Arrampicata, infortuni, prevenzione: lussazione di spalla

La seconda puntata di Arrampicata, infortuni, prevenzione a cura dei fisioterapisti Claudia Mario e Luca Lancellotti di Reload Climb: lussazione alla spalla. Cause e come curare l’infortunio.
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Arrampicata, infortuni, prevenzione: lussazione di spalla
Cecilia Parrasia

Il Diedro Mayerl al Sass de la Crusc nelle Dolomiti non ti lascia molte alternative: braccia e gambe in spaccata e tutto si risolve con un precario gioco di equilibri. Così precario che basta un istante e Matteo lo sa bene. Gli scivola un piede, le mani spingono d’istinto e purtroppo con un pizzico di sfortuna la spalla destra lussa. Il chiodo appena rinviato evita la caduta e i soccorsi arrivano presto. Qualche ora dopo la paura è passata ma resta l’amaro di un’estate iniziata nel migliore dei modi, e già finita.

Volete saper che cosa ci espone al rischio di infortunio? Un cattivo riscaldamento, l’eccessiva stanchezza o, come nel caso di Matteo, errori tecnici, sono tra i principali fattori di rischio. Inoltre, tra le cause di un trauma c’è spesso una preparazione inadeguata allo sforzo che stiamo compiendo, ovvero resistenza, potenza o forza non sufficientemente allenate. Anche alcuni fattori individuali partecipano al rischio di traumi e si suddividono in due categorie: fattori psicosociali e fisiologici. Tra i fattori psicosociali, i due principali sono un alto livello di stress e una cattiva qualità del sonno. Tra i fattori fisici sembrano giocare un ruolo importante sia le caratteristiche anatomiche della persona che la presenza di infiltrazione di grasso nell’unità muscolo-tendinea, legata a un’alta percentuale di grasso corporeo. Se è pur vero che alcuni di questi fattori non siano controllabili, è altrettanto vero che una corretta pianificazione dell’allenamento e uno stile di vita sano, diminuiscano di molto la possibilità di farsi male. La lussazione dell’articolazione gleno-omerale è probabilmente il trauma acuto di spalla più diffuso tra i climbers. Consiste nella perdita della normale conformazione anatomica della spalla, a seguito di un movimento improvviso del braccio o di una forte contusione (es. caduta sul materasso). Come tutti i traumi si presenta in maniera improvvisa, l’intensità del dolore o del danno possono essere tali da impedirci di muovere il braccio. Nei casi di lussazione parziale, o nelle lussazioni recidivanti, il dolore può intensificarsi dopo l’attività, quando ci raffreddiamo.

Cosa dovete fare in caso di trauma acuto come una lussazione? L’acronimo POLICE (Protection, Optimal Loading, Ice, Compression, Elevation) rappresenta l’approccio che si tende ad avere dopo un infortunio. Generalmente è necessaria una visita al pronto soccorso, dove accerteranno eventuali danni strutturali e, qualora non avvenga spontaneamente (se l’articolazione spontaneamente si riposiziona si parla di sub-lussazione), provvederanno a riposizionare l’articolazione. Appena possibile usate impacchi di ghiaccio per una ventina di minuti, applicandolo nuovamente nelle ore successive. Nell’immediato l’obiettivo è di contenere il gonfiore e l’infiammazione e, se si tratta di articolazioni periferiche o dell’arto inferiore, si può usare anche un bendaggio compressivo e tenere l’arto elevato. I primi giorni dopo un trauma vengono definiti fase di protezione (protection) e in questo periodo è necessario un relativo riposo dell’articolazione. Il grado di protezione e la durata sono determinati dalla gravità delle lesioni tissutali che il trauma ha provocato. Esiste l’eventualità che sia preferibile scegliere la strada chirurgica al trattamento riabilitativo, ma questo va valutato assieme allo specialista ortopedico. Tornando alla spalla di Matteo, il consiglio del medico era stato di usare un tutore per tre settimane e poi iniziare il programma riabilitativo. Matteo è giovane e attivo, tre settimane senza sport gli sembrano un’eternità e teme che il suo umore già nero possa diventare insostenibile. La fase di protezione viene spesso erroneamente interpretata come riposo assoluto: divano tutto il giorno! Le ricerche invece ci dicono chiaramente che il nostro corpo ha bisogno quanto prima di rimettersi in movimento. Mantenere un buon livello di fitness tra i molti vantaggi ha anche quello di stimolare alcuni meccanismi di inibizione del dolore, potenzialmente con un effetto immediato. Perciò, a meno di una settimana dal trauma, Matteo è tornato in palestra per fare un po’ di cyclette e mantenere un buon allenamento cardiocircolatorio. L’effetto analgesico dell’attività fisica può contribuire a diminuire l’assunzione di farmaci per controllare il dolore. E’ bene sapere che classici anti-infiammatori hanno un’azione negativa sulla guarigione di una lesione muscolo-tendinea, a maggior ragione il loro uso va limitato all’indispensabile.

