Ombra Silenziosa, la mitica via siciliana di Roby Manfrè finalmente ripetuta

Ombra Silenziosa alla Parete nord dell’Addaura sul Monte Pellegrino sopra Palermo, aperta in arrampicata solitaria nel 1993 da Roby Manfrè, è stata per tanti anni la via di più tiri più dura della Sicilia. Il racconto della prima ripetizione, e prima libera, effettuata ad ottobre da Luigi Cutietta, Maurizio Oviglia ed Eugenio Pinotti, ed uno scritto di Giuseppe Maurici che scattò le foto a Manfrè nel giorno dell'apertura 25 anni fa.
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Maurizio Oviglia sul secondo tiro di Ombra Silenziosa, la mitica via di Roby Manfrè aperta in solitaria nel 1993 sulla parete nord dell'Addaura, Monte Pellegrino (Palermo). Oviglia ha effettuato la prima ripetizione e prima libera insieme a Luigi Cutietta e Eugenio Pinotti
Luigi Cutietta

Roby Manfrè sta alla Sicilia come Pierluigi Bini sta al Gran Sasso e come Marco Bernardi sta alla Sardegna. Non si tratta di difficoltà, quanto piuttosto di mitologia. Tutte le vie aperte da questi arrampicatori hanno lasciato un segno indelebile nelle zone in cui si trovano, certamente per la difficoltà, ma probabilmente più per la logica e l’intuito che le hanno caratterizzate. E, non ultimo, per il carisma di coloro che le hanno tracciate. Tra i tre personaggi citati, che hanno fortemente segnato la storia dell’alpinismo dell’Italia centrale e insulare, forse Roby è stato il più prolifico avendo lasciato in eredità alla Sicilia una gran quantità di vie di carattere, spesso giustamente apprezzate, talvolta temute. E chissà quante ancora ne avrebbe fatte, se non fosse caduto quel giorno del ‘94 allo Schiavo mentre arrampicava slegato come era solito fare.

Forse ci muoviamo fuori tempo, o facciamo parte di un mondo parallelo. Fatto stà che siamo ancora in molti a subire il fascino della mitologia. Ripercorrere le orme dei grandi del passato è sempre stata ed è una delle motivazioni che spinge gli alpinisti a ripetere le vie degli altri, piuttosto che ad aprirne di nuove. Ma mentre la maggior parte di loro si dedica alle ripetizioni delle grandi classiche, altri preferiscono ricercare le vie dimenticate o mai riprese da nessuno, vuoi per la difficoltà, vuoi per una certa qual repulsione della parete. E cosa c’è di più attraente di una via irripetuta da 25 anni, malgrado diversi tentativi tutti conclusi nel primo terzo di parete?

Ombra Silenziosa è stata forse il capolavoro di Roby, aperta in solitaria il 24 giugno del 1993 in 13 ore ininterrotte di parete di cui restano solo poche preziose foto fatte da Giuseppe Maurici, suo amico e compagno di sempre. Ignaro del proprio destino, Roby cominciava il suo ultimo anno di vita; ma era in forma, finalmente si sentiva pronto per affrontare da solo la parete più strapiombante e repulsiva del Monte Pellegrino. Una parete nord, scura e spesso bagnata, costantemente strapiombante e aggredita senza sosta dalla salsedine. Su quegli strapiombi ogni appiglio scivola e ogni chiodo arrugginisce, ma proprio lì Roby era riuscito a disegnare il suo capolavoro, la sua via più difficile, il suo tracciato più ardito e visionario.

Luigi Cutietta vive a Palermo e lavora in ospedale come medico anestesista. E' stato uno dei "discepoli" di Roby, perché così si possono definire gli allievi dei grandi maestri. Ancora oggi vive nel suo ricordo, arrampicando e tramandando stile e filosofia di quei giorni grandi. Maurizio, tu sei riuscito a sublimare quei giorni - mi dice tra il serio ed il faceto - inventandoti e vivendo cose diverse, ma soprattutto trovando sulla tua strada nuovi compagni. Non capita a tutti questa fortuna. E allora rischi di rimanere ancorato a quei giorni, ai ricordi, evitando però se possibile di dire "ai miei tempi"… perché quando pronunci queste parole – continua - sei già vecchio. Spesso eccessivamente schietto e per questo incompreso, Luigi ammette senza nessun problema di avere molti difetti. Ci sono e si vedono – mi confida con la sua solita parlata teatrale - a differenza di quelli degli altri, che ugualmente esistono ma vengono dissimulati a tutti i costi.

In questi giorni è stato proprio Luigi a trascinare me ed Eugenio su questa parete. Eccitato all’inverosimile, ha scattato foto a ripetizione ad ogni traccia lasciata da Roby: un cordino, un vecchio chiodo aggredito dalla ruggine, uno spit da 8 piantato a mano. Quella via trasudava ricordi ad ogni metro anche se a scalarla era stato un uomo solo: Roby era lì con noi, e ad ogni passaggio sentivamo la sua presenza. Luigi teneva cosi tanto a questa via che ha voluto sostituire le soste del maestro con catene inox 316 marino, i suoi vecchi spit e chiodi arrugginiti con luccicanti fix marini, perché altri chiodi su questa parete non avrebbero superato l’anno di vita. Sono salito come se stessi aprendo una via nuova, ma sui passi di qualcuno che mi aveva preceduto. Così facendo per me è stato possibile arrampicare la via completamente in libera, anche se manca ancora la salita in continuità, in un giorno solo. Siate clementi: non è stato possibile fare tutto in queste corte e umide giornate ottobrine.

