Nepal: un paese in coprifuoco

11/04 Continuano le tensioni e i gravi scontri in Nepal e a Kathmandu tra i ribelli maoisti e le forze governative: mentre sale la tensione anche tra la popolazione le autorità hanno promulgato il coprifuoco diurno.
Nepal

Continuano le tensioni e i gravi scontri in Nepal e a Kathmandu tra le forze ribelli “maoiste” e le forze governative mentre sale la tensione anche tra la popolazione. E' di queste ultime ore la notizia, data dall'ANSA, del prolungamento del coprifuoco diurno deciso dalle autorità nepalesi per contrastare le manifestazioni contro l'assolutismo del re Gyanendra e in favore della democrazia indette in questi giorni dai sette principali partiti nepalesi.

In questi ultimi giorni le agenzie di stampa hanno riportato le notizie dei tre giorni di sciopero generale contro il re e il suo governo, dell'assedio della capitale da parte dei ribelli, degli scontri tra polizia e civili e degli spari della polizia contro una manifestazione che hanno causato un morto tra i manifestanti. Mentre varie fonti contano in varie decine le vittime tra ribelli, soldati e civili. La situazione è grave, insomma. E il coprifuoco diurno ne è una chiara prova.

In mezzo a tutto ciò proprio in questi giorni (siamo alla vigilia della stagione pre monsonica) sono transitati da Kathmandu molti alpinisti, anche italiani, diretti agli Ottomila. Tra questi: Nives Meroi, Romano Benet e Luca Vuerich diretti al Dhaulagiri; Mario Vielmo, Angelo Giovanetti, Renzo Benedetti e compagni al Makalu; Gnaro Mondinelli, Marco Confortola, Christian Gobbi e Michele Enzio allo Shisha Pangma; Stefan Andres e compagni al Cho Oyu. A favorire la logistica e il trasporto di tutti questi gruppi da Kathmandu (un esercizio di equilibrismo difficilissimo in questa situazione) è stato Manuel Lugli. Proprio da Lugli riceviamo questo breve report sulla situazione… che alla fine apre anche ad una speranza: non lasciamo solo il Nepal.


FORSE NON TUTTO E' PERDUTO
Report da Kathmandu di Manuel Lugli

Kathmandu, 10 aprile 2006
Sono giorni strani e pesanti questi a Kathmandu. Scioperi se n'erano già visti tanti, ma coprifuoco diurni mai. Assieme a NIma Nuru, il mio partner locale, ci muoviamo in macchina per Kathmandu grazie ad un pass speciale; la polizia ci ferma in continuazione, ad ogni incrocio, poi ci lascia andare. Le vie deserte sono uno spettacolo surreale, cosi' come i soldati armati che pattugliano strade ed incroci. Da lontano vedimao qualche tafferuglio, da vicino pietre, copertoni bruciati e qualche rottame fumante.

Sono giorni brutti questi a Kathmandu, giorni in cui nessuno sa bene cosa stia succedendo ne', soprattutto, cosa succederà. Abbiamo sudato le classiche sette camicie per far muovere i nostri gruppi da Kathmandu: Nives Meroi, Romano Benet e Luca Vuerich al Dhaulagiri, Mario Vielmo, Angelo Giovanetti, Renzo Benedetti e compagni al Makalu, Gnaro Mondinelli, Marco Confortola, Christian Gobbi e Michele Enzio allo Shisha Pangma, Stefan Andres e compagni al Cho Oyu. Soprattutto per queste ultime, con la strada per il confine tibetano bloccata dalla protesta che dilaga e quindi impercorribile, è stata particolarmente dura. Unica soluzione, l'elicottero: ed anche loro partono. Non si capisce davvero quale sbocco possa avere questa situazione.

Probabilmente in uno o due giorni la protesta più accesa e dura sarà finita, ma i problemi rimarranno, come sempre, irrisolti: i Maoisti e la coalizione dei Sette Partiti, con tutte le loro contraddizioni e correnti ed il re, un re assente (non si sa bene dove fosse in questi giorni, forse a Pokhara), nella migliore delle ipotesi, di più, un re incurante del destino del proprio paese ormai sull'orlo del collasso economico e civile, un re sordo cui la maggior parte della gente chiede di restaurare la democrazia.

Le notizie peggiori, gli scontri, i morti ormai dilagano nei telegiornali di tutto il mondo, mentre qui quei turisti che ancora sono in giro, sono costretti a spendere migliaia di rupie al telefono per rassicurare padri, madri, mogli e mariti a casa.

Stasera in Thamel è una sorpresa però: un violento temporale ha appena allagato Kathmandu, quasi a voler lavare persone e cose dalla violenza silenziosa del coprifuoco e da quella rumorosa dei manganelli e delle grida delle persone. Negozi e ristoranti hanno riaperto e tanti, turisti e nepalesi, si aggirano per strada. Un piccolo segno a dire che forse non tutto è perduto. Basta che il mondo non lasci solo il Nepal, anche se qui non c'è né petrolio, né diamanti, né gas. Noi ci proviamo.

Manuel Lugli


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Nepal e maoisti Ag. ANSA

Foto Loris Marin


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