Everest 2003, Golden jubilee - 4

Quarta "puntata" della corrispondenza, dal Campo base sud dell'Everest, di Manuel Lugli. Si va verso l'alto.
La luna nuova si sta facendo. E "Cuando la luna la cambie"... anche sull'Everest si spera nel bel tempo. Già domani (15 maggio) riprendono le grandi operazioni verso l'alto. Finora solo in pochi sono riusciti ad arrivare al Colle Sud, l'ultimo trampolino per (l'ancora lontana) vetta del tetto del mondo. Tra questi i trentini Renzo Benedetti e Sergio Valentini. Pochissimi, poi, e tutti utilizzando ossigeno supplementare, hanno toccato la vetta del Lhotse, la 4a montagna per altezza della terra.
Da domani anche l'Everest speed expedition (la spedizione di Fabio Meraldi e Manuela Dicenta) riprenderà a salire per perfezionare l'acclimatamento.
Di tutto questo ci parla Manuel Lugli (capo spedizione proprio dell'Everest Speed expedition) nella sua 4a puntata dal campo base sud dell'Everest. Ma anche di uomini tranquilli, e di attese che sanno di salita...
Buona luna nuova a tutti!

EVEREST GOLDEN JUBILEE - 4
Campo base Everest - Nepal, 14 maggio 2003
di Manuel Lugli - foto Oscar Piazza


Apocalypse now
Adoro l'odore del kerosene dei fornelli degli sherpa alla mattina presto. Sa di salita.
Finalmente il momento si avvicina. Dopo quasi un mese di salite - e discese - di acclimatamento tra campo base (5.350 m.), campo 1 (6.100 m.), campo 2 (6.450 m.) e campo 3 (7.300 m.), ma anche di roulette lungo l'Icefall, iniziamo l'ultima fase prima del tentativo vero e proprio.
Domani saliremo tutti verso l'alto. La maggior parte di noi di primissima mattina, visto che comunque arrivare al campo 2 è lunga e l'Icefall, col passare del tempo, allarga sempre più le sue fauci blu. Meglio attraversare mentre dorme ancora.
Fabio (Meraldi n.d.r.) invece seguirà il suo piano di allenamento: partenza alle quattro del pomeriggio e salita diretta al campo 3 (!). Ora di arrivo prevista, ore 22.00; poi discesa immediata al campo 2 per una dormita come si deve. Il giorno dopo dovrebbe salire direttamente al Colle Sud per poi scendere a dormire al campo 3, e quindi di nuovo al campo 2. Domenica, tutti giù, per una pastasciutta e un buon sonno.
Questi misteriosi movimenti - che il vento può immobilizzare, impedendo persino di uscire dalle tende al campo 2 - saranno gli ultimi che Fabio compirà prima del suo tentativo di record. In effetti, il suo acclimatamento appare davvero buono. Qualche indizio? Percorrenza campo base-campo2: 2 ore e 45 minuti, con un dislivello medio misurato di oltre 1.300 metri, tra 5.300 e 6.400 metri di quota - non dimentichiamo che in mezzo c'è quel pazzesco labirinto verticale dell'Icefall - ed uno sviluppo pauroso. Decisamente siamo a buon punto.




I giorni successivi vedranno comunque ognuno di noi muoversi verso l'alto, completando l'acclimatamento, con ritmi e tempi diversi dettati dalla logistica dei campi (al campo 3 abbiamo solo due tende e quindi non più di quattro persone alla volta possono dormire lì) e dalle personali condizioni fisiche. Ognuno di noi ha già il suo compito: riprese filmate, assistenza, logistica. Quindi calibriamo ogni energia per essere al meglio nel momento topico. Manuela (Dicenta) è in buona forma, anche se il suo tentativo, completamente slegato da quello di Fabio, avverrà con tempi e progressione classici, quindi con pernottamenti ai vari campi, ossigeno dal Colle Sud e l'assistenza di uno sherpa d'alta quota.
Insomma, ora quel che serve davvero è un tempo decente: poco vento ed un freddo accettabile.
Finora il Sagarmatha ha dettato legge e tutti gli si sono inchinati - del resto quando il vento ti mette a bandiera mentre sei attaccato alla corda fissa, non vedo grandi alternative. Parecchi sherpa, ma pochissimi alpinisti sono arrivati al Colle Sud. Il vento ha spazzato le rocce nere della montagna oltre gli 8000 metri, impedendo a chiunque di mettere giù le ultime corde. Persino gli impettiti militari indo-nepalesi non ci sono riusciti.
Il 16 maggio cambia la luna e molti di noi, mistici o pragmatici, attendono ansiosi questa luna piena che potrebbe cambiare il clima, oltre ad illuminare il cammino dei pellegrini d'alta quota. Il grande alpinista basco Juanjo San Sebastian ci ha scritto persino un libro sopra, "Cuando la luna la cambie". Tante volte gli è successo di poter ripartire dopo il cambio della luna. Noi a questo punto ci conteremmo proprio.

