Goodbye Lino Lacedelli

E' morto a 84 anni, nella sua Cortina d'Ampezzo, Lino Lacedelli, lo Scoiattolo che nel 1954 raggiunse per la prima volta la vetta del K2 insieme ad Achille Compagnoni.
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Lino Lacedelli durante le riprese di Rosso 70. Storia e memorie di 70 anni di alpinismo degli Scoiattoli di Cortina.
Rosso70

Goodbye Lino. Un grande ciao dal cuore. Se lo merita Lino Lacedelli, lo Scoiattolo di Cortina, Guida alpina e maestro di sci che ha legato il suo nome alla prima volta dell'uomo in cima al K2. Era il 31 luglio del 1954 quando lui e Achille Compagnoni arrivarono in vetta al K2, la montagna che, con i suoi 8610 metri d'altezza, è seconda solo all'Everest ma da tutti è considerata la più difficile e anche la più bella dei 14 Ottomila della terra. Quella sera, alle 18, dopo una battaglia infinita, Lacedelli e Compagnoni arrivarono in vetta mentre l'orizzonte del mondo sembrava che aspettasse solo quel momento per mostrarsi in tutta la sua bellezza.

Quella del K2 fu un'impresa immensa che ebbe un'eco grandissima in quell'Italia, ancora impegnata a risollevarsi dopo il secondo conflitto mondiale, e in tutto il mondo. Una vittoria che, come amava ripetere sempre Lacedelli, è stata possibile solo per il sacrificio e gli sforzi di tutti gli alpinisti di quella storica spedizione italiana. Su questo Lino Lacedelli non ha mai avuto dubbi. “Per noi contava il gruppo e il merito è di tutti! l'ho detto e lo dirò sempre” ho avuto modo di sentirlo ripetere solo pochi mesi fa. E non c'è alcun dubbio che fosse sincero, che lo sentisse veramente. Chi l'ha conosciuto sa quanto contassero i valori del gruppo. Per lui gli amici, gli uomini, lo spirito della montagna erano la cosa più importante. Lo dimostrano i suoi 64 anni nel Gruppo Scoiattoli di Cortina, il famosissimo sodalizio alpinistico di cui fino alla fine è stato una delle principali anime ed interpreti.

Lino Lacedelli, classe 1925, cortinese DOC, iniziò giovanissimo a muovere i primi passi nel mondo della scalata e dell'alpinismo. Aveva un amore innato per le sue montagne e per le Dolomiti e già da bambino fu attratto da quelle cime. Tanto che era poco più di un ragazzino quando, complice una momentanea distrazione del padre, seguì una guida alpina e la sua cliente fino in vetta alla Torre Grande delle 5 Torri. Per questa sua scapatella, il futuro salitore del K2 e di tante pareti delle Dolomiti, in cima dovette subire i rimbrotti della Guida (ma la cliente lo consolò con un pezzetto di cioccolato) e poi anche uno scapaccione del padre che l'aspettava alla base. Ma ormai il dado era tratto e la sua strada segnata: la passione per la montagna e l'alpinismo non l'abbandonerà mai più.

Così iniziò la sua trafila e le sue scorribande sulle rocce e i massi di casa. All'epoca la prima generazione degli Scoiattoli (nati il 1 luglio 1939) aveva già fatto parlare di sé e quei maglioni rossi che li contraddistinguevano erano il sogno di tutti i ragazzi cortinesi appassionati di scalata. Fu lo Scoiattolo Luigi 'Bibi' Ghedina, uno dei sestogradisti più bravi di quel periodo, che vide in quel ragazzotto innamorato della scalata e fisicamente fortissimo la stoffa del campione. Da allora la cordata Bibi Ghedina e Lino Lacedelli cominciò a macinare vie nuove tanto che nel 1946 anche Lino fu ammesso nel Gruppo Scoiattoli.

