Terapia Forestale: un progetto europeo dell'Università di Udine per il benessere e lo sviluppo locale

Sta per concludersi il progetto europeo / transfrontaliero legato alle pratiche di Terapia forestale come forma di sviluppo dei territori montani nel rispetto dell'ambiente. Coordinato dall’Università degli Studi di Udine e con la fondamentale partecipazione del CAI, il progetto FORTER ha interessato i comuni di Moggio Udinese, Paularo e Lesachtal (Austria).
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Numerosi studi a livello internazionale hanno dimostrato una relazione diretta tra frequentazione delle foreste e salute umana derivante soprattutto dall’inalazione di sostanze organiche volatili: i terpeni. È nato così un nuovo approccio scientifico di terapia medica ovvero la 'Terapia forestale'
archivio Università di Udine

I benefici sulla salute umana durante la permanenza temporanea nei boschi sono sperimentati e teorizzati da diversi decenni. Numerosi studi a livello internazionale hanno documentato che esiste una relazione diretta tra la frequentazione delle foreste e il miglioramento della salute, soprattutto grazie all’inalazione, attraverso la normale respirazione, di sostanze organiche volatili emesse dagli alberi: i terpeni. Ma la cosiddetta Terapia Forestale (Forest therapy, in lingua inglese), assieme ai bagni di foresta (forest bathing) che prima di tutto in Giappone e in altri paesi asiatici sono diventate pratiche adottate da diversi sistemi sanitari come forma di terapia medica preventiva e curativa, possono costituire anche una forma di sviluppo delle nostre aree alpine, con positive ricadute turistiche ed economiche.

È da questi presupposti e su queste basi che si è sviluppato un progetto internazionale promosso dall’Università degli Studi di Udine realizzato assieme a tre amministrazioni comunali partner di progetto, il comune di Paularo, recentemente insignito del titolo di Villaggio degli Alpinisti (2022), il comune di Moggio Udinese e il comune carinziano di Lesachtal (Austria). Il progetto si chiama Terapia Forestale. Valorizzazione del patrimonio forestale per il benessere e lo sviluppo locale (FORTER) ed è finanziato nell’ambito del Programma Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020, CLLD-Strategia HEurOpen. Una strategia elaborata dai Gruppi di azione locale (GAL) Openleader (Pontebba), Euroleader (Tolmezzo) e Hermagor che fin da subito hanno sostenuto l’idea progettuale della terapia forestale come volano di sviluppo locale.

Il progetto FORTER si è sviluppato nell’arco dell’intero 2022 attraverso una serie di iniziative nelle aree di montagna individuate e attraverso collegamenti con esperienze simili già intraprese sul territorio regionale in altre zone, con l’obiettivo di valorizzare la terapia forestale quale opportunità di sviluppo delle aree alpine del Friuli Venezia Giulia su cui fare leva negli anni a venire. Tali esperienze sono inquadrabili tra quelle più orientate ad una piena sostenibilità economica, sociale e ambientale, nel totale rispetto dei territori interessati e dei loro residenti. Si tratta di iniziative che stimolano una maggiore consapevolezza ecologica in coloro che frequentano le aree di montagna come ospiti/ turisti. E si collocano in netta contrapposizione a modelli di sviluppo anacronistici o rivolti a forme di turismo e consumo di massa, obiettivo sotteso all’intero progetto.

A supporto della terapia forestale possono essere accostati e fiorire di riflesso numerosi servizi, quali la messa a punto di protocolli medici, la conduzione professionale (supervisione sanitaria e guide ambientali) e l’offerta dei servizi necessari per consentire la permanenza in loco dei pazienti per uno o più giorni come vitto, alloggio, attività ricreative, culturali, sportive e altro. Tali modelli organizzativi possono essere efficacemente implementati attraverso azioni di networking che coinvolgano professionisti, realtà produttive locali, aziende sanitarie e altri portatori di interesse specificatamente individuati.

"In questo lavoro - commenta la coordinatrice Ivana Bassi, docente dell’Università degli Studi di Udine - si è voluto indagare il tema della terapia forestale dal lato delle opportunità che possono derivare per lo sviluppo dei territori montani a partire da un utilizzo innovativo della risorsa "bosco". Come noto, i boschi svolgono molteplici funzioni: dalla produzione di legno alla protezione del suolo, delle acque e della biodiversità, da serbatoio di CO2 a luoghi di svago ed elementi essenziali del paesaggio. Accanto a queste funzioni ecologiche, economiche e sociali che possiamo definire tradizionali, vanno oggi annoverate altre funzioni più innovative, tra cui quelle connesse alla frequentazione degli ambienti forestali esplicitamente finalizzata al benessere e alla salute delle persone. Il valore terapeutico delle foreste è già riconosciuto e rientra a pieno titolo tra i servizi ecosistemici culturali da esse generati, come ben evidenziato per l’Italia dalla Strategia forestale nazionale adottata di recente. Esso costituisce una valida leva rispetto alle politiche di conservazione e gestione delle foreste, e più in generale dei territori montani (e non solo), basate anche sulla valorizzazione dei servizi ecosistemici per la salute umana."

