Grazie Ganesh, nuova via al Buco del Piombo per Matteo Colico, Paolo Marazzi e Luca Schiera

Matteo Colico racconta l'apertura di Grazie Ganesh, una nuova via d’arrampicata aperta e successivamente liberata insieme a Paolo Marazzi e Luca Schiera al Buco del Piombo in Valle Bova. Descritta come 'una via particolare su roccia variabile', il primo tiro era probabilmente già stato salito a chiodi anni fa.
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Matteo Colico sul primo tiro di Grazie Ganesh, Buco del Piombo
Colico, Marazzi, Schiera

Negli ultimi tempi sembra che il Buco del Piombo sia tornato in voga tra gli arrampicatori della zona. Così dopo aver aperto insieme a Simone Pedeferri La divina commedia, Luca Schiera decide di richiodare le vie storiche a destra del buco. Durante questi lavori nota una canna impressionante e dopo essersi accertato che non sia ancora stata salita decide di tentarla dal basso in stile tradizionale con me e Paolo Marazzi.

Classica partenza alpinistica… Ci troviamo alle 10 a casa di Luchino, non so ancora cosa mi aspetta ma quando vedo arrivare Paolino con il famigerato pinza canne capisco che la giornata sarà molto interessante.

Fatti gli zaini partiamo e alle 12 siamo alla base della parete. Il primo tiro sembra semplice, così mi chiedono se me la sento di partire. Un po’ di esitazione e poi via. Piano mi faccio strada nel marcio e nella vegetazione. Continuo a salire cercando la roccia più sana, tasto gli appigli e sembra tutto ok quando ad un tratto mi ritrovo a sfregare contro la parete. Un grosso blocco che avevo in mano ha ceduto di colpo ed io mi sono trovato appeso come un salame. Vedendo che non mi sono fatto nulla, i due sotto di me scoppiano a ridere. Arrabbiato mi tiro su per la corda come fossi in falesia e con un po’ più di delicatezza arrivo in sosta.

Passo la palla a Paolino. Il secondo tiro è breve ma appare ben più difficile del primo. L’intenzione è quella di salire dritti per il muro leggermente strapiombante, il "problema" però sta nella compattezza della roccia che rende impossibile piantare buoni chiodi. Dopo qualche tentativo, Paolo capisce che le fessure che sembravano perfette per proteggersi sono cieche. Tornato in sosta, nota a sinistra una linea più semplice ma proteggibile. Infila le scarpette e riparte deciso. Pianta un paio di chiodi ed eccolo velocemente in sosta!

Da qui possiamo ammirare la canna… mai visto nulla del genere. Lunga circa sei metri si sviluppa in maniera molto particolare fuoriesce dalla parete di una ventina di centimetri nella parte iniziale, fino ad arrivare a più di 60 nella parte alta.

È il turno di Luca. Motivato parte dalla sosta, ma subito capisce che arrivare a prendere la canna non sarà una passeggiata. La roccia è di pessima qualità, sembra sabbia compressa. Posiziona alcuni friend e prova un paio di volte a salire. Alcune prese gli si sbriciolano in mano. Risolve la situazione un piccolo buco dove Luchino piazza un cliff come protezione (psicologica più che altro) e così raggiunge la base della canna. Da qui iniziano le vere difficoltà e la prossima possibilità di proteggersi si intravede al termine della canna. Prova e riprova, ma scalare questa canna è davvero strano. Stanco per i vari tentativi, decide di tornare in sosta per recuperare qualche energia. Così dopo un breve ripasso della sequenza da utilizzare, riparte deciso e questa volta passa, piazza un buon friend in cima alla canna e da li continua per la placca che porta in cima alla struttura. Le difficoltà però non calano e dopo qualche "ravano" Luca è costretto a ricorrere all’artificiale. Si sono fatte le 8, ed il buio incombe, Luca è esausto e chiede così a Paolino il cambio per gli ultimi metri da scalare in libera per arrivare in cima. Con due veloci calate siamo a terra e alle 9.30 a Erba davanti ad una birra.

Non so bene se sia stato l’alcool o qualche allucinazione dovuta alla stanchezza ma Luchino propone il nome perfetto per la via. Un’immagine chiara dell’incredibile canna e della fatiche/imprecazioni servite per salirla: Grazie Ganesh.

La prima libera della via ha dovuto attendere un bel po’. Tra i vari impegni e la pioggia che bagnava la via, è passato quasi un anno dall’apertura alla salita. Così armati di spazzole, martelli e voglia di sporcarsi le mani, siamo tornati al buco. Per ottimizzare i tempi ci siamo calati dall’alto ed ognuno di noi si è dedicato a pulire il proprio tiro. Questa operazione, di sicuro, è stata la parte più pericolosa della giornata. Tra i sassi, i rami e le zolle di erba che il "giardiniere" Schiera buttava dall’alto non so ancora come io e Paolino siamo riusciti a rimanere illesi. Con il timore della pioggia prevista per il pomeriggio, schiacciamo sull’acceleratore e il prima possibile iniziamo a scalare. Il primo tiro, per quanto ripulito, rimane sempre il regno del marcio. Viste però le basse difficoltà fila tutto liscio e velocemente siamo tutti alla prima sosta. Per il secondo tiro, abbiamo deciso di comune accordo di raddrizzare la linea rendendola così più bella e ingaggiosa. Infatti non si hanno molti margini di errore (specialmente tra il primo ed il secondo chiodo), ma Paolo con grande tranquillità passa al primo tentativo e così rieccoci tutti al cospetto della grande canna. Anche con tutta la pulizia fatta al mattino da Luca, la prima parte rimane un po’ sporca ed un volo prima di posizionare il primo friend buono non è consigliato. Questa volta, sapendo già quali protezioni serviranno per il tiro, Luchino parte molto sereno e anche sbagliando la sequenza sulla canna, libera il tiro al primo tentavo.

La salita di Grazie Ganesh pone fine all’ormai lunghissimo progetto che durava dal giugno dello scorso anno. Questa via dimostra che il Buco del Piombo ha ancora oggi come cinquant’anni fa un gran potenziale dal punto di vista arrampicatorio, basta solo un po’ di fantasia e qualche spazzola di ferro.

di Matteo Colico

P.S. Un piccolo consiglio a tutti i boulderisti che hanno letto questo racconto. Fate un giro anche voi attorno al buco, potreste trovare qualche sorpresina…

SCHEDA: Grazie Ganesh, Buco del Piombo





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