A Jernej Kruder la seconda salita di 'Crown Royale', 9a trad a Jøssingfjord in Norvegia

Il climber sloveno Jernej Kruder si è aggiudicato la seconda salita di 'Crown Royale', la via di 9a trad liberata nel 2023 da Pete Whittaker sulla Profilveggen / Profile Wall a Jøssingfjord in Norvegia. Il report del 34enne della ripetizione di questo test di 100 metri, considerato una delle vie trad in fessura più difficili al mondo.
1 / 40
Jernej Kruder e 'Crown Royale', 9a trad a Jøssingfjord in Norvegia
Mike Hutton

Dopo aver migliorato costantemente la mia tecnica di arrampicata in fessura e dopo aver chiuso Greenspit l'anno scorso, mi sono messo alla ricerca di una nuova sfida qui in Europa. Greenspit mi era sembrato relativamente facile – o almeno una via che avevo chiuso velocemente – quindi avevo bisogno di qualcosa di più impegnativo. Molti mi hanno consigliato di andare in Scandinavia, sia a Bohuslän che a Jøssingfjord. Sebbene sono ancora convinto di poter trovare buone sfide in Svezia, in qualche modo Jøssingfjord in Norvegia mi attirava di più. Ho anche parlato con Pete Whittaker, che mi ha rassicurato sul fatto che la sua via del 2023, Crown Royale, non fosse eccessivamente tecnica dal punto di vista degli incastri, e che offriva passaggi chiave brevi più simili ad arrampicata non in fessura ma su tacche.

Tuttavia, l'idea di chiudere la via al primo viaggio a Jøssingfjord non aveva ancora attecchito nella mia mente. Volevo semplicemente andare lì, provarla e vedere se valesse la pena tornarci in futuro. A quanto pare, maggio offre le condizioni migliori, così ho pianificato un viaggio di due settimane a Stavanger proprio per quel periodo.

Avevano ragione! Essendo molto sensibile alle condizioni, sono rimasto sorpreso – in senso positivo – dal tempo che ho trovato in Norvegia. Nelle due settimane della mia permanenza lì ho visto a malapena una goccia di pioggia. Sì, le temperature erano piuttosto alte, ma c'era una costante brezza dal mare che ha smesso di soffiare solo due volte durante tutto il viaggio.

13 maggio. Sono arrivato alla Profile Wall con mio amico sloveno Filip. Entrambi siamo rimasti a bocca aperta davanti a quella parete: oltre 60 metri di strapiombo con un'uscita finale praticamente in placca. È una parete piuttosto liscia, interrotta da diversi sistemi di fessure. Non volevamo perdere tempo, così abbiamo subito inaugurato il nostro climbing trip con l'onsight di un 7b e un 7c.

Con l'aiuto di Klaas Willems, che in quel momento stava lavorando la prima parte di Crown Royale (Lille Krone), ho guardato rapidamente i movimenti del tiro e non ho avuto nessun problema a farli. L'unico intoppo era un incastro di pugno, impossibile da fare con i guanti, così ho deciso di scalare la prima parte con solo il guanto sinistro e la mano destra nastrata.

Il giorno dopo ha portato due tentativi falliti, in parte a causa di un piccolo tratto senza protezioni nel primo passaggio chiave. Dopo essere caduto lì una volta, mi sono reso conto che in realtà il runout non era un grosso problema e sono passato in modalità chiudi gli occhi e vai". Un giorno di riposo mi ha aiutato decisamente, perché al quarto tentativo sono arrivato in cima – non all'intera parete, ovviamente, ma a 30 metri da terra, dove c'è un riposo senza mani e la prima sosta.

Prossimo obiettivo: la parte superiore. Altri 80 movimenti quindi, fino al bordo dello strapiombo, chi si sono rivelati sorprendentemente fattibili – non facili, ma sicuramente gestibili. La parte più difficile era trovare buoni riposi. Nei successivi quattro giorni la solita routine: scalare la prima parte (spesso saltando 5 movimenti sul primo passaggio chiave, tirandomi sulle protezioni), poi dare il massimo nella sezione superiore. C'era persino un giorno in cui, usando le protezioni pre-posizionate e dopo aver fatto resting prima di iniziare la parte superiore, sono arrivato quasi in cima. Questo mi ha fatto credere che forse – un giorno – sarei riuscito davvero a completare tutta la via!

Prima di fare dei veri e propri tentativi della libera, dovevo sistemare la logistica: dove posizionare i friend, quali saltare, come pulire la parete dopo un tentativo fallito, ecc. Ho deciso di usare più friend (10) nella parte bassa (dato che le cadute lì potevano essere pericolose) e di ridurli a 6 (+1 di riserva) nella parte alta (essendo più strapiombante e con protezioni a prova di bomba). Questo mi ha aiutato a concentrarmi maggiormente sull'arrampicata, inoltre ha anche ridotto notevolmente l'attrito della corda nel parte finale.

