Ueli Steck muore in un incidente all'Everest

È morto Ueli Steck in un incidente all’Everest. Il corpo del 40enne fuoriclasse svizzero dell’alpinismo è stato ritrovato senza vita vicino al Campo 1 sulla vicina parete Nuptse, dove si stava acclimatando per affrontare uno dei progetti himalayani più incredibili: la traversata Everest - Lhotse.
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L'alpinista svizzero Ueli Steck sull'Everest
Ueli Steck archive

Secondo The Himalayan Times e diverse altre fonti, Ueli Steck è morto sulla parete Nuptse nei pressi del Campo 1 dell’Everest. Il corpo senza vita del 40enne alpinista svizzero sarebbe stato scoperto da sei soccorritori.

Non si conosce ancora la dinamica dell’incidente; Steck si stava acclimatando per tentare la traversata Everest - Lhotse, e la settimana scorsa aveva già trascorso due notti al Campo 2. Si trovava da solo perché Tenji Sherpa, con cui avrebbe dovuto tentare la traversata, si stava riprendendo da dei congelamenti.

Inutile dire che con Steck se ne va un grandissimo dell’alpinismo, non solo uno dei più grandi degli ultimi 20 anni ma anche di sempre.

Riportiamo qui l’intervista che Steck ci aveva dato il giorno prima della sua partenza per il Himalaya.


Ritratto Ueli Steck, pubblicato il 16/08/2016


Difficile, se non impossibile, descrivere l'alpinismo di questo fuoriclasse svizzero della montagna. E, forse, è anche riduttivo fermarsi a quel Swiss Machine ormai diventato l'appellativo con cui è conosciuto in tutto il mondo. Di sicuro c'è che l'aggettivo più usato per le sue salite è "incredibile". E non solo per i suoi record di velocità che sono il suo "marchio di fabbrica".

Quella di Ueli è soprattutto una storia di passione per la montagna. Di un amore per quelle montagne, in particolare l'Eiger, che l'hanno visto nascere. Una passione che lui interpreta, spessissimo, ad altissima velocità. D'altra parte si potrebbe dire che viene da una immensa, e forse inimitabile, scuola: quella del suo conterraneo Erhard Loretan, un grandissimo dell'alpinismo di tutti i tempi. Ueli, quella determinazione e anche quella velocità, l'ha interpretata a modo suo. Basti guardare alla Nord dell'Eiger e alle sue corse solitarie sulla via HeckmairNel 2007 stupisce tutti salendola in 3h 54' (battendo il precedente record di Christoph Hainz di 4h 30'). Nel 2008 si "migliora" in 2h 47'. Mentre nel 2015 sprinta il tutto in 2h 22'. Pensando ai tempi normali di un forte alpinista (almeno una giornata) è stupefacente. Ma non è certo a questo che Ueli mira. Non è solo questo il suo alpinismo. Val la pena ricordare infatti, per restare all'Eiger, l'apertura nel 2001 di "The Young Spider", la nuova Superdiretissima e una delle vie più difficili della Nord.

Perché non è solo veloce Ueli, è uno che viaggia anche ad altissima difficoltà. Anzi, a guardar bene ha sempre usato i suoi record di velocità per costruire le basi del suo alpinismo di punta. Così i suoi record sull'Eiger, ma anche sulla Nord del Cervino (via Schmid in 1h 56' nel 2009), sulle Jorasses (via Colton-Macintyre in 2h 21' nel 2008 e via Ginat in 2h 8' nel 2010), fanno da contraltare alle sue grandi salite in Himalaya. Spesso solitarie, spesso su cime e pareti inviolate.

Il suo periodo himalayano inizia nel 2001 con una nuova via sul bellissimo Pumori (7161m) con Ueli Bühler. Poi, nel 2005, arrivano le prime solitarie del Cholatse (6.440m) e del Taboche (6542m) nella Valle del Khumbu. Nel 2008 con Simon Anthamatten la nuova via Scacco Matto sull'inviolata parete Nord del Tengkangpoche (6487m) che gli valse il Piolet d'Or. Ricordiamo anche la salita solitaria del 2011 dello Shisha Pangma in 10 ore e 30'. Ma anche le sei vette di 8000 metri salite compreso il gigante dei giganti, l'Everest, che gli ha richiesto due tentativi.

Sicuramente però è la paurosa e bellissima parete Sud dell'Annapurna la sua montagna himalayana, il suo Ottomila da visionario. Quello che l'ha più impegnato e che più ha riempito i suoi sogni, e non solo. L'ha tentata in solitaria per una via nuova già nel 2007 (all'epoca non aveva ancora salito nessun 8000). Quella prima volta fu fermato da una scarica di sassi che l'ha travolto per 300 metri.

Ci ritenta subito dopo, nel 2008, questa volta con Simon Anthamatten... ma quell'anno successe qualcosa di particolare, di doloroso anzi di tremendo. Ueli e Simon abbandonarono il loro tentativo sulla Sud prima ancora di iniziarlo. Risposero alla chiamata di aiuto per soccorrere il forte alpinista spagnolo Iñaki Ochoa de Olza che si era sentito male a 7400 metri. Fu una corsa contro il tempo, un'incredibile ma anche pericolosa gara di solidarietà a cui parteciparono molti alpinisti e sherpa tra cui anche Denis Urubko. Ueli fu l'unico a raggiungere, dopo indicibili sforzi, lo sfortunato alpinista spagnolo. Ma non ci fu nulla da fare, Iñaki gli morì tra le braccia. Un colpo terribile, e una storia di solidarietà in alta quota più unica che rara.

Poi la conclusione del viaggio "impossibile". Nel 2013 per Ueli arriva la pazzesca solitaria sulla Sud dell'Annapurna: 28 ore andata e ritorno al CBA. La linea è quella già tentata dai fortissimi Jean-Christophe Lafaille e Pierre Beghin nel 1992, e terminata con la tragedia, la morte di Beghin e la disperata fuga verso la salvezza di Lafaille. E' un successo che scuote e lascia sbigottito tutto il mondo dell'alpinismo. E' il suo secondo Piolet d'Or. Ueli (che non era partito per una solitaria ma che aveva deciso di proseguire da solo dopo la rinuncia del suo compagna) dirà che è stato possibile grazie alle condizioni perfette della parete. Irripetibile!

Ueli continua instancabile il suo viaggio sulle montagne. Un viaggio che nel 2015 l'ha portato sulla cima di tutti i gli 82 Quattromila delle Alpi. Alla ricerca della bellezza, il tutto (casualmente) in 62 giorni.




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