Nuova via sul Cerro Arenales in Patagonia di Rebeca Cáceres, Nadine Lehner, Isidora Llarena

Dal 29 ottobre al 16 novembre 2022 Rebeca Cáceres, Nadine Lehner e Isidora Llarena hanno aperto una nuova via sul Cerro Arenales sopra il Hielo Continental Norte. Per raggiungere la montagna le tre alpiniste hanno completato una traversata autonoma di 150 km attraverso questa remota zona della Patagonia settentrionale. Il report di Lehner.
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Nadine Lehner, Rebeca Caceres, Isidora Llarena al campo base dopo aver salito una nuova via sul Cerro Arenales in Patagonia
Nadine Lehner

Con i suoi 3.437 m, il Cerro Arenales è la seconda vetta più alta del Hielo Continental Nortee la quinta più alta delle Ande della Patagonia. Nel 1958 una spedizione cileno-giapponese effettuò le prime due salite, attraverso la parete sud. La leggendaria spedizione di Eric Shipton del 1964 ha compiuto la terza salita lungo la stessa via, ma da allora questa remota vetta ha visto soltanto un'altra salita. Il nostro team ha individuato una via sulla parete nord del Cerro Arenales durante la nostra spedizione del 2021 al ghiacciaio Colonia, per effettuare la prima salita di Cerro Silvia, una montagna bellissima e remota che dedicata alla leggendaria esploratrice Silvia Metzeltin.

Con il supporto del Grit and Rock Award, abbiamo quindi organizzato una spedizione per tentare questa linea. Abbiamo raggiunto il ghiacciaio attraverso la Nef Valley, poi abbiamo attraversato il bacino di Cachet Dos nei nostri kayak gonfiabili. Il ghiacciaio inferiore di Colonia è molto frastagliato, e per questo siamo rimaste sul lato del ghiacciaio e abbiamo attraversato una serie di valli vicine per raggiungere il "pancake" principale del Hielo Continental Norte. Da lì, siamo arrivare alla base del Cerro Arenales e abbiamo stabilito un campo base. Abbiamo salito una serie di rampe appena a est del Cerro Garcia per raggiungere un altopiano a 2.600m, dove abbiamo allestito un campo avanzato.

Il 3 novembre, durante una finestra di bel tempo, abbiamo tentato la nostra via, ma dopo sei tiri di ghiaccio non troppo difficile (AI 3) siamo tornate indietro a causa degli enormi crepacci che dividevano in due la via. Abbiamo esplorato una seconda possibile linea e abbiamo deciso di fare un altro tentativo il 4 novembre. La nuova via richiedeva di scendere di 150 metri dall'altopiano per raggiungere una ripida rampa, dove abbiamo scalato neve e ghiaccio prima di attraversare formazioni di cavolfiore crepacciate per guadagnare i meno ripidi pendii sopra. Dopo 3 km di salita su neve, abbiamo raggiunto ripidi funghi di ghiaccio e neve che spesso punteggiano le alte vette della Patagonia. Dalla cima abbiamo avuto una vista spettacolare sull'Oceano Pacifico, sull'Argentina e sul Hielo Continental Sud.

Dopo essere scese dalla montagna abbiamo trascorso diversi giorni bloccate al nostro campo base di Colonia (e abbiamo persino costruito una grotta di neve, con i nostri kayak che fungevano da divani!). Una volta finita la tempesta, abbiamo continuato la nostra traversata verso sud, attraversando il Cordon Aysén trainando i kayak come slitte. Due giorni più tardi abbiamo raggiunto il nostro deposito di cibo e carburante, a ovest del Cerro Bonete, il secondo obiettivo della nostra spedizione. Abbiamo trascorso due giorni aspettando che il meteo migliorasse, raccogliendo informazioni sulle condizioni della neve e sui prossimi modelli meteorologici. Dopo aver appreso che nei successivi dieci giorni avremmo avuto condizioni molto brutte, abbiamo preso la difficile decisione di continuare la nostra traversata.

Siamo uscite dal Hielo Continental Norte vicino al Cerro El Mono, a est del ghiacciaio Steffans, e abbiamo trascorso cinque giorni a trasportare i nostri carichi fino al Rio Huemules. Da lì, abbiamo remato a ovest e a sud fino a Fiordo Steffans, dove abbiamo incontrato una barca e siamo tornate a Caleta Tortel.

I 19 giorni che abbiamo trascorso dentro e intorno al ghiacciaio hanno lasciato un segno enorme su di noi come alpinisti e come umani. La nostra salita dell'Arenales è stata il risultato di due anni di ricerca, pianificazione, allenamento e duro lavoro per realizzare questo sogno. La traversata sul ghiacciaio ci ha portato in luoghi più remoti e stimolanti di quanto avremmo potuto immaginare, ed è difficile non sognare di tornarci presto.

di Nadine Lehner

Ringraziamo Grit & Rock e NOLS per il supporto




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