Incidenti in Himalaya ed elisoccorso

L'intervento di Simone Moro sull'elisoccorso in Himalaya, partendo dall'incidente che sull'Ama Dablam è costato la vita a due suoi amici, il pilota Sabin Basnyat e il tecnico di soccorso Purna Awale intervenuti per soccorrere gli alpinisti David Göttler e Hiraide Kazuya.
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L'Ama Dablam (Himalaya, Nepal) con il luogo dell'incidente in cui hanno perso la vita i due soccorittori Sabin Basnyat e Purna Awale
arch. Simone Moro

Da un paio d'anni qualcosa sta cambiando in Himalaya. Stiamo parlando degli interventi in elicottero per soccorrere alpinisti in difficoltà a quote mai prima sperimentate. Ma anche, ed è bene ribadirlo subito, della nascita (in particolare in Nepal) di realtà locali che, con l'aiuto di aziende occidentali specializzate come Air Zermatt, iniziano ad avere un ruolo importante per tutti quei servizi e lavori che comunemente vengono svolti con l'elicottero anche nelle nostre Alpi. E' chiaro che l'elisoccorso in situazioni limite come quelle delle altissime quote himalayane comporta dei rischi molto alti, in genere anche maggiori che nelle Alpi. Insomma, nonostante la preparazione dei piloti e dei tecnici, c'è da mettere in preventivo che possano accadere incidenti anche gravi. Come quello successo lo scorso 7 novembre sull'Ama Dablam (Himalaya, Nepal) che è costato la vita al pilota Sabin Basnyat e al tecnico di soccorso Purna Awale della società nepalese Fishtailair. I fatti sono noti, ma è bene riepilogarli. Il tedesco David Göttler e il giapponese Hiraide Kazuya - i due (esperti alpinisti himalayani) soccorsi - erano partiti il 4 novembre dai 4855m del Campo Base Avanzato dell'Ama Dablam con l'obiettivo di aprire una nuova via in stile alpino sulla cresta Nord. Dopo una notte a 5877m (C1) ed una a 6358m (C2), il 6 novembre i due alpinisti hanno continuato a salire per la parete Nord fino alla cresta Nord a 6450m, lungo la quale poi hanno raggiunto i 6450m di quota. Le pessime condizioni della neve rendevano però il tutto pericolosissimo. Tanto che per loro era diventato impossibile proseguire. Così Göttler e Kazuya fanno la loro scelta: scendono, sempre per la cresta Nord, fino a 6350m dove, alle 14:00 installano il loro Campo 3. Poi, in una situazione che li vedeva bloccati, alle 16:20 chiedono con il satellitare l'intervento dell'elisoccorso. La mattina dopo, alle 9:00~9:05 del 7 novembre, l'elicottero pilotato da Sabin Basnyat, con a bordo il tecnico Purna Awale, recupera David Göttler trasportandolo sano e salvo ai 4780m di Chhukung. Dopo 10-15 minuti è la volta di ripetere l'operazione con il giapponese Kazuya. Ma quando l'elicottero è circa 30 centimetri sopra la testa del giapponese, ecco improvviso l'impressionante schianto con il velivolo che precipita lungo il canalone Nord Est. E' un'assoluta tragedia che costa la vita ai due soccorritori. Mentre per Kazuya, miracolosamente illeso, dopo un'altra notte sulla montagna arriva il salvataggio da parte dell'altro elicottero della Fishtailair, pilotato da Sherchan Ashish.
E' fuor di dubbio che Sabin Basnyat e Purna Awale sono da ascrivere a pieno titolo al lungo elenco degli uomini (si chiamano eroi, normalmente) che in ogni parte del mondo hanno dato la loro vita per soccorrere altri uomini in difficoltà. Come è anche vero che questa vicenda, oltre che straordinaria, è in qualche modo emblematica. Per questo abbiamo chiesto a Simone Moro di commentarla e di contestualizzarla rispetto a ciò che ora sta accadendo in Nepal e alle prospettive future dell'elisoccorso in Himalaya. Come tutti sanno infatti, oltre ad essere un alpinista himalayano che non ha bisogno di presentazioni, Moro ha ottenuto il brevetto commerciale di pilotaggio elicotteri e l'abilitazione a volare in Nepal. E' socio di Fishtailair e proprio insieme a Sabin Basnyat e Purna Awale, le vittime dell'incidente, ha partecipato a varie operazioni di soccorso con l'elicottero in Himalaya.



