Pizzo Gallina, nuova via d’arrampicata in Val Bedretto, Ticino, Svizzera

Davide Mazzucchelli racconta l’apertura di N’uovo di Gallina, salita insieme a Tommaso Lamantia sul Contrafforte Pizzo Gallina in Val Bedretto, Canton Ticino, Svizzera.
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Contrafforte Pizzo Gallina: Tommaso Lamantia durante la prima salita di N'uovo di Gallina
Davide Mazzucchelli

Un giorno indefinito di fine estate... caldo ancora ben presente ma con ormai la sensazione che finalmente stia arrivando un po’ di fresco. Anche se poi si rivelerà una falsa aspettativa!

Due whatsappate con Tommy che propone quella via di Teo (The President ormai)… Ah sì "il 4 che invoglia" rispondo io… sì dai non sembra male, andiamo a dare un’occhiata. In macchina finiscono anche una manciata di chiodi con relativo martello, onestamente non ricordo bene perché, ma sicuramente un ottimo presagio. Le due orette di viaggio volano veloci e così anche la prima parte di avvicinamento. Sbucati poi oltre la prima rampa vediamo bene la parete e tutte le sorelle minori a farle da cornice.

Lo sguardo cade su una guglia, con una spaccatura centrale, un punto esclamativo evidente... troppo per lasciarlo stare. Piccola deviazione, osserviamo ed immaginiamo una possibile nuova linea su questa parete sconosciuta.

Si prosegue ora per l’attacco del "4…" e ci godiamo una fantastica prima fessura di mano, poi un po’ di fuori misura ed anche un po’ di placca, insomma una bella via che scorre via veloce, peccato sia ben poco ripetuta.

Arrivati in cima, dopo qualche bel run out sulle placche superiori, scendiamo velocemente in doppia e poi giù di corsa dalla pietraia ed attraversiamo il nevaio ai piedi della ormai nostra linea. Un occhio all’orologio ci fa capire che abbiamo ancora un po’ di tempo! Con noi una serie di friends e 3 chiodi... abbastanza per convincerci ad attaccare la parete.

Decidiamo per una linea che parte circa al centro della parete in direzione di un evidente diedro. Ttiriamo a sorte ed il primo tiro tocca a me: un verde all’inizio e poi diversi metri su continui risalti inclinati verso il basso, facili ma improteggibili, poi finalmente s’impenna un po’, qualche fessura ed un diedrino mi portano alla base del diedro dove un blocco incastonato si offre come prima sosta.

Tommy mi raggiunge e riparte per il tanto desiderato diedro rossastro, non facilissimo ma comunque di grande soddisfazione, poi sparisce verso destra! Passa un po’ di tempo e come al solito mi perdo nei miei pensieri, risvegliato improvvisamente dall’inconfondibile tintinnio del chiodo…quanto mi era mancato!

Poco oltre riecheggia ancora due volte, è sosta! Diedro come detto non banale e poi una traversata ascendente verso destra, anche questa improteggibile, che ci porta sotto al punto esclamativo della parete. I chiodi purtroppo sono finiti così come il tempo a disposizione, la giornata sta per finire così decidiamo di scendere veloci con una doppia. Ma sicuramente torneremo.

Da qualche parte del calendario verso fine settembre: Tommy ritorna dal Canada e con lui la voglia di chiudere questo progettino. Le temperature finalmente sembrano essersi abbassate e così lo zaino si riempie di qualche indumento in più, mestamente abbandonato alla base sotto un sole ancora troppo pungente!

La sorte vuole una partenza opposta rispetto alla scorsa volta, Tommy sui risalti basali ed io ad assaggiare il bel diedro. Bello sì, forse anche più della scorsa volta. Poi veloce fino alla vecchia sosta che sposto qualche metro più in alto su un terrazzino con una bella fessura, questa volta abbiamo una scelta di chiodi più vasta. Un chiodone entra per bene fino a quando il martello non decide di deviare sul mio indice sinistro… qualche imprecazione ed un dolore non simpatico. Il ritmo ora viene scandito dal pulsare del mio indice e pare che Tommy lo avverta danzando sul terzo tiro, un delicato diedrino e poi oltre qualche fessura intasata di verdura e per finire una placca con provvidenziali piccoli knobs. Mi devo concentrare per salirlo in libera, bravo Tommy.

Siamo ora sotto la direttrice di un diedro vagamente fessurato chiuso da un bel tetto. Nnon sarebbe male passare di lì, prima però una fessurina da pulire e qualche blocco instabile da evitare… peccato però che oltre si trovi una placca improteggibile e qualche pilastrino con non belle intenzioni!
Provo comunque a salire stando un po’ a destra, ora la vaga fessura sembra sempre più accennata e qualcosa mi dice di guardare oltre lo spigolo, finisco in ombra con l’idea poi di rientrare, prima o poi. Proseguo su questa placca verticale un po’ sbilanciante e fortunatamente un paio di fessurine parallele mi permettono di andare oltre e rientrare al sole appena a destra del tetto di prima.

Il dito continua a pulsare e la sua mobilità è sempre più limitata. Tommy riparte dalla sosta, piccolo traverso verso sinistra e poi un’uscita non banale con una lama infilzata nel terreno da evitare come la morte! Rovinerà sotto da lì a poco librando quel bel profumo di zolfo.

Prosegue ancora Tommy vista la scarsa lunghezza del tiro precedente, ora sotto l’anticima e poi tra diedri, fessure e terreno un po’ più classico. Sosta sotto la torre sommitale. Mi attira un fessurino che la taglia in due, peccato una serie di comodini in bilico le facciano la guardia. Abbandono quindi la linea più bella e seguo una fessura-diedro su roccia non sempre eccezionale fino alla squadrata cima!

Cima appunto! Ed ora non ci resta che scendere…40 metri di calata ci portano in un canale pieno di sfasciumi e poi traversando alti verso destra fino alla pietraia che scende dal Pizzo Gallina e da lì, senza difficoltà, agli zaini!

La parte importante è che ci siamo divertiti ed è nata una via interessante. Sei tiri, 3 chiodi di passaggio e due soste completamente attrezzate… il resto fate voi. La roccia in basso è molto bella, sopra diventa un po’ più lichenosa, meno facile da proteggere e con qualche blocco qua e là da evitare!

Prima salita Tommaso Lamantia e Davide Mazzucchelli settembre 2018,
Prima ripetizione Marco Lacchini e Francesco Fumagalli, seconda ripetizione Matteo Castelli e Dario Rota




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