Torre di Aimonin in Valle dell'Orco, storia di un dolomitista in trasferta di Rolando Larcher

Rolando Larcher alle prese con la bellezza dell'arrampicata trad in Valle dell'Orco: il video (realizzato da Riky Felderer) e il report della scalata di due nuovi itinerari sulla Torre di Aimonin: Cani & Gatti (8a+), aperto in stile misto e trad da M. Oviglia e P. Seimandi e liberato da Rolando Larcher e Conosci te stesso? (E7 6c o 8a), tiro in arrampicata trad, aperto e liberato dallo stesso Larcher.
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Rolando Larcher durante la prima libera di Cani e Gatti 8a+, Torri di Aimonin, Valle dell'Orco
Riky Felderer



Trad Climbing Meeting CAAI 2014, una piacevole giornata di scalata sta per concludersi, trascorsa accompagnando ospiti venuti da mezzo mondo, per scoprire le meraviglie della Valle dell'Orco. Quando ci sono buone occasioni per scalare sul granito, non me le faccio mai scappare, questa del meeting trad è imperdibile, per il posto e la compagnia.

E' quasi ora di rientrare a Ceresole per la cena, ma prima c'è tempo per stancare meglio le braccia... così chiedo a Mauri (Maurizio Oviglia), se c'è qualcosa di curioso da provare. Prontamente mi propone di dare un'occhiata al secondo tiro non liberato della sua via “Cani & Gatti”, che affronta il lato più repulsivo della meravigliosa Torre di Aimonin.

Parto immediatamente assieme ad Herman (Zanetti), prima un bel tiro atletico trad, sosta comoda e poi ancora in fessura, finché muore in uno scudo compatto strapiombante, dove i friends cedono il passo agli spit. Una sequenza fisica mi permette di salire, poi tutto scompare e mi fermo scoraggiato su dei micro-cristalli. Quando la resa sembra l'unica soluzione, scorgo una banchetta due metri a destra dell'ultima tacca. In quel momento un flashback mi fa intuire una soluzione azzardata. Rivedo mentalmente quelle sequenze video di lanci disperati risolutori che spesso Alessandro (mio figlio) mi propone.

I lanci non sono proprio la consuetudine del mio bagaglio motorio, ma ci provo comunque, sono troppo un bel gesto! Così inizio a prendere le misure, facendo i primi timidi salti, con il timore di scorticarmi le mani sullo spigolo tagliente dell'arrivo. Herman da sotto deve collaborare, sincronizzando il giusto lasco della corda e, dopo alcuni pendoli, riesco a coordinare il tutto ed agganciare la presa. Bene, fantastico, ora basta proseguire per la sosta, ma mi ritrovo completamente fuori dalla linea dei chiodi... Fortunatamente trovo tutte le tacche ed entusiasta raggiungo la fine, adesso possiamo andare a cena!

Il meeting è oramai concluso e si torna a casa, ma in testa ho fisso il lancio e alla fine di ottobre riesco a ritornare assieme a Max (Zadra). L'idea è di fare un buon ripasso, per poi rimandare il tutto alla primavera. Attendo il sole per il primo giro ed inaspettatamente sento subito buone sensazioni, dovute ad un'eccezionale aderenza ed una forma migliore. Già che son qua parto cattivo per il secondo giro, il sole però dopo appena 40 minuti, beffardamente scappa dietro la montagna. Il freddo è subito pungente e ancora prima del lancio, mi trovo appeso con le mani insensibili. Il calore ritorna subito, riparto immediatamente e con stupore mi ritrovo dopo il lancio e poi indenne in sosta.

Molto bene, bella sorpresa, 1000km risparmiati, ma così mi mancherà il “giocattolo” di granito per la primavera. Il valore aggiunto, alla magia della Valle dell'Orco, è che offre ancora un sacco di opportunità, per chi ha gli occhi per coglierle. Lo dimostra il fatto, che ancora quando Max mi calava congratulandosi per la rotpunkt, scorgevo poco a destra una linea apparentemente intonsa e di un incredibile bellezza. Eccolo, questo sarà il giocattolo per la primavera 2015, quello che forse esaudirà un altro dei miei sogni, la scoperta e la realizzazione di un impegnativo ed estetico tiro trad.

