abbiamo dimenticato gli sky hooks, per Kira non sembra un grosso problema e lo lascio salire utilizzando come rimpiazzo i fi-fi rock! Non ho confidenza con essi e non voglio fare figuracce, peccato perché mi piace anche usare gli sky hooks.  Dal basso Andrey, l'organizzatore principale, si lamenta della nostra dimenticanza ma allo stesso tempo è emozionato vedendolo salire in quel modo, con quegli arnesi.  Impiega più tempo del dovuto ma non sbaglia nulla e raggiunge la sosta finale, io ho a disposizione poco tempo per salire, vado più veloce che posso senza togliere le protezioni che saranno conteggiate come penalità ma il tempo scade a diverse protezioni dalla sosta. La nostra gara può dichiararsi finita.

Ci caliamo finalmente a terra e ci complimentiamo a vicenda, ci siamo proprio divertiti e abbiamo dato il meglio, ci piazzeremo poi sesti su trentotto coppie. Per tutta la giornata sono rimasto a guardare e fotografare gli altri climber per cercare di carpire eventuali segreti a me nascosti. E' stata proprio una bella manifestazione, lo si vede anche nell'affiatamento e incitamento che non smettono di fare chi ha comunque finito la gara, compresi gli alpinisti "di livello" che restano a sostegno degli altri. Ho omesso fino ad ora l'ostacolo più duro della scalata: le zanzare! Nuvole di insetti avvolgevano le nostre persone prelevando quantità enormi di sangue e lasciandoci come regalo continui ed inevitabili pruriti. I tre giorni di full immersion nella giungla russa sono giunti al termine, al posto del rullo dei tamburi un temporale e una copiosa pioggia al suo seguito ci accompagnano nel primo tratto di ritorno a San Pietroburgo.  

Ricomincio a pensare che fine abbia fatto il Gara ed inizio a fantasticare immaginandolo con un tatuaggio sul viso o qualcosa del genere tipo il film "Una notte da Leoni", lo ritrovo invece in ottima forma tanto da uscire la notte stessa e festeggiare a dovere fino al mattino. Anche i restanti due giorni trascorrono alla grande e velocemente che siamo già sull'aereo di ritorno, non posso però dimenticare l'accoglienza ricevuta da tutti gli amici e mi prometto di fare il possibile, l'anno prossimo, per ritornare a trovarli e rinnovare il rapporto.

Grazie a tutti, in special modo a Maxim Torganov (Krukonogi.com), Andrey Varvarkin (Krukonogi.com), Kirill Ivanov, Anna Nikitina, Jura Pavlov, Aleksej Kiselev e Roman Semenov.

Organizzatore e sponsor www.krukonogi.com
Risultati Alpine Marathon 2013 www.risk.ru/users/torganov/198811/
Report russo della Manifestazione www.risk.ru/users/torganov/198941/




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