Strike! l'incredibile via di Perda asub 'e pari

Il 31 maggio scorso, a 33 anni dalla sua apertura, Maurizio Oviglia e Corrado Pibiri hanno ultimato questa storica via del Sud Sardegna. Da tre tiri ora la via ne presenta sei (più due di spostamento) ed arriva sino in vetta alla bellissima struttura di Perda asub 'e pari (nota come Garibaldi), una delle più caratteristiche della Sardegna.
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Maurizio Oviglia sull'incredibile quinto tiro, nella grotta dove vive l'eremita.
Paolo Contini
Strike! di Maurizio Oviglia

Sembrerebbe una notizia di poco conto, tre tiri aggiunti ad una via semi-dimenticata, ma le belle vie penso che meritino sempre uno spazio per essere recensite e quindi riscoperte. Soprattutto se sono un’eccezione e presentano un’arrampicata di tale varietà e fascino come la Strike. La Sardegna, si sa, è terra di calcare. Chi vuole bel granito è meglio che si rechi in Valle dell’Orco, in Val di Mello o al limite a Bavella, in Corsica. Lì troverà roccia pulita, tafonata, perfetta. In Sardegna, invece, il granito è arrotondato dal vento. Le fessure non son nette ma svasate, spesso ostiche, i muri sono ricoperti da fastidioso lichene o muschio; sulle placche, spesso troppo ripide, non v’è ombra di una tacca o cristallo che permetta di stare attaccati. Insomma scalare spesso non è un piacere, ma una sofferenza. Eppure l’arrampicata in Sardegna, in piena influenza californiana (incredibile, vero?), nacque proprio sul granito di Villacidro e, appunto, dei 7 Fratelli.

Erano gli anni settanta quando uno sparuto gruppo di cagliaritani aprì le prime vie al Garibaldi. Tra esse c’era la Strike, soli tre tiri e un diedro pressoché perfetto. Quando la salii, nel 1984, soli 4 anni dopo l’apertura, non mi sembrò per la verità nulla di speciale, anche se su questa via il granito era abbastanza pulito. Ma quando, nell’inverno scorso, in due giornate di terribile maestrale, vi ritornai per ben due volte, mi dissi che questa scalata aveva un che di affascinante che un tempo, forse, non ero stato in grado di cogliere. Ma si sa, i tempi cambiano, e la nostra percezione anche! Forse ciò che una volta era la normalità, oggi ci pare bello, proprio perché nessuno lo fa più!

Alla seconda sosta, intirizziti dal freddo e dal vento, non ce la facevamo più e decidemmo di rinunciare. Ma invece di scendere in doppia, come tutti avrebbero fatto, ci infilammo in una spaccatura strisciando per 40 metri e uscimmo dall’altra parte della montagna, dove regnava la calma più assoluta! Questa struttura, nota localmente col nome di “Una pietra sopra l’altra”, è veramente sorprendente! All’interno è un dedalo di cunicoli che passano da parte a parte la montagna. Blocchi grandi come palazzi, accatastati uno sull’altro, fenditure da viaggio al centro della terra, davvero non crederete ai vostri occhi. Mentre speleologicamente strisciavo, non ho potuto fare a meno di pensare al camino del Nautilus, in Val dell’Orco, una via molto famosa, dove i ripetitori si eccitano allorchè scendono nelle viscere del Sergent. Cosa direbbero se scalassero qui? E perché mai sul Nautilus va così tanta gente e qui nessuno?

La Strike era tuttavia clamorosamente incompiuta. Sopra la terza sosta, era più che evidente che la montagna proseguiva. Perché Corrado Pibiri, nel 1980, non aveva osato andare oltre? A forza di osservare il Garibaldi, nelle mie visite di quest’inverno, ho risolto finalmente il rebus della parte alta ed ho visto una linea possibile per arrivare sulla cima. Ho invitato, ovviamente, Corrado a venire con me a proseguirla. Dalla cengia volevo salire un lastrone appoggiato, ma data la presenza di licheni, occorreva prima spazzolare. Giunti fin lì, tuttavia, ci siamo resi conto che potevamo nuovamente entrare nella montagna e scalarla dall’interno, uscendo più in alto da un buco!