Ed eccomi nuovamente pronto all'appuntamento, accompagnato da Andrea Giorda, torinese, amico e profondo conoscitore ed interprete della Valle. Armato di tutti gli strumenti trad, comincio la scoperta delle sequenze, ma sopratutto della possibilità di riuscire a proteggermi adeguatamente. La fortuna è ancora dalla mia parte, trovando una teoria completa di movimenti ed altrettante fessure medio-piccole dove posizionare friends e microstroppers. Faccio alcuni giri e ritorno a casa spellato e gasato.

Il ferro va battuto finché è caldo, ed in breve mi sparo altri 1000km. Questa volta per metà della strada non sono da solo, a Milano recupero un esperto granitista, Andrea Sommaruga. Andrea è un amico recente, con cui ho il piacere di condividere due giornate, occasione per conoscerci meglio ma anche per avere un parere autorevole del progetto. Arrivo come sempre a tarda notte a Noasca, dormiamo in macchina e al mattino su a giocare.

Oggi le cose cantano bene, dopo il primo giro ottimizzo bene i passi e le protezioni. Al secondo cado alto, riparto e trovo una leggera miglioria nel finale, l'avessi capita prima! Riposo per il terzo giro, comincio ad accusare stanchezza, ma non posso aspettare troppo perchè il sole sta arrivando. Parto deciso, tutto fila liscio, comincio a sperarci, ma poi la stanchezza mi frega dove pensavo d'esser salvo. Basta per oggi, a casa nuovamente, altri km mi attendono, con la speranza che non venga troppo caldo visto che giugno è oramai alle porte.

A casa cerco subito di riorganizzare una nuova trasferta, ma nessun amico riesce a liberarsi per le 28 ore scarse necessarie. Sto quasi per arrendermi rimandando tutto all'autunno, quando Alfredo (Mendini), ribattezzato “Salvatore”, alle 20.00 mi avverte che c'è, alle 21.00 siamo già in strada, rotta verso ovest.

La mattina successiva vola come una formalità... Riscaldamento consueto e su tranquillo e determinato, andando dritto al capolinea al primo colpo. Ne ero certo! Scendo appagato e felice, ringraziando ancora una volta Alfredo per il suo aiuto. La giornata è ancora lunga e così messe via le corde, ne approfitto per sdebitarmi con l'amico, accompagnandolo alla scoperta di questa splendida Valle alpina fin quasi al Col del Nivolet, dove la neve ci sbarra la strada.

Una nuova via va ad aggiungersi alle tante della valle, per il nome ho pensato “Conosci te stesso”, con o senza punto interrogativo, la punteggiatura è una scelta personale.

Questo genere di salite, al di là dello scontato discorso atletico e dall'indiscutibile pulizia etica, hanno un importante valore introspettivo. Permettono di conoscere e controllare le proprie paure e le reazioni in condizioni di stress, capendo i limiti personali ed intuendo fin dove si è disposti a spingerli. Un'occasione di conoscersi e migliorarsi non solo dal lato intellettuale, vivendo la gratificante sensazione dell'ingegnosa manualità dell'arte del proteggersi. Una totale bolla di autarchia psico-fisica, se non fosse per il paziente compagno in sosta... Poi, se al nome aggiungiamo l'interrogativo, diventa quasi un monito, ma anche un invito, alla scoperta del trad, un imperdibile tassello del meraviglioso mondo della scalata.

Rolando Larcher CAAI

Ringrazio i numerosi amici che mi hanno aiutato per queste due salite: Maurizio Oviglia, Herman Zanetti, Massimiliano Zadra, Andrea Giorda, Andrea Sommaruga e Alfredo Mendini.
Un grazie agli sponsor per il supporto: La Sportiva – Montura – Petzl – Totem
Ringrazio Riky Felderer per il video

Valle dell'Orco – Torre di Aimonin
Via “Cani & Gatti
Aperta da M. Oviglia e P. Seimandi nel giugno 2009
Liberata da R. Larcher il 29 ottobre 2014 dopo averla provata il 20 settembre 2014
L1:6c+ L2:8a+
Materiale: una serie di friends fino al nr.4

Via “Conosci te stesso?” “Know Yourself?“ Aperta da R. Larcher il 23 e 30 maggio 2015
Liberata il 3 giugno 2015 da R. Larcher
50 metri
8a trad o E7 6c
Materiale: doppia serie di Totem + nr.3 + nr.4 + stoppers medio piccoli.




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