Il progetto FORTER si è articolato nell’arco del 2022 attraverso diverse tappe. Iniziative di informazione attraverso visite di studio, incontri dimostrativi sul posto con sessioni di terapia forestale (o forest bathing), incontri espressamente rivolti alla popolazione locale, un webinar internazionale e la qualificazione di alcuni percorsi per la pratica della Terapia Forestale nei Comuni di Moggio Udinese e Paularo, in Friuli Venezia Giulia, e di Lesachtal, in Carinzia (Austria). L’attività si è svolta in collaborazione con il CNR, ed è parte integrante del progetto CNR-CAI-CERFIT. Le sessioni di terapia forestale si sono tenute in collaborazione con il Club Alpino Italiano in particolare con le sezioni locali del Cai di Moggio Udinese e Ravascletto (gruppo di Paularo).

Risvolto concreto e fondante del progetto, che si colloca nella linea di finanziamento dei Piccoli progetti della Strategia CLLD-HEurOpen, è stata la ricerca del coinvolgimento di giovani residenti sul territorio che con competenze diverse lavorano in montagna con una visione attenta alla sostenibilità economica, sociale e ambientale e di professionisti che già operano con nell’ambito della forest therapy/forest bathing in alcune zone del Friuli.

Con il coordinamento di Ivana Bassi, sono stati coinvolti attivamente nella gestione del progetto Daniele Matiz, in qualità di project manager, e Kaspar Nickles, in qualità di interprete, entrambi anche imprenditori agricoli/ residenti a Moggio Udinese in Val Aupa. Alla realizzazione del progetto hanno partecipato anche Giordano Cervi, guida naturalistica di Moggio Udinese e due psicologhe, Erica Pillinino, psicologa psicoterapeuta di Tolmezzo e Laura Prosdocimo, psicologa psicoterapeuta di Pordenone. Queste ultime hanno portato la loro esperienza e professionalità nell’evidenziare i benefici effetti della forest therapy sul sistema nervoso mente-corpo di chi la pratica. Infine sono stati coinvolti lo pneumologo udinese Mario Canciani fondatore e attuale presidente dell’Associazione ALPI (Associazione Allergie e Pneumopatie Infantili) e la giovane forest coach tarvisiana Giulia Terlicher ideatrice dell’associazione naTUra, che hanno condotto la vita di studio e l’esperienza di forestoterapia nei boschi di Fusine (Tarvisio).

Risultati
Circa 150 persone hanno partecipato agli incontri, alle sessioni guidate e alla visita di studio. Un numero significativo tenuto conto delle dimissioni dei territori montani direttamente interessati dal progetto.

Terapia forestale: l’approccio teorico
Numerosi studi a livello internazionale hanno dimostrato una relazione diretta tra frequentazione delle foreste e salute umana derivante soprattutto dall’inalazione di sostanze organiche volatili: i terpeni. È nato così un nuovo approccio scientifico di terapia medica ovvero la “Terapia forestale”.

Essa nasce in Giappone dove, a partire dagli anni ‘80 del Novecento, si teorizzano e si sperimentano scientificamente i benefici della permanenza nei boschi sulla salute dell’uomo. Le pratiche di bagno di foresta e terapia forestale sono da tempo diffuse anche in altri paesi asiatici, dove vengono praticate per migliorare la salute fisica e mentale, tanto da diventare parte dei sistemi sanitari come forma di terapia medica preventiva e curativa.

La terapia forestale è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, anche se l’olfatto gioca un ruolo chiave attraverso l’inalazione dei composti organici volatili (COV), in particolare i terpeni. Prodotti da diverse piante, soprattutto conifere, i terpeni rappresentano la classe più grande di COV naturalmente presenti con più di 40.000 strutture fino ad ora segnalate (α-pinene e β-pinene, d-limonene, β-mircene, camfene ecc.).

La terapia forestale è una pratica che prevede la frequentazione strutturata* in ambiente forestale al fine di amplificare i benefici sulla salute umana. Essa prevede l’individuazione di una "stazione di TF", vale a dire un’area situata in una foresta, i cui effetti benefici vengono dimostrati (es. rilevamento COV, valutazione dei benefici su determinate patologie, ecc.), e di "sentieri di TF", vale a dire percorsi a piedi all’interno dell’area, con lunghezze, pendenze e dislivelli limitati, affinché siano accessibili a tutti. Prevede inoltre la definizione di protocolli per la conduzione delle sessioni di TF, che avvengono in presenza di accompagnatori (guide) e di operatori sanitari (medici, psicologici). I benefici sulla salute umana si possono ottenere con escursioni brevi e ripetute (indicativamente, sessioni della durata di circa 2 ore ripetute per più giorni consecutivi).