Lhotse
Il Lhotse, parente povero dell'Everest, ha visto finora le uniche salite della stagione himalayana 2003. Il 12 maggio ci sono riusciti 4 giapponesi, 3 sherpa, 4 militari indiani e 3 nepalesi; il 13 maggio quattro coreani e tre sherpa. Il tutto con ossigeno e vento forte d'ordinanza. Il vento era davvero violento, per quanto il canalone del Lhotse sia più protetto dell'Everest.
Fausto De Stefani, che ha fatto il suo tentativo anch'egli il 12 ha dovuto scendere verso gli 8.300 metri: senza ossigeno era impossibile proseguire, soprattutto non si poteva respirare nel vento. Ritenterà, se davvero il tempo darà tregua. Lo stesso per il tedesco Peter Guggemos che, diretto al Colle Sud, già a 7.500 metri ha rinunciato per il freddo intenso aggravato dal vento.
Stamattina i militari indiani, probabilmente assieme ai nepalesi, sono arrivati nei pressi del nostro campo, ai piedi del'Icefall, sventolando una bandiera indiana e cantando peana hindi per l'ascensione vittoriosa. Come alcuni avranno già avuto modo di constatare, non nutro grandi simpatie per gli apparati militari in generale né tanto meno per le spedizioni che fanno della "conquista" (già una brutta parola) di una montagna il simbolo della "vittoria" di una bandiera.
Però, stamattina, vedendo questi uomini urlare la loro legittima felicità, finalmente liberati della loro "immagine" militare, pur con una certa sana invidia per il loro successo, mi sono sentito bene. Potenza della montagna.




Uomini tranquilli
Chi sta muovendosi perfettamente a proprio agio tra campi, corde, tende e crepacci sono i trentini Renzo Benedetti e Sergio Valentini. Sono scesi oggi in ottime condizioni dal Colle Sud - sono tra i pochissimi alpinisti ad esserci arrivati finora - e ci hanno detto di essere pronti per il tentativo finale.
Renzo e Sergio non sono certo novellini. Sergio ha già salito Cho Oyu e Shisha Pangma, e tentato l'Everest da nord nel 1999. Renzo, per parte sua, ha all'attivo Gahserbrum II, Manaslu e Cho Oyu.
Ci fa comunque un gran piacere che, in questo Barnum di spedizioni monumentali, truppe cammellate, alpinisti ossigenati, sherpa d'alta quota, radio e televisioni, un microscopico team come il loro (Il Nodo Infinito) abbia saputo muoversi così bene. Certo con la fatica e la sofferenza che tutti qui devono per forza affrontare, ma usando le energie fisiche e psichiche nel modo giusto.
Hanno due sherpa che li hanno aiutati nella posa dei campi, questo è vero, ma saper lavorare con gli sherpa non è poi quel "piece of cake", come dicono gli americani, quella cosa così semplice che sembra. Molte delle spedizioni presenti qui dalla fine di marzo, hanno decine di sherpa, ma sono molto più indietro di loro. Anche questa è arte, ragazzi.
Come tutti noi, anche Renzo e Sergio attendono il momento giusto - il 22, il 23 maggio? - e poi su. Niente sherpa, niente ossigeno. Per aspera ad astra.


di Manuel Lugli

Nelle foto in senso orario: Tratto d'uscita dall'Icefall. Parte del Team Everest speed expedition al Campo 2. Salita verso il Campo 3 e il Colle Sud. Parete Ovest del Lhotse. (ph Oscar Piazza)

Portfolio
1° report dall'Everest 2003
2° report dall'Everest 2003
3° report dall'Everest 2003
Manuel Lugli
news Everest
Meraldi e l'Everest
Everest speed expedition
"?QuizEverest" KAYLAND




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