Il ghiacciaio del Planpincieux, sul Monte Bianco, a rischio crollo

Il ghiacciaio del Planpincieux, sul versante italiano delle Grandes Jorasses (Monte Bianco) è a rischio crollo. Chiusa la strada della Val Ferret. Eppure sembra che nulla ci scuota.
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L'avancorpo sud delle Grandes Jorasses versante sud, massiccio del Monte Bianco
Enrico Bonino

L'ultima notizia viene dal Monte Bianco. Più precisamente dal versante italiano delle Grandes Jorasses: il ghiacciaio del Planpincieux rischia di crollare. Si parla di un possibile distacco fino ad un massimo stimato in circa 250.000 metri cubi di ghiaccio. Questa mattina la notizia è riportata da tutti i media, ma già da ieri era rimbalzata su molte testate online.

A dare l'allarme sono state la Regione Valle d’Aosta e la Fondazione Montagna Sicura, dopo aver riscontrato l'aumento della velocità di scivolamento del ghiacciaio che si sposterebbe verso valle di 50-60 centimetri al giorno. Chiaro dunque il pericolo di un crollo anche molto importante. Per questo il Comune di Courmayeur ha chiuso la strada della Val Ferret, la stupenda Valle che corre ai piedi delle Grandes Jorasses, l'Aiguille de Triolet e il Mont Dolent.

Già il 4 Settembre scorso il Sindaco del Comune di Courmayeur aveva emesso un'ordinanza (la n. 3517) che - come riportato nel sito della Fondazione Montagna Sicura - presciveva "il divieto di accesso e di transito al sentiero che conduce al Rifugio Boccalatte-Piolti e all'area sottostante il seracco Whymper delle Grandes Jorasses. L'ordinanza si rende necessaria poiché, a seguito delle segnalazioni pervenute dalla Struttura regionale “Assetto idrogeologico dei bacini montani”, è stato evidenziato un aumento del rischio relativo al possibile crollo di una porzione di seracco proveniente dal ghiacciaio delle Grandes Jorasses (stimato in massimo 175.000 m3) in Val Ferret."

Quasi inutile dire (e ribadire) che questo è l'ultimo segnale in ordine di tempo. Eppure non riusciamo a fare nulla. I ghiacciai si sciolgono e crollano. Le montagne si sgretolano. Le tempeste distruggono in nostri boschi come un flagello (ci siamo già dimenticati di quello che ha fatto Vaia alle nostre Dolomiti?). Ma sembra che nulla ci scuota. Che nulla cambi. Che nulla ci convinca ad invertire, seppur minimamente, quell'inerzia che - come avverte da tempo la totalità della comunità scientifica - ci porterà irreparabilmente a sbattere.

di Vinicio Stefanello




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