Sasso Cavallo, nuova via per Matteo Della Bordella e Eugenio Pesci

Matteo Della Bordella racconta l'apertura e la prima libera di IF (300m, 8a max, 7b+ obblig), una nuova via di arrampicata sulla parete sud del Sasso Cavallo (Gruppo delle Grigne), effettuata insieme ad Eugenio Pesci.
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Matteo Della Bordella e Eugenio Pesci durante la prima salita di If, Monte Cavallo
Fabio Palma
Riassumere in poche righe la storia di una parete come la Sud del Sasso Cavallo è un compito assai difficile, ma è doveroso fare questa premessa per far capire quanto questa parete sia stata e sia tutt’ora importante per tutto l’alpinismo Lecchese e non solo. La prima via, aperta sulla parete Sud del Cavallo fu la Carugati, aperta nel 1910; itinerario che in passato era considerato la "normale" al Cavallo e che al giorno d’oggi risulta praticamente dimenticato.

Nel 1933 fu Riccardo Cassin a tracciare una nuova via sulla parete Sud, insieme a Gino Esposito, e successivamente nel 1938 Nino Oppio e Oreste Dell’Era in 4 giorni di arrampicata, superarono la parete Sud proprio al centro, con una linea diretta e per l’epoca "futuristica" per esposizione e difficoltà, che rimase per lunghi anni tra le vie più difficili di tutto l’arco alpino.

Negli anni ’70 poi arrivò una nuova generazione di arrampicatori ed alpinisti, composta principalmente da Giuseppe Alippi "Det" e Benigno Balatti, i quali aprirono vie ardite in artificiale e libera; ancora oggi molto temute come la Via del Det (1974) e la Via della luna (1982). Accanto a loro pochi anni più tardi furono tracciate ad opera principalmente di Marino Marzorati, Norberto Riva (che, insieme ad altri compagni, sono gli apritori più "prolifici" del Cavallo) numerose altre via come Cavallo pazzo (abbastanza ripetuta e molto apprezzata) e L’altra faccia della luna, entrambe del 1987. Tutte vie aperte con un mix di libera ed artificiale, praticamente utilizzando solo chiodi tradizionali.

All’inizio degli anni ’90 poi l’arrampicata libera arrivò anche su questa parete. La celebre 10 piani di morbidezza (Riva, Tantardini, Villotta, 1991) fu la prima via aperta in ottica "moderna", ovvero con spit a distanza regolare, ricercando le placche e la bella roccia al fine di permettere l’arrampicata libera. Nello stesso stile venne aperta anche Ibis, ad opera di Manlio Motto, Mario Giacherio e Gianni Predan, nel 1993.

Negli anni a venire la sfida per la nuova generazione di scalatori è stata quella di salire gli itinerari già aperti in completa arrampicata libera. Tra le tante salite degne di nota mi vengono in mente la prima libera di Ibis, ad opera di Adriano Selva e la prima libera della Via del Det ad opera di Luca Passini e Matteo Piccardi, due tra le vie più difficili del Cavallo.

Un altro personaggio che pur non avendo aperto vie nuove, ha legato il suo nome in modo indissolubile a questa parete è il grande Marco Anghileri, autore di tante prime solitarie, a volte anche in inverno (Via degli amici, Via Oppio, Via del Det) e di svariati concatenamenti con vie sul Cavallo (le 3 vie del Det, le 6 Cassin). Marco era di casa al Cavallo e certe sue ripetizioni in velocità hanno lasciato e lasciano sbalorditi un po’ tutti.

Intanto negli anni 2000 altre nuove vie si sono aggiunte sulla Sud del Sasso Cavallo come la via Ludo Mentis o Febbre da cavallo. Sperando di non aver fatto torto a nessuno in questo riassunto, e se l’ho fatto mi scuso, (alcune vie non sono state citate solamente per esigenze di spazio), possiamo ora iniziare a raccontare la storia della via aperta da me ed Eugenio Pesci, che abbiamo battezzato IF, che come dice Eugenio ognuno è libero di applicare all’arrampicata a suo modo.

