Ciao Cristian, geniale stella dell'arrampicata mondiale

È una notizia che lascia attoniti: oggi è venuto a mancare Cristian Brenna, uno dei più forti, geniali e carismatici climber che abbiamo avuto l'onore di conoscere. Cristian ha perso la vita nella tarda mattinata sulla Cresta del Monte Biaina, nell'Alto Garda, mentre era impegnato in un’uscita assieme ad un compagno della Guardia di Finanza di cui faceva parte.
Nato nel 1970, Cristian aveva iniziato ad arrampicare nel maggio del 1987 nel lecchese e da quel giorno non aveva mai più smesso, spaziando in questi quasi 40 anni di carriera verticale dalla roccia alla plastica, dalla falesia al boulder e alle vie lunghe, anche sulle montagne più inospitali del mondo come la Patagonia.
La sua salita verso i vertici di questo sport è stata fulminante, e alla fine degli anni ‘90 ha fatto tremare le falesie e il mondo delle gare con la sua contagiosa verve e i suoi famosi dreadlock. Ben presto è diventato uno dei punti di riferimento assoluti dell'arrampicata sportiva negli anni a cavallo del nuovo millennio.
Cristian lavorava prima come elettricista - il "più forte elettricista di Milano" diceva scherzando - poi il salto di qualità quando è entrato nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle. Via i dreadlock, ma avanti con una carriera agonistica impressionate. Tre volte campione italiano Lead e tre volte vincitore della Coppa Italia Lead, rappresentante degli atleti per la FASI, nel suo palmares internazionale spiccano due medaglie d'argento al Campionato Europeo (Norimberga, 1998 e Monaco di Baviera, 2000), due medaglie di bronzo nella Coppa del Mondo Lead (1996 & 2000) e la medaglia d'argento nella stagione 1998, quando tra l'altro ha vinto la tappa di Coppa del Mondo Lead di Courmayeur. Poi ci sono state le innumerevoli gare dei Master, dove spiccano la vittoria a Serre Chevalier nel 1999 e il secondo posto al Rock Master di Arco nel 1997. Ha sfiorato la vittoria nella Gara dei Campioni di Arco; scherzando diceva che nessun italiano l’aveva mai vinta, proprio perché riuscivano a capire le stupidaggini che dicevano gli speaker... Cristian era cosi, sempre con un sorriso birichino, sempre pronto a prendere in giro tutto e tutti, in primis se stesso, con una "banda" di prim’ordine composta da Luca Zardini, Luca Giupponi, Alberto Gnerro, Stefano Alippi, Marzio Nardi, Mauro Calibani, Rolando Larcher... La lista è lunga: il divertimento e le performance erano garantite.
Durante questo intenso periodo agonistico, Cristian non ha mai perso di vista la falesia, dove strabiliava con performance efficaci fino all’8c+, quando questo grado era il non plus ultra dell'arrampicata in falesia. In quel periodo era la climbing machine per eccellenza e, anche se sul lavorato praticamente non aveva uguali in termini di velocità, prediligeva quella che vedeva come "la massima essenza dell'arrampicata", ovvero l'arrampicata a vista. Dopo oltre cento 8a e diversi 8b onsight, è riuscito a salire due 8b+ a-vista, Mortal Kombat a Castillon in Francia e Ghegoro al Covolo nell'Alto Vicentino. Poco nota inoltre è l'impresa sfiorata già nel 1999, quando per un soffio non è riuscito a portarsi a casa la “a vista” dell’8b+/c Terapia de Grito a Cuenca. Poi c'erano i boulder durissimi, le ripetizioni trad come Is not alway Pasqua, la prima libera di Free Itaca nel Sole in Valle dell'Orco nel 2003, il 9a di Underground a Massone nel 2005... tutte salite che all'epoca, senza Instagram e con internet ancora alle prime armi, facevano veramente sognare. Cristian era diventato un simbolo e un maestro di quell’arrampicata che ricerca sempre la bellezza e la libertà.
Dopo l'addio alle gare nel 2005, Cristian per un po' ha cambiato rotta, si è dato anche all'alpinismo, con spedizioni extraeuropee, dal Chogolisa nel Karakorum fino alla Patagonia. Qui, nel 2008 insieme a Hervè Barmasse, è riuscito caparbiamente a completare la via al Cerro Piergiorgio, con il supporto essenziale di Giovanni Ongaro e Mario Conti, altri membri del gruppo Ragni di Lecco di cui faceva parte.
Pensandoci bene, Cristian faceva parte di un po' di tutto, un po' di tutti. Falesia, boulder, trad, alpinismo, membro del soccorso alpino della Guardia di Finanza, guida alpina, assicuratore alle gare del Rock Master e Rock Junior. Cristian in questi decenni è stato ovunque, sempre. Era una parte integrale dell'arrampicata italiana, un volto amico, soprattutto ad Arco dove viveva con sua moglie Jana e i due figli, Sofia e Filippo. Come ha scritto Vinicio Stefanello già 25 anni fa, Cristian era una "stella di prima grandezza nel mondo dell'arrampicata sportiva." Che oggi purtroppo si è spenta.
- Nicholas Hobley, Trieste