Poi sono arrivati gli ultimi tre giorni del mio viaggio. Prima di tornare a casa, volevo fare almeno un buon tentativo dal basso. Il penultimo giorno, mi sono ritrovato nuovamente ad affrontare il primo passaggio chiave 8b+. Lì sono caduto. Al secondo tentativo, il vento ha smesso improvvisamente di soffiare e faceva un caldo torrido. Ciononostante, finalmente sono riuscito a superare quel primo passaggio chiave. Nella parte superiore, c'è un altro passaggio chiave subito dopo un buon riposo, vicino alla prima "sosta". Essendo più simile a una via sportiva su appigli minuscoli, non ho fatto molto strada prima di cadere a causa delle cattive condizioni. La via è stancante, ma non volevo perdere tempo. Ho dato tutto al terzo tentativo e ho concluso la giornata felice, contento di aver fatto la via con sole due cadute.

L'ultimo giorno mi sono svegliato a pezzi – e sotto una leggera pioggerellina. Verso mezzogiorno però ha smesso di piovere, e una bella brezza mi ha dato la motivazione per riprovare. Grazie alle nuvole ho potuto iniziare prima del solito. Il riscaldamento è stato durissimo. Confesso che non mi sentivo particolarmente olimpionico, ma ero determinato.

La preparazione era lunga come al solito: nastrare le dita e la mano destra, sistemare la ginocchiera sinistra, mettere il guanto sinistro, agganciare quello destro all'imbracatura, sistemare tutto il materiale, legarsi alla corda, mettere le scarpette... poi via!

Gli incastri di mano andavano bene, e persino l'incastro di pugno sul passaggio chiave ha funzionato bene. Il passaggio chiave sembrava duro, e in quel momento il mio corpo e la mia mente hanno quasi ceduto prima del prossimo buon incastro – ma non sono caduto. Stavo facendo fatica. Persino la sezione più facile di incastri di mano sembrava più dura del solito.

Finalmente ho raggiunto il riposo nel diedro. Appoggiato in opposizione, mi sono tolto il nastro dalla mano destra e ho indossato il guanto da fessura. Fisicamente mi sentivo a terra, ma mi sono concesso tutto il tempo per recuperare. Il primo passaggio chiave nella parte alta della via è filato via sorprendentemente benen. Ho raggiunto il mio punto più alto precedente, e ho trovato un riposo migliore con un incastro di mano. Il runout davanti a me era enorme, ma sono rimasto concentrato sugli incastri, che ormai erano automatizzati.

Dopodiché raggiunsi il bat-hang, dove mi sono appeso come un pipistrello a testa in giùper ben due volte, per sghisare il più possibile gli avambracci. Più salivo, più la concentrazione aumentava. I restanti passaggi difficili filavano lisci. Ho cominciato a credere che potesse davvero essere la volta buona! Non mi sono affrettato però. Sono rimasto nel presente. Il respiro e la visualizzazione dei movimenti successivi mi hanno tenuto mentalmente "nella zona".

Ho raggiunto l'ultima protezione e ho deciso di saltarla – maggiore concentrazione e meno attrito! Ho raggiunto la placca dove l'attrito è diventato semplicemente troppo, così mi sono slegato e ho continuato in free solo fino alla cima della parete. La bocca mi bruciava dalla sete, ma dentro di me ero felice, sorpreso e – soprattutto – orgoglioso di me stesso, per non aver mai mollato, fino alla fine.

Proprio mentre ripulivo la via e iniziavo a tornare all'auto, ha cominciato a piovere. E ha smesso per i tre giorni successivi alla mia partenza.

Jernej Kruder, Slovenia

Kruder ringrazia gli sponsor: Illusion Climbing Holds, Karpos, Ocun, SCARPA

Falesie correlate




News correlate
Ultime news


Expo / News


Expo / Prodotti
AKU Adapta SD GTX - scarponi da trekking
Scarponi in pelle per un trekking dinamico a media quota.
Climbing Technology Sport Chain - daisy chain con moschettone a ghiera
Innovativa daisy chain ad anelli costruita con nuova fettuccia in Dyneema a singolo strato, quipaggiata con moschettone a ghiera.
Saccone arrampicata da trasporto e recupero Kong Genius II
Saccone arrampicata da trasporto e recupero
Serenity Dry 8.7 – corda per arrampicata
Corda per arrampicata da 8.7mm.
Singing Rock Pearl – Imbracatura d'arrampicata da donna
Imbracatura da arrampicata integrale a tre fibbie appositamente studiata per le donne.
Ferrino Hikemaster - zaino da hiking
Zaino da hiking con spallacci realizzati in un materiale auxetico che rappresenta una vera e propria rivoluzione nel mondo degli zaini.
Vedi i prodotti