Il quinto tiro si annunciò con un traverso di dura placca. Nuovamente il vento dell’ovest soffiava impetuoso e facevo fatica a stare in piedi. Non osavo traversare oltre, quando mi accorsi che, sotto il gigantesco blocco finale, c’era un buco. Vi strisciai dentro con la corda e tutti i miei friend e sbucai a quattro zampe dalla parte opposta su una tavola piana di granito. Davanti a me sorrideva un albero per far sosta. Con un tiro di camino e placca, pure questo stranissimo che un po’ ti porta a Yosemite, sbucammo finalmente in vetta.

Se vi presento questa via è perché penso che sia qualcosa di particolare, che meriti una visita. Forse, davvero, non ho mai scalato una via così strana! Ogni tiro è diverso, e le sorprese sono davvero tante. E’ bello scoprirle mentre si sale, che quasi spiace rivelarne la trama. Tuttavia, forse tra varianti e dedali naturali, finireste per perdervi. Dunque, dopo il racconto di Corrado, scriverò una breve relazione. Poi, come per i film, chi preferisce l’avventura e la sorpresa, faccia a meno di leggerla!

Strike. Un ultimo fix (di Corrado Pibiri)
"Dai Co, è tardi..! E perchè fai un buco proprio lì?" chiese Chicco mentre già imbruniva e c'era il rischio che i forestali chiudessero la sbarra all'ingresso della foresta.
"Visto che c'è ancora un po' di benzina ne approfitto per mettere un ultimo fix" gli risposi " e così domenica prossima magari proseguiamo ed esce un altro bel tiro".
Era il 1991 e Chicco si prestò volentieri a darmi una mano a risistemare qualche sosta al Garibaldi, ora poi che Daniele gentilmente ci aveva prestato il suo trapano a benzina…
Una bella risistemata era necessaria; del resto erano passati più di 10 anni da che le vie furono aperte.
"Ti assicuro, Chicco, sistemiamo solo le soste." gli dissi " Dopo che le vie sono state aperte con sistemi tradizionali, non sarò certo io a snaturarle riempendole di fix.".
"Come? Nel passo chiave della Stike però un fittone l'hai messo" mi rispose perplesso.
E' vero, l'avevo messo. Ma fu quella l'unica eccezione.
Il passo chiave, più o meno a metà dell'ultimo tiro, risultava sempre estremamente difficile da proteggere. La fessura è svasa e anche oggi, con i friend, la protezione risulterebbe sempre un po' aleatoria.
Per anni è rimasto in loco un cuneo di legno con piantato a fianco un chiodo a lama. Mi ricordo che allora -nel 1980, senza che si conoscessero i friend- non riuscii ad inventarmi nulla di meglio.
E che dire poi della fessura off-width del secondo tiro?
Ricordo solo che ci rimasi molto male quando, arrivato lì, constatai che il mio excentric numero 11, il più grande in commercio, non si incastrava in nessun modo perchè “piccolo”.
Tornato a casa con le pive nel sacco, misi in pista mio padre che vantava ottime amicizie con un falegname del quartiere di Villanova.
I manuali del Cai dicevano che il legno principe per i cunei dovesse essere il frassino?
E frassino sia.
Il buon Mario tornò a casa tutto orgoglioso con un cuneo che avrà pesato almeno 1 chilo. E così non restò che aspettare la domenica successiva.
Ma un pizzico di fortuna non guastò: Quando il martedì mattina andai alle 8 in facoltà e realizzai che tutto era chiuso per uno sciopero generale, non esitai un attimo a chiamare Bruno.
"Bruno, qui è tutto chiuso -gli dissi- perchè c'è sciopero generale"
"Anche io sono in sciopero!!" si affrettò a rispondermi.
" E allora? Garibaldi?" ansioso gli chiesi
"Garibaldi!!!"rispose Bruno senza esitazioni.
Il cuneo risultò essere perfetto e di ottimo legno visto che oggi, a distanza di 33 anni, è ancora lì.
E così, da buon studente di lingue non potei non chiamare la via “Strike”, sciopero, appunto.

E quel famoso fix?
"Senti Corrado, che ne diresti se provassimo ad aggiungere qualche tiro alla Strike?" mi fa Maurizio al telefono qualche settimana or sono "Sai? dove avevi messo quel fix tanti anni fà".
"E perchè no?" gli rispondo io " dopo tanti anni sarebbe anche ora!" penso tra me e me.
Sono euforico mentre vedo Maurizio salire veloce e sicuro in un tiro suggestivo, mettendo la prima protezione proprio in quel fix. Ed è così che a Garibaldi, nei decenni, la magia puntualmente si rinnova, pregna , sempre, di forti emozioni.


SCHEDA: Strike! l'incredibile via di Perda asub 'e pari



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