La storia di questa via inizia nel settembre 2013, quando Eugenio Pesci, grande conoscitore delle Grigne e persona di cui avevo sentito parlare diverse volte, ma incontrata l’estate precedente in una sola occasione, mi propone di aprire insieme una via al Sasso Cavallo. Mi dice di aver in mente una linea, tra la via Oppio la via Della luna. Una porzione di parete ancora vergine, con uno strapiombo all’inizio che sbarrava la strada per le fantastiche placche sovrastanti.

E’ stata quindi di Eugenio l’idea, l’intuizione della linea, l’ispirazione. Si può quasi dire che all’inizio di questa storia lui sia stato la mente e io l’(avam)braccio. Io ero stato al Sasso Cavallo solo una manciata di volte in precedenza, ma ben ricordavo l’alta qualità della roccia, a mio avviso, senza dubbio, la migliore di tutte le Grigne.

Da parte mia, volevo aprire una bella via, dare il meglio di me, fare qualcosa di nuovo e significativo su una parete così importante. Avevo davanti un’occasione unica ed allettante e ci tenevo a fare bene, ci tenevo a creare qualcosa che potesse restare negli anni, qualcosa che rappresentasse un certo tipo di "evoluzione" nell’andare in montagna ed aprire vie, legato alla mia generazione, al mio stile di andare in montagna ed a me stesso.

Il mio obiettivo, la mia visione, il mio sogno era portare lo stile con cui avevo aperto in Wenden sulle pareti "di casa": arrampicata libera e difficoltà obbligatorie su calcare compatto ed aderente. Questo stile non è necessariamente migliore di altri (anzi…), ma è semplicemente lo stile che negli anni ho fatto mio (pur non avendo inventato nulla di nuovo, ma aver solo preso spunto da altri). Facile a dirsi, ma quando ti trovi sotto con un trapano in mano, le domande e i dubbi nella testa sono sempre tanti.

Era ormai da qualche anno che avevo "appeso il trapano" al chiodo per dedicarmi maggiormente alle spedizioni extraeuropee o all’arrampicata in fessura e su big wall, ma l’occasione era troppo invitante ed avevo una gran voglia di tornare. Volevo tornare a vivere quegli intensi momenti in apertura quando non sai mai come sarà il prossimo buchetto, quando lo spit è giù lontano e il cliff per fermarti a trapanare non sai se tiene. Volevo tornare ad aprire come in Wenden o in Sardegna; e questa volta avevo l’occasione di farlo su quella che secondo me è la più bella parete delle Grigne.

L’apertura della via è durata 5 giornate ed è stata condotta con il "solito" stile: dal basso, arrampicando in libera fin dove si riesce, per poi fermarsi sui cliff (o in altri modi) per piazzare uno spit. Abbiamo aperto mediamente un tiro e mezzo o due al giorno e in parete c’è stato un ottimo feeling tra me ed Eugenio; ci vuole un po’ di pazienza e determinazione quando si va ad aprire una via del genere: in apertura la soluzione di certi passaggi a volte non è proprio evidente e richiede un po’ di convinzione.

Nella primavera del 2015 è arrivato il momento di tentare la salita in libera della via. Bisogna dire che dopo le abbondanti piogge della primavera scorsa, quest’anno al contrario il mese di aprile è stato particolarmente secco ed ha offerto condizioni ottimali per arrampicare: temperature perfette e parete completamente asciutta, non un buco o una chiazza di bagnato.

Le prime due uscite abbiamo "ripassato" i movimenti dei diversi tiri e soprattutto tolto tutte le corde fisse utilizzate in fase di apertura, quindi il 15 aprile è arrivato il grande giorno della salita in libera, dove tutto è filato abbastanza liscio e ci siamo goduti questi 400 metri fantastici di arrampicata.

Mi auguro che questa via sia in grado di dare ai ripetitori le stesse emozioni e le stesse sensazioni che ha dato a me e ad Eugenio e che possa diventare un banco di prova per le nuove generazioni dei giovani alpinisti lombardi e dei giovani Ragni di Lecco così come in epoche passate lo sono state altre vie per gli scalatori della loro epoca.

Matteo Della Bordella – Ragni di Lecco, C.A.A.I.


SCHEDA: IF, Sasso Cavallo


Note:
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