Non so se Ombra Silenziosa diventerà mai una classica, uscendo così, almeno in parte, da quell’aura di mitologia e leggenda che la circonda: "la via più dura della Sicilia, aperta 25 anni fa in solitaria e ancora irripetuta". Pur con qualche fix, rimane difficile ed impegnativa, tanto che mi sento di paragonarla (come impegno, lungi da me fare paragoni storici) a Fiore di Corallo in Mandrea, che ho ripetuto qualche anno fa.

Probabilmente, trovando la giornata giusta - che sicuramente Roby avrà saputo aspettare - per braccia allenate e menti alpinistiche oggi la via potrà risultare perfino piacevole. Quanto a noi, nonostante le cattive condizioni, ci siamo divertiti come in una sala di un cinema d’essai: pochi spettatori ma in grado di apprezzare una vecchia pellicola che ancora trasuda amore e passione. E come dice Luigi: "Roby avrebbe approvato".

di Maurizio Oviglia (CAAI)


Roby Manfrè visto da Giuseppe Maurici
Sempre alla ricerca di nuove pareti e di nuove vie, sempre più difficili e di salite nelle condizioni più impegnative, nel 1993 Roby, non pago di avere aperto vie come Gioco d’ombre a San Vito, sul più bello sperone roccioso di tutta la Sicilia e Ho sentito le Sirene cantare, sul pilastro ovest di Capo Gallo nel 1991, con uno sviluppo di "appena" 450 m e una difficoltà di sesto grado, aveva individuato una linea possibile sulla parete dell’Addaura, sul versante nordovest di Monte Pellegrino, non più uno sperone maestoso o una parete imponente, che si presentava come un unico continuo strapiombo rossastro, oltretutto piuttosto umido.

Dopo un primo tentativo da solo, conclusosi dopo una cinquantina di metri, Roby tornò in parete con un compagno, mi sembra fosse Mauro Bonazzi, che però dichiarò ben presto forfait per le difficoltà e la complessità della via.

Così un pomeriggio, come faceva sempre prima di fare qualcosa di particolare, mi disse che l’indomani sarebbe andato all’Addaura per provare ad aprire la via da solo, chiedendomi di passare a dare un’occhiata.

Il giorno scelto, un giovedì, Roby andò e attaccò la via; io, uscito dal lavoro passai da casa, cambiandomi e prendendo la macchina fotografica con il teleobiettivo più potente che possedessi, un 500 poco luminoso e ovviamente il mio treppiedi; così attrezzato mi recai al secondo tornante della strada che sale a Monte Pellegrino partendo da Mondello.

Da lì la visuale era perfetta e il sole illuminava di taglio la parete, inondandola di una luce molto bella, preparai la macchina fotografica, e cominciai a guardare attraverso il binocolo e iniziai a scattare foto; Roby era già in alto, molto in alto, stava risalendo lungo la corda su una grande placca grigia posta sotto lo strapiombo finale, dove aveva piazzato la sosta.

Quando giudicai che, giunto ormai agli ultimi 40 metri, sarebbe uscito nel tempo necessario perché salissi sopra e lo raggiungessi sulla sommità, mi incamminai verso la parte alta di Monte Pellegrino, lasciai la macchina e cominciai a percorrere il bosco verso l’uscita.

Giunto sul bordo della parete lo chiamai e, sebbene fosse a non più di trenta metri sotto di me, non riuscii né a sentirlo né, tanto meno a vederlo; così mi spostai verso nord in un punto da cui potevo vedere la parte alta della parete dove finalmente lo vidi, impegnato a superare un diedro maledettamente strapiombante una quindicina di metri sotto il ciglio della parete. Scattai ancora alcune foto di Roby, praticamente una formichina appesa sotto il bordo della parete, poi tornai alla macchina per comprargli dell’acqua e spostarmi in un posto da cui fosse più facile andarlo a prendere per potere poi tornare insieme giù e poi a casa sua dove c’era una cena organizzata non ricordo più per cosa.

Nel frattempo il sole era già tramontato e io ovviamente non avevo con me una frontale, per cui cominciai a camminare lungo la pista al buio; quello che non sapevamo nessuno dei due era il fatto che la pista fosse in realtà un anello, per cui mentre io la percorrevo in un senso, Roby tornava nel senso contrario, in modo che ci incontrammo solo quando io, non trovandolo lungo il percorso, tornai indietro alla macchina dove lo trovai ad aspettarmi e mi raccontò di quanto fosse così concentrato nel salire quell’ultimo diedro da non accorgersi che il sole era tramontato e che si era ritrovato nell’ombra senza neppure sapere come. Da lì nacque il nome Ombra silenziosa che rende benissimo questo progressivo sfumare silenzioso della luce nell’ombra e poi nell’oscurità.

di Giuseppe Maurici (CAI Palermo)
Autore della guida "Sicilia" CAI TCI Monti d’Italia

Ombra Silenziosa
Parete nord dell’Addaura - Monte Pellegrino (Palermo)

Prima salita: Roby Manfrè in solitaria, 24 giugno 1993 in 13 ore
Sviluppo 215m
Difficoltà di VI+/A3
Durante la prima ripetizione, effettuata da Luigi Cutietta, Maurizio Oviglia ed Eugenio Pinotti il 16 ottobre 2018, sono state richiodate inox le soste e sostituiti con fix inox spit e chiodi piantati da Manfrè. Tutti i tiri son stati liberati da Maurizio Oviglia, manca la salita in continuità. Le difficoltà sono continue e raggiungono il 6c+/7a (6a obbligatorio). Allo stato attuale per una ripetizione sono necessarie due serie di friend fino al 3BD, un 4BD. Eventualmente una serie di nut. Discesa consigliata a piedi ma possibile in doppia (tutte catene con anelli, doppie espostissime, passare rinvii)




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