ELISOCCORSO IN NEPAL E L'INCIDENTE A SABIN BASNYAT E PURNA AWALE
di Simone Moro

Ne avevamo appena parlato per un giorno intero all’International Mountain Summit di Bressanone. Si erano discusse problematiche, difficoltà, rischi, aspettative, e proposte per supportare l’elisoccorso in Himalaya che, grazie alla nepalese Fishtailair, ha iniziato ad operare a quote mai considerate prima. La collaborazione tra questa società nepalese e Air Zermatt aveva portato come risultato il tentativo di soccorso allo sfortunato Tomaz Humar sul Langtang Lirung (di cui è stata prelevata la salma), e i soccorsi agli spagnoli Oirzabal, Pauner & C a quasi 7000 metri sull’Annapurna, come pure ai coreani a 6500 metri sul Manaslu e tanti altri alpinisti sulle montagne del Nepal. Insomma, stava diventando sempre più possibile concepire e realizzare soccorsi in elicottero a quote progressivamente più alte, dove le condizioni dell’aria e dei venti, come pure quelle meccaniche dell’elicottero, rendono davvero estreme le condizioni operative dei soccorsi.

Le risorse umane (piloti e tecnici) non mancavano dato che i piloti nepalesi sono in gamba ed imparano in fretta, come pure le risorse meccaniche, ossia i due elicotteri AS350 B3 Plus acquistati da Fishtailair che grazie ai loro 847 cavalli erogati da una sola turbina, riescono a supportare queste nuove richieste di operatività in altissima quota. Il problema però rimangono (oltre al fattore umano), le situazioni ambientali che cambiano ogni volta. Vento, temperature, quota, ubicazione specifica del punto in cui trarre in salvo l’infortunato, sono i fattori che spesso condizionano il risultato finale e ne determinano il vero coefficiente di rischio. Il global warming poi sta rendendo sempre più difficile non solo la vita dell’uomo sul pianeta ma anche questi voli e soccorsi. Il freddo è un alleato prezioso dell’elicottero e della sua efficienza di volo (in relazione alla density altitude) ma proprio a causa dell’innalzamento costante della temperatura, le performance di volo tendono sempre a divenire più critiche. Si cerca di partire sempre presto al mattino per poter incontrare le condizioni favorevoli, ma l’innalzamento dello zero termico purtroppo non fa sconti a tattiche e volontà.

Ebbene tutte queste ed altre riflessioni all' IMS di Bressanone hanno fatto i conti con la notizia, che ci ha lasciati tutti sgomenti e di stucco, proveniente proprio dal Nepal. L’amico e bravissimo pilota Sabin Basnyat assieme al tecnico di soccorso Purna Awale - con i quali ho iniziato a lavorare circa un mese fa come socio e insieme pilota della Fishtailair - sono morti durante un tentativo di soccorso al tedesco David Göttler e al giapponese Hiraide Kazuya sull’Ama Dablam. Il primo dei due alpinisti era appena stato prelevato dalla cresta nord a 6500 metri e portato in salvo a Chhukung a 4780 m. Nel secondo viaggio, nell’intenzione di prelevare anche il giapponese dalla sommità di un cornice di neve su cui anch’egli era salito per rendere possibile il soccorso, una pala del rotore principale ha urtato una sporgenza analoga (cornice/fungo di neve) situata vicino ma più in alto, sempre lungo la cresta.

L’elicottero si trovava in hovering, ormai sopra la testa del giapponese che in un primo tentativo non era riuscito a salire a bordo e probabilmente nella manovra di ulteriore avvicinamento dell’elicottero a lui è accaduta la tragedia. L’elicottero è precipitato rovinosamente lungo la parete nord est sotto gli occhi di Hiraide e quelli di David e di chi come lui seguiva seppur da lontano (dal villaggio di Chhukung) l’operazone di salvataggio. Il giapponese miracolosamente illeso nonostante l’elicottero fosse sopra la sua testa di pochi centimetri, si ritrovava di nuovo solo sulla cresta dell’Ama Dablam e con lo strazio di aver assistito alla morte dei suoi soccorritori.

Subito sono iniziate le concitate e difficili fasi di comunicazione tra il giapponese, David, le autorità e le ambasciate nonché la Fishtailair. Hiraide nel frattempo montava la sua tendina e si preparava a resistere sulla cresta in un bivacco che poteva trasformarsi anche nella sua tomba in caso di mancato soccorso. Il giorno successivo però il secondo ed unico elicottero B3 Plus rimasto alla Fishtail partiva alla volta dell’Ama Dablam con l’intento di togliere dai guai Hiraide Kazuya. Il pilota Sherchan Ashish, nonostante il coinvolgimento emotivo dovuto alla perdita di Sabin e Purna e le difficili condizioni ambientali, ritornava sul punto dello schianto e del bivacco del giapponese e con la stessa tecnica lo prelevava e portava in salvo a Lukla.

