Ralf Dujmovits rinuncia all'invernale del Nanga Parbat

Ralf Dujmovits e Darek Zaluski hanno annunciato la fine del loro tentativo dal versante Diamir per la prima invernale del Nanga Parbat. Restano in campo la spedizione di Simone Moro, Emilio Previtali e David Göttler e a quella dei polacchi Tomasz Mackiewicz, Marek Klonowski, Jacek Teler e Pawel Dunaj impegnati sul versante Rupal del Nanga Parbat.
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Il versante Diamir con la via Messner
Ralf Dujmovits
Ralf Dujmovits ha deciso di interrompere il suo tentativo di prima invernale al Nanga Parbat. La decisione, presa in accordo con l'alpinista polacco Dariusz "Darek " Zaluski suo compagno di spedizione, è stata comunicata il 2 gennaio scorso dallo stesso 52enne alpinista tedesco sul suo blog. Come si ricorderà Dujmovits aveva progettato di salire in solitaria per la via aperta da Reinhold Messner, nel 1978, sul versante Diamir della montagna. Ma, come lui stesso spiega, le condizioni della via lo hanno fatto desistere soprattutto per la pericolosità dell'enorme barriera di seracchi che sovrasta la parte inferiore della Messner. Un rischio che lui valuta come incalcolabile e che non è disposto a prendere, anche ricordando quanto accaduto al K2 nel 2008 quando 11 alpinisti persero la vita per il crollo del grande seracco sopra al “Collo di bottiglia”. A questo, inoltre, si aggiunge l'impossibilità di cambiare itinerario visto che sia la via Kinshofer sia la Göschl presentano condizioni di ghiaccio “vivo” che richiederebbero, come ha spiegato Dujmovits, molto tempo e materiale per essere salite.

Dujmovits che nel 2009 ha completato la salita di tutti i 14 Ottomila, aveva preparato con scrupolo questa spedizione acclimatando sull'Aconcagua con quattro notti a 6000m e due notti passate in vetta a 6964m il 12 e il 13 dicembre. Poi il 24 dicembre scorso si era incontrato con Darek Zaluski al Campo base sul versante Diamir del Nanga Parbat. I due il 30 dicembre avevano raggiunto quota 5500m sulla via Messner dove avevano anche lasciato un piccolo deposito di materiale. Dopo 36 ore di continue nevicate, con il primo giorno del 2014 è arrivata anche la prima giornata con condizioni di visibilità che hanno permesso il controllo di tutta la via Messner e la constatazione dell'estrema pericolosità di due enormi seracchi che incombono molto pericolosamente sulla parte inferiore della via. Da qui la decisione di terminare la spedizione.

Quella di Dujmovits e Zaluski è stata la prima spedizione che ha raggiunto il Campo base Diamir dopo l'assassinio di 11 alpinisti perpetrato da un gruppo di terroristi nel giugno 2011. Per questo la spedizione era scortata da tre poliziotti pachistani armati. E, anche per questo, Dujmovits ha voluto intraprendere questa avventura: come un messaggio di speranza verso questa regione e per “voltare pagina”. Ora i due alpinisti, smontato il campo base a 4900m, saranno ospiti di Essan il loro cuoco hunza che li ha invitati a visitare la sua famiglia ad Aliabad nella valle Hunza. Vado via con nostalgia” ha scritto Dujmovits sul suo blog “è stata un'avventura difficile, ma anche bella e selvaggia. Per il 2014, faccio a tutti i miei migliori auguri – quello che conta alla fine è la salute e l'amore delle persone che vi stanno attorno. Auguro tanta fortuna e successo anche alle due spedizioni impegnate sul versante Rupal del Nanga Parbat.”

Appunto l'augurio che facciamo tutti noi anche alla spedizione di Simone Moro, Emilio Previtali e David Göttler e a quella di Tomasz Mackiewicz, Marek Klonowski, Jacek Teler e Pawel Dunaj impegnati sul lato opposto del Nanga Parbat, il Rupal. Simone Moro e compagni sono arrivati al campo base Rupal il 31 dicembre (dopo 3 giorni e mezzo dalla partenza da Milano, un piccolo record). Dal canto loro i 4 alpinisti del team polacco sono già lì da 25 giorni, hanno già installato il Campo 1 sulla via Schell, e si preparano per raggiungere anche i primi campi alti.

La montagna scrive Simone Moro, sul blog della spedizione, “é molto secca, con poca neve. A quanto pare da questo versante ha nevicato poco quest’anno, probabilmente meno del solito, questa é anche ciò che dicono i pastori che ci sono qui a Lattabo e gli abitanti del paese di Rupal con cui abbiamo parlato nei giorni scorsi”.

Mentre Emilio Previtali aggiunge, proprio oggi, che “La via Schell - la linea che Simone e David intendono seguire - sale sul lato sinistro della parete per sbucare oltre i 7000 metri sulla linea di cresta del versante Diamir, cioé quello opposto della montagna. La parete Rupal é immensa, davvero immensa. È la parete più grande della terra, tra la vetta del Nanga Parbat a 8126 metri e il campo base ci sono circa 4500 metri di dislivello. A guardarlo standoci sotto, il Nanga Parbat, é talmente grande che risulta difficile immaginarlo un luogo con un punto culminante, con un vertice. É difficile connettere la dimensione della montagna con il desiderio di salirci sopra, fino in cima. Secondo me é un po’ come se un uomo, facciamo un esempio a Gibilterra, solo per il fatto di essere un buono o ottimo nuotatore si dovesse sentire attratto dall’idea di buttarsi in acqua e attraversare il pacifico fino a New York”.

E' proprio così non basta essere ottimi alpinisti e anche qualcosa di più per questa prima invernale. Le due spedizioni, che tra l'altro da subito come ci fa sapere sempre Previtali, sono già in ottimi rapporti avranno bisogno di tutta la loro bravura, perseveranza, pazienza e anche del loro calcolato coraggio nonché di un po' fortuna per venirne a capo. Stesse doti che dovrà mettere in campo Daniele Nardi che, come si sa, ha annunciato la sua partenza per il Campo base del Diamir il 20 gennaio prossimo. Una cosa è sicura: per tutti sarà una bella e difficile avventura, per nulla scontata.




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