Ben presto per i due Scoiattoli arrivarono le prime “perle” da incorniciare. Come la veloce prima ripetizione della Costantini-Appolonio sul Pilastro della Tofana. Oppure, nel 1952, il capolavoro della prima salita della parete sud-ovest della Cima Scotoni in cui a Bibi e Lino si aggiunse Guido Lorenzi, altro grande Scoiattolo dell'epoca, per quella che per molto tempo venne considerata una delle più difficili vie delle Dolomiti. Senza dimenticare, nel 1951, la prima ripetizione della via Bonatti-Ghigo al Grand Capucin che Bibi e Lino salirono in giornata stupendo l'incredulo mondo alpinistico e confermando che anche i “dolomitisti” erano in gado di grandi performance nelle Alpi occidentali. tanto che questa salita, insieme a quella della Scotoni, permise a Lino Lacedelli ma anche a Bibi Ghedina e Guido Lorenzi di far parte, nel 1953, della prima selezione per la spedizione del K2.

Come sappiamo la storia, complice anche gli infortuni di Ghedina e Lorenzi, dirà che solo Lino farà parte di quella famosa spedizione del 1954 sulla montagna delle montagne. Lino si è conquistato quel posto a pieno titolo. La sua proverbiale forza, costanza e tenacia unita ad un'immensa passione prima gli consentirono di entrare nel team degli eletti per il K2. Poi, sul campo, di avere l'onore e l'onere di essere uno dei due alpinisti che toccarono per primi quell'ambitissima vetta. Un sogno che, durante la spedizione, Lino si è conquistato a pieno titolo domostrando non solo capacità fisiche ed alpinistiche eccezionali ma anche un'umanità e una disponibilità da grande uomo. Non a caso a Cortina tutti i suoi compagni davano per certo che, se qualcuno fosse arrivato in vetta, quello sarebbe stato Lino.

Dal K2 Lino Lacedelli tornò a Cortina carico di gloria, ma anche sofferente dei congelamenti alle mani che gli costarono l'amputazione di parte del pollice sinistro. Non smise però di arrampicare e di andare in montagna. Nel 1959 firmò la prima salita del bellissimo e vertiginoso Spigolo degli Scoiattoli sulla Cima Ovest di Lavaredo insieme ad Albino Michieli Strobel, Lorenzo Lorenzi e Gualtiero Ghedina. Nel 1960, con Strobel e Claudio Zardini, aprì un'altra difficile via sulla Punta Giovannina. Come, per tutta la vita, non smise mai di percorrere le sue montagne, i suoi boschi e sentirsi un alpinista e uno Scoiattolo.

Indubbiamente il K2 ha influito moltissimo nella vita di Lino Lacedelli. Gli ha dato una notorietà che ha pochi paragoni nel mondo dell'alpinismo. Gli ha dato gioie ma anche amarezze. Inutile negare che lo colpì profondamente la vicenda che vide Walter Bonatti rivendicare (giustamente) non solo il suo ruolo fondamentale per la riuscita dell'impresa ma anche la verità storica di quella salita. Lino Lacedelli non ha mai fatto mistero della sua ammirazione per Bonatti. Poi, nel 2004, con  “K2. Il prezzo della conquista”, il libro di cui è autore insieme a Giovanni Cenacchi, ha raccontato tutta la sua storia. Una storia che proprio quell'anno compiva il 50° anniversario e che lui ha voluto ricordare, oltre che con questo libro, anche recandosi al Campo base del K2. Dopo il lungo trekking del Karakorum, ai 5000 metri del Campo base più importante della sua vita, Lino Lacedelli ha incontrato la spedizione dei suoi Scoiattoli che hanno salito la grande montagna per festeggiare il 50° anniversario della sua prima salita. Ma soprattutto, ha potuto salutare per l'ultima volta l'amico Mario Puchoz, il suo compagno di spedizione morto mentre stavano preparando la via di salita.

Questo ritorno a 5000 metri e al K2, alla bella età di 80 anni, la dice lunga non solo sulla forza di quest'uomo ma anche sul suo spirito. Uno spirito che, ora che Lino non c'è più, siamo sicuri che continuerà ad accompagnare tutti i suoi amici, tutti gli Scoiattoli e chi ama la montagna.

Vinicio Stefanello


>> TRAILER. ROSSO70 - Storia e memorie di 70 anni di alpinismo degli Scoiattoli di Cortina.

>> TRAILER ANGELO DIBONA. Alpinista e Guida


Note:
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