Sass Maor, il crollo alla base della est

E' crollata una sezione alla base della parete est del Sass Maor, Pale di San Martino, Dolomiti.
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Il crollo sulla parete est del Sass Maor, Pale di San Martino, Dolomiti.
Davide Depaoli
E' successo ancora. Parliamo di un altro crollo su una parete delle Dolomiti. Questa volta è toccato a quello che senza dubbio è uno dei simboli delle Pale di San Martino, il Sass Maor. E' successo mercoledì scorso, e il crollo ha interessato un pilastro alla base della grande parete est. In pratica è venuto giù qualcosa delle dimensioni di 100 metri di altezza per una base di circa 50... Un bel distacco dunque, anche se per chi è andato a vedere non è certo paragonabile al crollo della Cima Una in Val Fiscalina del 2008.

D'altra parte come ci hanno detto Duilio Boninsegna, gestore del Rifugio Pradidali, ma anche Manolo questo è nel carattere di queste montagne, bellissime e uniche forse proprio per questo. In particolare Manolo ha osservato che da quando ha memoria le montagne le ha viste consumarsi ma mai crescere... anche perché, quella volta, non ha avuto la fortuna di vederle salire dal mare.

Quello che più impressiona, invece, è che il distacco ha interessato proprio una delle sezioni, la base della est appunto, all'apparenza solidissima con la roccia di quel bel grigio che per gli scalatori è sinonimo di solidità garantita. Adesso fa davvero impressione vedere quella grande macchia bianca lasciata dal crollo in mezzo a tutto quel grigio. Fortuna ha voluto, e qui come sempre c'è la mano di un destino benevolo, che il tutto sia avvenuto in una stagione in cui lassù c'è davvero poco traffico e quindi senza coinvolgere nessun escursionista o arrampicatore.

Detto questo, passiamo alla stima dei danni “alpinistici”. Precisando che la frana si è staccata proprio alla base della est - ergo all'inizio di quella prima parte della parete che quasi tutti saltano preferendo raggiugere le vie lungo la larga cengia mediana - sembra ormai certo che ad essere interessate dal crollo siano state tre vie. In particolare la via Masada che ha visto la perdita dei primi tre tiri, compreso il diedro iniziale che è letteralmente scomparso. Un bel colpo, anche se non irreparabile, per la via aperta aperta nel 2001 da Marco Canteri, Davide Depaoli e dal grande Samuele Scalet.

Poi, sempre sconvolgendone l'attacco, è stata colpita anche la variante Bettega alla Solleder. Cioè il tratto di via che, percorrendo la parte bassa della parete, si innesta poi sullo storico e celebre itinerario aperto da Solleder e Kummer nel 1926. Una via quest'ultima che, è bene precisare, è stata aperta partendo appunto dalla cengia mediana e quindi è rimasta intatta. Terza, e con tutta probabilità ultima via ad essere stata interessata sempre nella sua parte iniziale, è The change is life aperta da Igor Koller. Dalle informazioni che abbiamo, invece, sembra assicurato che nulla sia successo alla via Supermatita di Manolo (che alcuni avevano indicato in un primo momento come colpita) e alle altre vie della est.

Occorre dire che i resti del “pilastro” hanno colpito e si sono poi sparsi sul ghiaione che conduce all'attacco della ferrata del Sentiero del Cacciatore, arrivando anche sul sentiero della Portella. Ma è sicuro che il tutto sarà ben agibile per la prossima stagione.




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