Marco Sappa, dal Monte Bianco alla Valle dell’Orco alla ricerca delle fessure perfette.

Il report della guida alpina Marco Sappa delle sue ultime salite dal Monte Bianco alla Valle dell’Orco. Spiccano le ripetizioni di 'Sans Libertée' al Pic Adolphe Rey, 'L’Enfer du Décor' all’Aiguille du Midi, 'Panoramix' al Gran Capucin e 'La Pura Pura' in Valle dell’Orco.
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Marco Sappa ripete 'Sans Liberté' sul Pic Adolphe Rey (Monte Bianco) il 30/07/2024
Lorenzo Belfrond / Grivel

Da quando ho scalato Greenspit nel 2020, la mia vita è cambiata profondamente e continua a evolversi. Ogni giorno ridefinisco gli equilibri tra il mio ruolo di guida alpina, la vita familiare e la carriera di scalatore professionista. Confesso che non è sempre facile mantenere un alto livello sia fisico che mentale, ma la mia passione per l’arrampicata, in particolare per le fessure, rimane viva e bruciante. Sono sempre alla ricerca di nuove idee, di sogni da trasformare in realtà verticali. L’arrampicata Trad mi affascina, mi stimola e mi permette di esprimermi ai massimi livelli.

Durante l’estate, mentre lavoro come guida alpina, cerco sempre di ritagliarmi del tempo per progetti personali sul granito del Monte Bianco. Non è semplice trovare la motivazione e l’energia per dedicarmi alla vita da atleta nel pieno della stagione lavorativa; per conciliare il lavoro, la famiglia e l’arrampicata di alto livello, serve una disciplina ferrea e un’organizzazione impeccabile.

Negli ultimi anni comunque ho imparato a gestirmi sempre meglio, e credo che nell’estate del 2024 abbia finalmente raggiunto un salto di qualità in questo equilibrio. È stata un’estate importante, durante la quale ho portato a termine molti degli obiettivi che avevo in mente.

Quando scelgo i miei progetti, cerco linee particolari, con storie affascinanti e poche ripetizioni. Sono queste caratteristiche che mi motivano e mi spingono a investire tempo ed energie. A questo punto del mio percorso, non sono più attratto da un tiro qualsiasi in una falesia qualunque. Per sentirmi davvero coinvolto, devo trovare qualcosa di unico e stimolante.

Ultimamente la stagione da guida inizia presto, già a giugno, e sfrutto questo periodo per acclimatarmi alla quota e mantenere un buon livello di forma. Continuo ad allenarmi regolarmente a casa e cerco di lavorare il più possibile. A luglio, invece, rallento con l’allenamento e il lavoro, dedicandomi finalmente ai miei progetti personali.

Questa estate magica è iniziata il 30 luglio con la ripetizione di Sans Libertée, una linea aperta nel 1995 dal leggendario Stevie Haston. Situata sulla parete nord-ovest del Pic Adolphe Rey a 3400 metri, questa via combina Trad e spit, con una famosa fessura iniziale (Entrez dans la légende, 8a) che sfocia in un muro compatto e strapiombante, culminando in un movimento dinamico spettacolare. Senza dubbio, una delle più belle linee che abbia mai scalato e probabilmente una delle più dure in quota di tutte le Alpi.

Sull’onda dell’entusiasmo e di una forma fisica eccellente, ad agosto ho realizzato altri tre progetti che sognavo da anni.

Il 3 agosto ho completato la seconda ripetizione di Vendetta Del Caduto (8a max/7a obbl), con l’aiuto fondamentale del solido fessurista Marco Ghisio. Aperta da Francesco Civra Dano nel 2020 sulla Chandelle du Tacul, questa linea aveva solo una ripetizione in libera, quella di Federica Mingolla, e aveva respinto diversi tentativi successivi.

L’11 agosto invece ho salito a-vista L’Enfer du Décor, un 7c a 3800 metri! Si tratta di una fessura di 50 metri sul versante nord-ovest dell’Aiguille du Midi, raggiungibile calandosi dalla cima del pilastro. Aperta da Romain Vogler nel 1985, inizialmente parzialmente attrezzata a spit e ora completamente clean, richiede almeno tre serie di friend all’imbrago e una protezione lunga in cima. Sono particolarmente orgoglioso di questa performance!

Infine, il 23 agosto ho realizzato un sogno che accarezzavo da anni: Panoramix, il mitico tetto fessurato in cima al Gran Capucin, aperto da Marco Pedrini nel 1983. Una coincidenza incredibile: è stato lo stesso Pedrini a mettere gli spit su Greenspit! Panoramix è una via leggendaria, con pochissime ripetizioni in libera prima della mia salita. Una linea di incastro puro, dura e liscia, levigata dalle intemperie, situata in cima all’obelisco più alto. Semplicemente magnifica. E un’estate davvero indimenticabile!

In autunno e primavera, di solito mi reco negli USA per arrampicare in fessura, ma quest’anno, con l’arrivo della mia secondogenita previsto per ottobre, ho dovuto cercare un progetto più vicino a casa. Quando ho visto il video di Tom Randall che scalava La Pura Pura in Valle dell’Orco, ho iniziato a sognare di affrontarla, pur pensando che fosse al di là delle mie capacità.

La Pura Pura è un traverso boulder lungo e impegnativo, che si collega al tetto straordinario di Greenspit, creando una linea di oltre 25 metri. Dopo la prima salita nel 2014, Randall l’ha valutata 8c+, mentre Pete Whittaker, che l’ha ripetuta nel 2023, l’ha stimata 8c. Il mio primo tentativo risale al 10 settembre: ho subito ripreso confidenza con i movimenti complessi di Greenspit, concentrandomi sul traverso e sulla transizione tra i due tratti. Servivano 7 giorni di lavoro per meccanizzare i passaggi e arrivare all’ultima sequenza dura di Greenspit con sufficiente energia e body tension per raggiungere la catena. Il 5 ottobre ho finalmente superato questa prova di resistenza estrema, chiudendo il mio viaggio sotto questo tetto impressionante. Una linea davvero pura, nel nome e nella sostanza.

di Marco Sappa




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