Al Monte Pubel in Valsugana la Via 'Edera Comune'

Via Edera Comune, dove la C è maiuscola! Esistono molti tipi di edera. In tassonomia, la varietà "Comune" è la più diffusa e riconoscibile. "Comune" ha anche il significato di usuale, abituale, noto. Ma anche di comunitario, collettivo, così come deve essere l’arrampicata artificiale, da fare sempre almeno in due.
Nella splendida Parete dell’Edera del Monte Pubel, accanto alla celebre Via Tempio dell’Edera, si trova la via Edera Comune: una breve via di artificiale classica, chiodata dal basso, ideale come introduzione a questa disciplina spesso sottovalutata. Breve, non estrema, ben protetta. Niente sorprese, massima sicurezza: ecco perché "Comune".
Eppure, gli artificialisti lo sanno: quando si inizia una via in artificiale, si entra in un universo parallelo, quello della verticalità strapiombante. Si staccano i piedi da terra e, a differenza dell’arrampicata sportiva – dove la roccia è un alleato – qui la parete spesso ti sfugge. Inizia il dondolio elegante delle staffe, quel dialogo sospeso nel vuoto che ti ricorda di essere da solo, sospeso nel vuoto.
L'arrampicata artificiale, inoltre, è sempre di progressione lenta. Può apparire banale e non pericoloso passare in sicurezza da un chiodo all'altro, ma può riservare sorprese inaspettate. Una cosa è certa: anche se corta e "compressa", una via in artificiale ti dà sempre la sensazione di percorrere un lungo viaggio.
La via è da percorrere in "comune", in due. Gli esperti artificialisti sanno che le cordate da tre in artificiale sono farraginose ed estenuanti. Eppure, anche in due, l’artificiale regala una solitudine peculiare: l’assicuratore è lì, ma è come se sparisse. Resti tu, le staffe, e quel equilibrio precario sulle staffe.
A differenza dell'arrampicata classica e sportiva, nell'arrampicata artif spesso si sta più in silenzio. Pochi consigli. L’artificiale è un’esperienza intima, quasi meditativa.
Siamo felici di aver dato un piccolo contributo a questa parete. E possiamo assicurare che, all'ultima sosta, a pochi metri metri dalla base di partenza, si ha sempre l'impressione di aver penzolato nel vuoto per qualcosa. Quel qualcosa che accomuna tutti gli appassionati di una disciplina in declino, ma ancora preziosa per affrontare passaggi critici in emergenza in arrampicata classica.
Sarebbe bello che la via fosse affrontata dai neofiti o da chi disdegna o non ha mai preso in considerazione questo tipo di arrampicata. Come direbbe Diego Filippi, grande artificialista: "un piccolo contributo allo sviluppo di questa intrigante e per alcuni incomprensibile disciplina."