Oltre ai benefici fisiologici e psicologici, come pure quelli sociali derivanti in particolare dal miglioramento delle interrelazioni personali e degli stili di vita, vanno annoverati anche quelli socioeconomici, correlati ai numerosi servizi che devono essere offerti per l’implementazione della pratica. Si pensi, ad esempio, alle attività di accompagnamento lungo i percorsi individuati, che devono essere svolte da persone adeguatamente formate (conoscenza dell’ambiente, operatori sanitari), come pure al vitto, preferibilmente con prodotti locali, all’alloggio, alle attività culturali, di svago e sport che possono essere svolte nei momenti della giornata non dedicati alla pratica. La terapia forestale diventa cosi occasione per creare nuove opportunità di lavoro e reddito e dunque di sviluppo delle comunità locali.

Principali esperienze in Friuli Venezia Giulia

Di seguito vengono illustrate le principali esperienze di Terapia Forestale avviate in Friuli Venezia Giulia.

Forestoterapia nei boschi di Sauris e Fusine
Da oltre vent’anni, il dott. Mario Canciani in collaborazione con l’Associazione ALPI (Associazione Allergie e Pneumopatie Infantili, www.associazionealpi.com) organizza attività rivolte soprattutto a giovani pazienti con patologie dell’apparato respiratorio (asma, allergie).

Annualmente viene organizzato un periodo (una settimana di norma) di permanenza dei pazienti in ambiente montano, durante il quale si svolgono soprattutto attività in bosco (camminate), senza tuttavia trascurare momenti di convivialità e conoscenza del territorio (visita a luoghi di importanza storico-artistica, conoscenza della flora e fauna locale, visita a grotte, ecc.).

Regolarmente il dott. Canciani con la sua equipe provvede ad effettuare controlli medici (temperatura del respiro, ossido nitrico esalato, rumori respiratori, spirometria, ecc.) allo scopo di valutare i benefici della permanenza in bosco. Dal 2002 al 2011 tali attività sono state realizzate nei boschi di Sauris (Alpi Carniche); dal 2012 a tuttora in quelli di Fusine (Alpi Giulie).

Il progetto CNR-CAI-CERFIT e la stazione di Terapia Forestale del Rifugio Pordenone
Nel 2019 ha preso avvio il progetto sulla Terapia Forestale nato dalla collaborazione tra Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Club Alpino Italiano (CAI), con la collaborazione scientifica del Centro di Riferimento in Fitoterapia presso AOU Careggi a Firenze (CERFIT). Il progetto è finalizzato a definire scientificamente la valenza terapeutica delle pratiche di immersione in foresta. Esso intende anche sviluppare una rete di stazioni di terapia forestale qualificate, in prevalenza (ma non solo) presso i rifugi CAI situati in aree forestali lungo la catena alpina e appenninica, sulla base di criteri riguardanti le caratteristiche fisico-chimiche degli ambienti forestali, le modalità di conduzione e i benefici sulle persone.

Nel 2021 anche il Rifugio Pordenone (Dolomiti Friulane), di proprietà della Sezione CAI Pordenone, è stato incluso nella rete delle Stazioni di Terapia Forestale. I boschi nei quali si svolgono i percorsi di Terapia Forestale sono formati in prevalenza da faggio, abete rosso e da numerose specie pioniere particolarmente adatte alla funzionalità dell’aria forestale per la salute; caratteristica è la presenza in fondovalle di pino mugo, determinata dal fenomeno di inversione termica. Dall’estate 2022 il Rifugio, in collaborazione con la Sezione Cai proprietaria, organizza le prime tre giornate dedicate alla pratica della Terapia forestale, inserite in pacchetti turistici che prevedono anche attività culturali-ricreative, pernottamento in rifugio, pranzi e cene collegate agli eventi.

CONTATTI
Contatti progetto: Ivana Bassi, ivana.bassi@uniud.it
Contatti stampa e comunicazione: Melania Lunazzi, l_melania@hotmail.com

* La frequentazione del bosco può essere: autonoma (‘immersione forestale’); organizzata ed esplicitamente finalizzata alla promozione della salute con accompagnamento di una guida, limitata ad una sessione/uscita (bagno di foresta); attività strutturata con itinerari guidati, in siti specifici, sessioni ripetute, presenza/supervisione operatori sanitari (terapia forestale).


Note: Terapia Forestale: un progetto europeo dell'Università di Udine per il benessere e lo sviluppo locale



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