Filo Sureste al Cerro Torre in Patagonia, il sogno dei sogni. Di Franceso Ratti

Il report di Francesco Ratti che insieme a Alessandro Beltrami e Manuel Chasseur ha salito la via 'Filo Sureste' al Cerro Torre. Un viaggio nella storia lungo una delle vie più famose della Patagonia, conosciuta in passato come la 'Via del Compressore'.
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La salita di 'Filo Sureste' al Cerro Torre in Patagonia (Alessandro Beltrami, Manuel Chasseur, Francesco Ratti 2025)
archivio Francesco Ratti

Insieme a Alessandro Beltrami e Manuel Chasseur quest’anno abbiamo deciso di scommettere ancora una volta sulla Patagonia e di recarci in questa terra caratterizzata dal meteo peggiore al mondo col sogno di salire “LA” montagna: il Cerro Torre! E il sogno dei sogni sarebbe stato quello di salire il Cerro Torre dal famoso Filo Sureste. Si tratta di una via iconica, è la linea della celebre e controversa Via del Compressore aperta da Cesare Maestri nel 1970, durante la quale furono piazzati centinaia di chiodi a pressione usando un compressore pneumatico. Nel 2012, molte di quelle protezioni artificiali vennero rimosse dagli statunitensi Hayden Kennedy e Jason Kruk restituendo all’itinerario la sua difficoltà originaria e un’etica più in linea con l’alpinismo moderno. Oggi salire questa via significa affrontare il Cerro Torre in modo più pulito, su terreno vero: roccia, ghiaccio e misto, senza la “scala di chiodi” di un tempo.

A volte poi i sogni si realizzano: Appena arrivati a El Chalten si prospetta una finestra di bel tempo perfetta e sappiamo bene che le occasioni di questo genere in questo angolo di mondo vanno sfruttate al massimo. Non c’è tempo per una salita “di preparazione”, dobbiamo subito puntare all’obiettivo principale. Prepariamo il materiale, facciamo anche un deposito con le cose più pesanti sulla strada per Niponino e rientriamo a El Chalten ad attendere l’arrivo del bel tempo. Tanti i dubbi prima della partenza: come saranno le condizioni? Nevicherà molto il giorno prima dell’arrivo del bel tempo? Grazie anche ai preziosi consigli di Rolando Garibotti, che ringraziamo di cuore, i dubbi lasciano spazio all’azione e ci troviamo pronti a partire per la nostra avventura su questa montagna incredibile!

Giovedì 27 novembre lasciamo El Chalten durante una giornata di meteo perfetta per recarci al campo “Noruegos” alla base del Cerro Torre, da dove contiamo partire il giorno dopo. Un ultimo aggiornamento meteo di Rolo ci annuncia che domenica non sarà una gran giornata, forse ci conviene accelerare i tempi rispetto al nostro piano iniziale e cercare di essere in cima già sabato pomeriggio…Non ci resta che sperare nelle condizioni ottimali della montagna per essere veloci!

E come dicevo prima, a volte, quando tutte le stelle si allineano, anche i sogni si realizzano: venerdì mattina partiti da Noruegos siamo saliti veloci verso il Colle della Pazienza, raggiunto in circa 3 ore e mezza grazie alle ottime condizioni del ghiacciaio e della neve. Qui, vista la qualità della neve e l’orario non ci sono dubbi: invece di bivaccare decidiamo di proseguire verso le Ice Towers. Da questo punto è iniziata la parte più lunga della giornata: 15 tiri di corda impegnativi, alternando sezioni su granito perfetto a tratti di neve e misto in ottime condizioni. Una progressione varia e continua che ci ha impegnati fino a tarda sera, con un tratto salito in artif alla Haston crack. Gli ultimi tiri di ghiaccio della giornata nel cuore delle Ice Towers li abbiamo saliti alla luce delle frontali, immersi nel silenzio della notte patagonica. Arrivati due tiri sotto la famigerata “Head Wall”, abbiamo scavato una piccola piazzola nel ghiaccio per il bivacco: essenziale, scomoda, ma sufficiente dopo una giornata così lunga.

Dopo il “giornatone” di venerdì avevamo bisogno di riposare e quindi sabato mattina siamo partiti con calma, convinti di poter contare su un’altra giornata di meteo perfetto per dedicarci alla parte finale della via.

Il camino di ghiaccio sotto la headwall è stato uno dei passaggi più spettacolari della salita: 60 metri di ghiaccio verticale, stretto e continuo, con alcuni punti in cui era necessario togliere lo zaino. Manuel risolve magistralmente questo tiro da primo di cordata e ci porta all’attacco della mitica “Head Wall” del Cerro Torre! Qui il caldo comincia a farsi sentire e la roccia è segnata dalle colate d’acqua che scende dal fungo sommitale. Nonostante la roccia leggermente bagnata, il grip del granito del Cerro Torre è buono e io e Ale riusciamo a salire questi tiri in libera, alternandoci da capocordata.

Alle 15:30 increduli ci abbracciamo in cima al Cerro Torre. Raggiungere questa vetta - così bella, così simbolica, così difficile da conquistare - per noi è stato un momento di emozione pura, un misto di incredulità, gioia e gratitudine verso la montagna.

Durante la discesa in corda doppia abbiamo vissuto un secondo momento intenso: dopo aver usato alcune soste di Maestri, mettiamo i piedi sul suo famoso compressore. Toccare quell’oggetto storico, appeso da decenni sotto la cima, è stato come entrare fisicamente nella storia dell’alpinismo patagonico. Un dettaglio simbolico, ma per noi incredibilmente emozionante.

Il resto è pura cronaca: sabato sera abbiamo bivaccato lungo la discesa, domenica il meteo in effetti si è rivelato non ottimale, con più nuvole e vento ma non ci ha causato nessun problema per continuare la discesa in corda doppia fino a Niponino. Lunedì primo dicembre abbiamo infine raggiunto El Chaltén per festeggiare!

- Francesco Ratti, El Chalten, Patagonia

Ratti ringrazia: Millet, C.A.M.P., La Sportiva e Samaya 




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