David e Hiraide non erano due sprovveduti (ho parlato pochi giorni fa con David Göttler), avevano appena aperto una nuova via in stile alpino sulla parete nord e si erano innestati sulla cresta nord già salita nel 2001 da una spedizione inglese. Anche Sabin e Purna non erano degli sprovveduti ed avevano già fatto soccorsi a quella quota ed in simili condizioni. Entrambe le coppie facevano il loro mestiere e vivevano la loro passione. Inutile scrivere e dire stupidaggini su chi se la cerca, chi se la trova, giocare con i “se”,“ma”, “però”. Da alpinista e pilota capisco perfettamente sia i due alpinisti soccorsi sia i soccorritori morti e quelli che il giorno dopo sono tornati a terminare il lavoro.

Come me moltissime altre persone riflettono e soffrono piuttosto che sputare versioni e sentenze. Qua da noi è normale che ogni qual volta ci si faccia male si possa usufruire del servizio 118 di soccorso. In Nepal questo lusso non esiste ed inizia solo ora a rendersi possibile solo grazie a persone ed imprenditori che mettono denaro, passione e professionalità a disposizione degli altri con la consapevolezza che le rate del leasing di acquisto dell’elicottero vanno pagate, come pure gli stipendi allo staff in volo e di terra, le assicurazioni ecc. Per liberare ogni dubbio va detto che questo servizio di soccorso è esteso anche e soprattutto alle popolazioni locali a prezzi di favore per far fronte alla mancanza quasi totale di coperture assicurativa individuale.

Oltre alla popolazione locale e agli alpinisti c’è poi anche la fascia numerosissima dei trekkers e degli escursionisti che rappresentano la stragrande maggioranza dei soccorsi operati in elicottero. Nonostante pochi elicotteri disponibili, si stanno trasportando ora anche prodotti e attrezzature che stanno permettendo la costruzione di piccole centrali idroelettriche, ponti, rifornimenti alimentari in aree remote, nonché approvvigionamento dei lodge e rifugi delle valli nepalesi esattamente come avviene in molti dei nostri rifugi alpini. I portatori, molto più economici, continuano a fare il loro lavoro senza temere di essere sostituiti dal mezzo volante a rotore.

Ora in Nepal c’è un elicottero in meno ma soprattutto un pilota ed un tecnico di elisoccorso in meno. Loro due erano pure stati a Zermatt per due anni a seguire un corso specifico sulle tecniche con cui operare per il recupero in parete. Il Nepal e la comunità alpinistica ed escursionistica internazionale perde così due preziosissimi e unici angeli custodi che ora vanno ricordati, e commemorati con la formazione di altre due professionalità analoghe alle loro. Questo è infatti l’obiettivo che ora mi sono posto.

Reperire le risorse economiche e le sensibilità per offrire al altre persone come Sabin e Purna la preparazione necessaria per poter continuare ad operare in Himalaya. Questo è anche ciò che è uscito dal congresso di Bressanone. Messner e tutte le personalità invitate a quell’incontro storico hanno convenuto che si devono formare squadre locali di piloti e soccorritori per sperare in un risultato tempestivo, economico ed efficiente. Per il momento solo Air Zermatt ha dimostrato interesse e sensibilità verso il mondo elicotteristico nepalese e ciò va riconosciuto e lodato. Mi piacerebbe però che anche da questa nostra parte delle Alpi, proprio perché abilità e tradizione ci pongono ai vertici mondiali del volo in montagna, si riuscisse a fare qualcosa e mettere mano alla coscienza e al portafoglio.

Da parte mia ho iniziato tutto affrontando con spese personali il percorso per entrare in Fishtailair e pilotare in Nepal mettendo a disposizione le mie esperienze anche alpinistiche e di conoscenza delle montagne di laggiù. Sarebbe davvero bello che anche noi italiani che siamo stati storicamente, come lo siamo tutt’oggi, fruitori appassionati dell' Himalaya mettessimo mano al cuore e al portafoglio per dare una mano ad uno dei paesi più poveri e speciali del mondo. Da noi il soccorso ed il 118 sono diritti acquisiti, quasi ovvietà di cui talvolta purtroppo anche si abusa. Vietare che questo sia un servizio anche a casa d'altri e dunque anche in Nepal, sarebbe fortemente ingiusto oltre che autolesionista. I fondamentalisti dell’elicottero “sempre e comunque” spero si astengano dal dire idiozie prima che possa capitare a loro o a qualche parente di essere soccorsi e portati in salvo in elicottero magari dai bordi di una strada trafficata, da uno stadio gremito o da una piacevole escursione e vacanza in montagna o al mare. Il buon senso ovviamente serve in cielo come in terra, in famiglia come nella società, al lavoro e a scuola, in Nepal come in Italia e nel mondo.

Ho parlato con David Göttler alcuni giorni fa per circa un'ora sulla dinamica dell’accaduto e su ciò che ora bisogna fare e dire. David mi ha gentilmente fornito tutti i dati ed i dettagli che ho riportato in questo mio scritto e con il suo permesso li metto ora a disposizione vostra per essere letti e guardati sperando servano meglio a capire.

>> Il report sull'incidente di David Göttler





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