La clessidra della Sellaronda, i vincitori e la magia dello Ski Alp

Il 18 febbraio Alain Seletto e Tony Sbalbi, Roberta Pedranzini e Francesca Martinelli sbancano la 16a edizione della Sellaronda Skimarathon aggiudicandosi la grande gara di scialpinismo delle Dolomiti. Il magico tour atraverso i Passi Gardena, Campolongo, Pordoi, Sella raccontato da Lorenzo Scandroglio.
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La partenza da Selva Val Gardena
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Quella di venerdì  attorno al Sella è stata un’edizione  tra le più belle degli ultimi anni. 380 squadre al via, anche se non tutte hanno portato a termine la “maratona” con gli sci e le pelli. Temperature accettabili e una luna gigante che ha lasciato solo brevemente la scena a qualche fiocco di neve. La prima “capitanata” da Oswald Santin, dopo la scomparsa in un intervento di soccorso alpino di Diego Perathoner. “Ho voluto puntare sul passaggio nel cuore dei paesi”, ha dichiarato venerdì notte un sorridente Santin. E la puntata è andata a buon fine, tanto che la gara non è entrata solo nel cuore dei paesi.

La fatica non si misurava ma come non sorridere davanti a tanti applausi? A ogni passaggio nei centri, dietro alle transenne erano assiepate centinaia, forse migliaia di spettatori. E in ogni piazza, dove la neve è stata portata per consentire il transito degli sciatori-alpinisti, uno speaker faceva la cronaca facendo risuonare nell’etere, non solo i nomi dei protagonisti, ma anche parole a molti ignote: “Ecco, viene liberato il tallone, attacchi e scarponi vengono messi in assetto da salita! I concorrenti ora riprendono dalla tutina le pelli di foca e le applicano alle solette degli sci. E via, verso il prossimo passo!”.

Alla fine Guido Giacomelli, il recordman della Sellaronda, non c’era. Assente anche il suo storico compagno Hansjorg Lunger; Guido non avrebbe potuto correrla con nessun altro questa gara. Ce n’erano altri di fuoriclasse, dal francese Tony Sbalbi a Graziano Boscacci, da Alain Seletto a Daniele Pedrini, da Francesca Martinelli a Roberta Pedranzini. E anche sul fronte della cronaca agonistica lo spettacolo non è certo mancato.

Diversamente da altre edizioni dominate da cima a fondo dagli stessi battistrada, stavolta si è assistito al colpo di scena. Dapprima scattano in testa Graziano Boscacci e Daniele Pedrini e, per oltre metà gara, tengono botta. Poi eccoli, i due favoriti, Tony e Alain che avanzano irresistibili. Già sulla terza salita il sorpasso è cosa fatta e, con esso, la vittora finale. Diverso il discorso per le ragazze dove, la presenza delle bormine Francesca Martinelli e Roberta Pedranzini agevolava i pronostici. Imprevedibile invece l’ennesimo record di Francesca e Roberta, 37° tempo in classifica assoluta considerando anche gli uomini.

Dietro, oltre alle scommesse con gli amici, c’è chi teneva d’occhio il cronometro per migliorare se stesso. E nessuna gara come questa permette di fare dei confronti affidabili, se è vero, come è vero, che qui per quanto cambino le condizioni, per quanto possa esserci una neve più o meno veloce, non è mai come in certe scialpinisiche in cui il confronto coi tempi degli anni precedenti è un azzardo insensato. Così l’obiettivo, anno dopo anno, è di riuscire a fermare il cronometro qualche minuto prima.

C’è chi costruisce il proprio sogno sulla soglia delle 5 ore, chi su quella delle 4. Ma alla fine il risultato è lo stesso. Decine di posizioni più avanti, è vero, anche se è quella soglia a muovere un anno di allenamenti, la speranza di esserci, la costanza di andare avanti senza arrendersi al freddo e alla stanchezza. Una soglia liquida. Niente di più effimero, niente di più potente di quella clessidra di sabbia che è il tempo.





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