Andante Mosso, la storia del brutto anatroccolo del Monte Argentario in Toscana

"Babbo non ho voglia di andare in falesia oggi, andiamo a fare qualche passeggiata che apristi ai tuoi tempi" dice mio figlio durante il caffè.
Io ho avuto la fortuna di iniziare ad arrampicare nei primi anni 90 ed a quei tempi i climbers in Maremma si contavano sulle dita di una mano. E avanzava qualche dito perdipiù. Fu così che mentre mi dedicavo incessantemente alla spittatura di monotiri nelle falesie dei dintorni, non disdegnavo l'apertura di tutto ciò che si poteva salire dal basso con metodi trad, come si direbbe oggi, con la precisa intenzione di lasciare in parete il minimo indispensabile affinché chi fosse venuto dopo di me potesse provare più o meno le mie esperienze. Del resto, nelle altre rocce più basse, di buchi ne avevo fatti già parecchi e in qualche modo sentivo di dover riequilibrare la bilancia. Non lo facevo solo per quel karma che avevo vagamente sentito nominare da un paio di big romani che ammiravo e seguivo e che mi regalavano occasionalmente preziosi consigli di montagna, lo facevo perché mi piaceva mettere in gioco la mia stabilità e la mia mente. A cosa sia servito non lo so ancora, ma tant'è che in quel decennio aprii tutte le varianti verticali alla Via dello Spigolo sul Monte Argentario. Dal basso. Trad.
Compagno di cordata costante era Paolo Pozzi, ma la mia instancabile ed abile vittima preferita era Laura Innipotenti che con urli tremuli e preoccupati si assicurava che avessi fatto una sosta decente prima di procedere a smontare il tiro. Salimmo ogni diedro, placca o rampa di tutte le pareti laterali della cresta e, evitando blocchi sospesi, vipere e coccodrilli, ne uscirono una manciata di vie degne di tale nome.
Oggi Via dello Scampo e Feeling sono ripetute settimanalmente da decine di cordate. Ma non sono le mie vie originali. Prima comparvero le soste con i fix dove non necessarie, poi, scelleratamente, gli armati di trapano videro bene di placare le ansie e timori che li attanagliavano con una serie infinita di piastrine luccicanti.
A denti stretti devo dire che ha fatto bene chi, in altri luoghi, ha rinominato le vie da me aperte trad dopo averle impropriamente bucate. Perché non sono più le stesse. Gli hanno cambiato famiglia di appartenenza ed origine in nome e per scusa di quello che chiamano “progresso”. Come se prima i trapani ed i piantaspit non fossero da noi conosciuti.
Mio figlio Ettore le chiama passeggiate le mie vie un po' discontinue e sotto il VII. Arrampica da un anno e l'incontenibile veemenza dei suoi diciotto anni gli dà tutti i sacrosanti diritti di coglionare le vie di un babbo che tenta di tenerlo a bada.
"Andiamo a fare Andante Mosso", gli rispondo. "È una via di V+, forse VI, io non lasciai quasi niente in parete e non credo che sia stata ripetuta molto."
A causa dell'accesso un po' più complesso, e forse anche della scarsa pubblicità in rete, abbiamo sorprendentemente trovato una via pressoché intoccata, eccetto uno spit a mano messo forse decine di anni fa, un paio di chiodi sfogliati dalla salsedine e cordoni di calata. Non gli ho mai detto dove doveva passare. Io nemmeno lo ricordavo in effetti.
Ettore aveva le mie stesse sensazioni di quando la salii per primo, gli stessi dubbi sul percorso da seguire, le stesse incertezze sulle protezioni messe e sulla tenuta delle stesse. Non era come altre vie trad già fatte altrove. Era una l'apertura di una “nuova via”, qui a casa, all’Argentario.
Per questo scrivo ciò, pubblicizzando un percorso che forse dovrebbe rimanere “segreto”. Spero, invece, sia conosciuto e rispettato per quello che è e che dovrebbe rimanere insieme alla sorella Chi cerca Trova che passa accanto. Non ha pratico accesso, a tratti discontinua nella difficoltà, devi andarci carico come un mulo perché può servirti di tutto per non precipitare sui 90 metri di sviluppo. Sono le uniche rimaste al Monte Argentario.
Vi prego, se vi piace sempre e solo il cuscino morbido, profumato, le sbarre sicure ed antipanico al letto per non cadere dagli incubi, non andate a farla. Tantomeno con il trapano. Le vie rimanenti nel sud della Toscana ed alto Lazio sono ormai tutte sportive per arrampicare in sicurezza e ci aspettano per delle gran belle giornate di puro divertimento. Plasir come viene chiamato adesso.
Questo brutto anatroccolo di via, in quel fazzoletto scomodo di roccia lassù, l'ultimo selvaggio in zona, lasciamolo pulito ai nostri figli. Per farli godere di quello che noi abbiamo goduto. Grazie.
- Giancarlo Rustici, Toscana