Re Leone, la nuova falesia a Timau in Carnia

Era il 2019 quando per la prima volta misi piede nelle falesie del nord est in occasione del meeting Arrampicarnia. Assieme all’amico Riccardo Scarian fummo invitati come ospiti a presentare una serata. In quei giorni rimasi sorpreso di quanta roccia di grande qualità aveva da offrire il Friuli. Lontano dagli occhi della maggior parte dei climbers c’era ancora un luogo che mi poteva regalare ciò che davvero cercavo: avventura, scoperta e creatività.
Con il tempo ho messo le radici in questo angolo di mondo che oggi lo posso definire casa a tutti gli effetti. Nel 2020, mentre andavo in macchina in direzione del Passo Monte Croce Carnico, sopra l’abitato di Timau intravidi uno specchio di roccia gialla che catturò subito la mia attenzione. Sembrava proprio come fosse un leone, nel bel mezzo della notte. Quel giallo, quasi accecante, mi spinse pochi giorni dopo ad andare fin lassù a fare una ricognizione per vedere se potesse essere una bella falesia da attrezzare.
Arrivato alla base mi resi subito conto che c’era un gran lavoro da fare, un’enorme edera ricopriva l’intera parete e la mancanza di un sentiero d’accesso comodo, unita all’impossibilità di chiodare dall’alto, mi fecero desistere. Fu solamente nella primavera 2024 che, quasi per scherzo, chiesi all’amico Alessandro Balestra se avesse voluto unirsi in questa avventura. Rimasi sorpreso dall’entusiasmo di Ale che subito accettò di buon grado ad unirsi per fare squadra.
Sicuramente l’entusiasmo di Ale è stato essenziale per portare avanti i lavori, lo vedevo felice e super entusiasta per la roccia e l’ambiente che ci circondava e questo in qualche modo mi contagiò dandomi una bella motivazione a iniziare i lavori. Tolsi l’edera dalla parete e sotto una roccia più bella di quanto mi aspettassi. In due giorni chiodai dal basso il primo tiro, Il cerchio della vita, un 7b eccezionale. Pian piano la falesia iniziava a prendere forma e anche se ogni giorno passato lassù con Ale richiedeva fatica, veniva sempre ripagato da un bel tiro nuovo e da una birra fresca mentre si fantasticava al bar pensando al prossimo viaggio lassù.
La falesia era soleggiata, con una vista incantevole e noi, come due ragni, stavamo tessendo la nostra tela nel silenzio più completo, immaginando nuove linee e catturati dagli incredibili colori della sua roccia. I lavori finirono a ottobre 2024 e iniziò così il gioco della salita in libera delle vie.
La scalata si rivelò davvero entusiasmante, la roccia era tra le più belle della zona. A fine inverno finii di liberare tutte le vie, gli diedi un nome e Ale battezzò a sua volta le due linee che aveva chiodato lui. Il gioco purtroppo era finito troppo presto, ma è rimasto una parte di me lassù, dove il fruscio delle foglie ti avvolge mentre nel fondovalle le ombre si allungano spegnendo il luccichio del torrente But che, come un serpente d’argento, si ritira nella sua tana al calar del sole.
Questa falesia vuole essere una sorta di regalo ai tanti scalatori carnici che ho incontrato in questi anni e che mi hanno accolto e accompagnato nelle tante bellissime falesie del nord-est. Un grazie particolare ad Ale Balestra con il quale lassù ho passato un bellissimo inverno, alla ricerca di qualcosa che forse non c’è mai stato ma che alla fine ci ha regalato momenti di vita vera. Nasce così la falesia del Re Leone, dedicata a un bambino molto molto speciale di nome Stefano. Ma questa è ancora un’altra storia..
- Ale Zeni, Sutrio
N.B. L’utilizzo della falesia rimane sotto la completa responsabilità del climber!