Il terremoto e i rifugi del Gran Sasso

I rifugi del Gran Sasso non sono stati danneggiati dal sisma del 6 aprile e riprendono la normale attività con apertura su richiesta ad aprile e maggio nei fine settimana e continuativa da giugno a settembre.
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Il Rifugio Franchetti, Gran Sasso
Rifugio Franchetti
Nei giorni seguenti le forti scosse del 6 e 7 Aprile era molta la preoccupazione che anche i rifugi del Gran Sasso avessero subito danni. Fin da Teramo città era infatti visibile il solco di una grande frana e conseguente valanga causata dal crollo di alcuni blocchi rocciosi dalla Parete Est del Corno Piccolo ed era forte il timore che il sisma avesse danneggiato anche i rifugi in quota.

Lasciata sfogare la prima serie di scosse il 15 aprile io con Angelo Grilli (socio del CAI di Pietracamela e tecnico del C.N.S.A.S.) sono saliti dai Prati di Tivo per il Vallone delle Cornacchie fin su al Franchetti dove hanno avuto la bella sorpresa di trovare tutto in ordine, senza alcun segno del terremoto: ne crepe, ne lesioni, neanche una bottiglia caduta dagli scaffali più alti. Unico segnale che qualcosa di eccezionale era accaduto il solco della valanga/frana staccatasi a sinistra del Monolito, da una zona peraltro da sempre friabile e soggetta a periodici crolli.

Rassicurati della situazione del Franchetti il 17 aprile sempre il sottoscritto accompagnato da Massimo Di Giacomo e Gianluca Israel (soci del CAI di Pietracamela) partivano a piedi da Fontecerreto (base della Funivia di Campo Imperatore chiusa in seguito al terremoto) per salire a verificare la situazione del rifugio Duca degli Abruzzi, per conto della gestrice Emanuela Pivetta e della Commissione Rifugi del CAI Roma. Risaliti i Valloni sotto la funivia l’atmosfera grigia e nebbiosa rendeva ancora più triste la situazione di abbandono a Campo Imperatore: dopo la scossa del 6 aprile infatti tutti gli edifici sono stati sgomberati e albergo, ostello, funivia ed osservatorio astronomico sono deserti, lasciati in fretta dal personale che è stato evacuato a valle. Ma la solitudine e la malinconia della stazione turistica abbandonata è mitigata dall’apparente mancanza di danni evidenti alle strutture che sembrano davvero aver ben sopportato il sisma che ha devastato l’aquilano e l’Abruzzo.

Da Campo Imperatore al Duca degli Abruzzi la salita è breve e qui subito è stato chiaro che la muratura in pietra e la struttura in legno del tetto del rifugio non è lesionata ne presenta crepe o altri danni. Dopo il controllo esterno anche un’ispezione all’interno non rivela altro danno di qualche oggetto caduto dagli scaffali o un paio di panche rovesciate.

Al momento non abbiamo notizie del rifugio Garibaldi, del bivacco Bafile e degli altri rifugi del Gran Sasso, ma siamo fiduciosi che anch’essi siano in buone condizioni, come sappiamo è anche il rifugio Vincenzo Sebastiani nel gruppo del Velino-Sirente.

In un momento tanto tragico e triste per l’Abruzzo qualche buona notizia risolleva il morale e dà speranza in una rapida e forte ripresa della nostra regione.



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