Pochi giorni dopo abbiamo introdotto i primi esercizi specifici per la spalla. Una volta superata la fase di protezione ci si occupa di ripristinare una completa mobilità dell’articolazione e riallenare la muscolatura perché Il nostro corpo inizia a reagire positivamente all’accaduto ricostruendo il tessuto leso. Una gentile stimolazione tensile e non dolorosa della capsula articolare e della muscolatura, sono fondamentali per guidare la guarigione della ferita. La parola d’ordine è progressione (optimal loading), ovvero scelta di giorno in giorno del carico ottimale! In questa fase gli esercizi isometrici sono in grado di stimolare la muscolatura e dando un effetto analgesico. Il paziente può dosare l’intensità della contrazione rispettando il sintomo doloroso, ma arrivando a generare una buona forza. Gli esercizi isometrici sono indicati già dalla prima settimana dopo il trauma o intervento chirurgico post lussazione. Accanto all’attivazione muscolare, abbiamo proposto a Matteo degli esercizi di mobilizzazione della spalla e della scapola, che hanno lo scopo di ripristinare velocemente un range di movimento completo (ROM), nonché stimolare la propriocezione, ovvero la consapevolezza che abbiamo del nostro corpo in relazione allo spazio e a sé stesso. Una buona propriocezione e il ROM completo sono i prerequisiti per proseguire con il piano riabilitativo.

Grazie alla sua costanza e tenacia a meno di un mese dall’incidente Matteo aveva raggiunto i requisiti necessari di mobilità e stabilità dell’articolazione per progredire verso l’allenamento più mirato delle capacità della spalla e di tutta la catena cinetica ad essa legata. La progressione va verso gli esercizi isotonici, ovvero in grado di produrre movimento. Si riallena prima la resistenza della muscolatura, poi la forza e successivamente la potenza. In una fase avanzata si introducono perturbazioni esterne, per riallenare l’articolazione a far fronte a situazioni improvvise e inaspettate, così che la spalla potesse essere pronta nel caso di una situazione simile all’incidente. Ci piace pensare che dopo un infortunio ben affrontato si torni più forti di prima! Questo percorso è graduale e, come potete immaginare, richiede alcuni mesi. E’ fondamentale essere guidati da un professionista: spingere al limite le vostre possibilità per stimolare una guarigione ottimale e il ritorno allo sport richiede la valutazione di moltissimi fattori, e una buona esperienza sul campo.

Le prime volte che Matteo ha rimesso le scarpette si sentiva un po’ impacciato. Di certo vincere la paura di farsi ancora male gli è costato non poca fatica, ma non ha impiegato molto a tornare in forma. Lavorare con lui è stato un forte stimolo anche per noi: pazienti come Matteo ti spingono davvero a dare il meglio come fisioterapista! Nell’ultima fase della riabilitazione abbiamo reintrodotto la pliometria, il cui esercizio principe per noi arrampicatori è il Pan Gullich. Il movimento eseguito in velocità è il più impegnativo per la nostra muscolatura, ed è necessario sviluppare innanzitutto un’ottima propriocezione e forza prima di allenarlo. Esattamente come abbiamo detto per il gomito, è l’ultimo gradino della riabilitazione, e viene proposto dopo il ritorno all’arrampicata vera e propria. Ma non ci dilunghiamo oltre, visto che l’argomento della prossima puntata sarà proprio l’allenamento! A distanza di cinque anni la spalla sta bene e di quella giornata resta solo un ricordo.

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Volete saper che cosa ci espone al rischio di infortunio? Un cattivo riscaldamento, l’eccessiva stanchezza o, come nel caso di Matteo, errori tecnici, sono tra i principali fattori di rischio. Inoltre, tra le cause di un trauma c’è spesso una preparazione inadeguata allo sforzo che stiamo compiendo, ovvero resistenza, potenza o forza non sufficientemente allenate. Anche alcuni fattori individuali partecipano al rischio di traumi e si suddividono in due categorie: fattori psicosociali e fisiologici. Tra i fattori psicosociali, i due principali sono un alto livello di stress e una cattiva qualità del sonno. Tra i fattori fisici sembrano giocare un ruolo importante sia le caratteristiche anatomiche della persona che la presenza di infiltrazione di grasso nell’unità muscolo-tendinea, legata a un’alta percentuale di grasso corporeo. Se è pur vero che alcuni di questi fattori non siano controllabili e la sfortuna purtroppo è sempre dietro l’angolo, è altrettanto vero che una corretta pianificazione dell’allenamento e uno stile di vita sano, diminuiscono di molto la possibilità di farci male.

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