Simon Carter

Ma qual è il punto di vista del fotografo-climber che "guarda" e "fissa in immagini" l’arrampicata? Abbiamo cercato di capire quale sia l’approccio di quest’uomo "dietro l'obbiettivo" per scoprire come vede il nostro e il suo mondo verticale.
Simon, come sei arrivato a fare il fotografo professionale di arrampicata?
Ho iniziato con la fotografia a scuola quando ero ancora teenager, forse 24 anni fa. L'idea di combinare questa passione con quella dell'arrampicata mi era sempre piaciuta, ma credevo che sarebbe sempre rimasto un sogno. Mi ero convinto che - o almeno ero stato convinto - che non sarebbe stato possibile, almeno non qui in Australia. Poi, circa 13 anni fa, mentre scalavo a tempo pieno sui Monti Arapiles ho iniziato con la fotografia durante i giorni di riposo. Da lì ho preso la decisione di tentare seriamente. Credo sia dipeso in parte anche dalla paura della difficoltà a trovare un lavoro "normale" dopo essere stato un arrampicatore full-time, ma in parte volevo anche semplicemente fare la cosa che mi piaceva di più.
Quale sono le cose più difficile del tuo lavoro? E le più semplici?
Sicuramente trovare il tempo per fare tutto è la cosa più difficile. Trovare l'equilibrio giusto tra gestire il business, viaggiare e fare foto è complicato. Sarebbe bello avere risorse e tempo illimitate per scattare le foto. In un senso fare le foto è la parte più semplice, anche perché mi piace andare in posti nuovi per catturare belle immagini. ma come dicevo, ci sono momenti quando il tutto diventa un lavoro arduo e molto più coinvolgente del dovuto!
Cosa cerchi in una grande foto?
Un "senso del posto" è una delle cose a cui attribuisco un valore molto alto in una foto. Mi piace quando un'immagine dice qualcosa di interessante sulla via e sul posto. Mi piacciono foto che combinano azione e luogo. Catturare l'azione e positivo, quasi obbligatorio, ma preferisco se viene mostrato anche qualcosa di speciale o unico della via o dell’ambiente. Per esempio se la via supera una formazione interessante deve mostrarla perché qualcun'altro potrebbe essere ispirato a fare quella via e visitare quella zona. Certo combinare questi diversi aspetti può risultare non facile.
La fotografia di arrampicata è cambiata durante gli anni?
Si, molto. L'arrampicata ovviamente è cambiata: ci sono più arrampicatori, è un’attività meno di nicchia, ma ci sono anche più posti e vie; è una cosa positiva. Ma i cambiamenti maggiori sono dovuti alla tecnologia e all'impatto che essa ha sulla fotografia e il business - è moto lavoro stare a galla di tutto! Quando ho iniziato facevo tutto via posta, fax o telefono, adesso l'email e internet regnano. Naturalmente è più semplice lavorare con climbers e altre aziende in tutto il mondo. E’ l’effetto globalizzazione! E ovviamente le macchine digitali hanno modificato la fotografia in generale. E’ diventata molto più semplice ed accessibile a tutti. Non sono convinto che abbia migliorato la fotografia, o che necessariamente abbia contribuito a una fotografia migliore, ma questa è la direzione in cui sta andando il mondo...
Cosa usi per catturare le tue immagini?
Uso ancora il rullino - e intendo continuare ancora per un bel po’. Mi piace usarlo. Mi piace il lato fisico della pellicola, la sua qualità, i sui colori. Attualmente sto usando una Nikon F100 (che non è più in produzione) e come pellicola uso soprattutto Fuji Velvia 50 (anche questa fra poco non verrà più prodotta). Utilizzo lenti fisse che sono più veloci degli zoom e danno risultati migliori. I miei preferiti sono il 16, 20, 35, 85 e il 135mm. Poi aggiungo le corde statiche, i jumar, l'attrezzatura d'arrampicata e un imbrago completo.
Raccontaci del tuo ultimo libro World Climbing. A vederlo dev'essere nato da un grande progetto
Si, potete dirlo forte! Ho iniziato a viaggiare e fare foto all'estero nel 2000, facendo due viaggi “seri” all'anno. Ma c'ho messo un paio di anni per pensare a potere davvero creare un libro che mi piacesse davvero. Alla fine l'ho pubblicato da solo, quindi c'era anche molto lavoro da questo lato di produzione e distribuzione.
Il risultato si fa vedere. Di cosa sei più fiero?
Di essere rimasto fedele ai miei sogni e aver sempre fotografato le cose che mi hanno ispirato e interessato di più.
SIMON CARTER
Nato a Canberra, Australia nel 1966, Simon Carter si è interessato di fotografia e arrampicata da teeneager. Ha arrampicato dal 1984, e all'inizio degli anni ‘90 gli sono riuscite alcune delle vie più difficile dell'Australia. Simon ha iniziato da fotografo freelance nel 1997. Le sue opere sono pubblicate in tutto il mondo e alcuni Premi riconoscono la qualità del suo lavoro. Il suo primo libro, Rock Climbing in Australia è stato pubblicato nel 1998 e il secondo, World Climbing: Images from the Edge, nel 2005
World Climbing: Images from the Edge
Un’odissea fotografica straordinaria, una fonte di ispirazione e bellezza. La ricchezza di colori e le prospettive inaspettate catturano l'attenzione dello spettatore, portandolo in un'altra dimensione. Questo lavoro cattura più di 90 arrampicate in azione in 29 falesie e 12 paesi diversi. Documenta il meglio dell'arrampicata, dalle vie più facili a quelle più difficili.
Info: www.onsight.com.au