Dhaulagiri 2005: smentire i pregiudizi, cronache d'avvicinamento

11/04 quota 3500 circa, Italian Base Camp. Terzo report: Nives il lento avvicinamento alla montagna tra incontri, pensieri e pregiudizi.
Himalaya, Luca Vuerich, Nives Meroi, Romano Benet, Dhaulagiri

Terza pagina di diario dal Dhaulagiri. E' Nives Meroi che ci scrive. Ormai la montagna Bianca è vicina, e s'intravede la prima meta: il campo base. Sta per scadere il tempo del lento passaggio, dunque. Dell'avvicinamento. Quel tempo ritmato dai pensieri che accompagnano il cammino del passo dopo passo. E' un momento per gli incontri, per osservare e per guardarsi dentro, come fa Nives Meroi.


SMENTIRE I PREGIUDIZI
cronache d'avvicinamento al Dhaulagiri
di Nives Meroi


Dhaulagiri, 11 aprile 2005.

Nives Meroi, alpinismo, Himalaya11 Aprile: quota 3500 circa, Italian Base Camp. Ci siamo quasi, ancora un paio di giorni di cammino e arriveremo al nostro campo base effettivo, a 4700 metri di quota. Stiamo camminando ormai da sette giorni; una settimana di cammino per seguire valli, attraversare fiumi e scavalcare selle fino ad affacciarci qui, ai piedi della parete ovest del Dhaulagiri, il "Monte Bianco".

Con paziente curiosità ci stiamo avvicinando alla nostra montagna, che impariamo a conoscere dalle sue radici, attraverso gli umori di questa terra. Dal villaggio di Muri, immerso in un mare di campi coltivati a terrazza, siamo scesi fino al corso del fiume e imboccato la valle Myag di Khola. Il tempo, fino a quel momento sereno e caldo è improvvisamente peggiorato, ed è iniziato a piovere. Dal fiume, il sentiero sale nuovamente lungo pendii sempre più ripidi e poi taglia a mezzacosta, espostissimo, fino al villaggio di Boghara, dove ci siamo accampati per la notte nel cortile della scuola.

Il giorno successivo una nuova discesa vertiginosa fino al letto del fiume. Per due giorni ne abbiamo seguito il corso, attraverso una densa foresta pluviale, tra rari sprazzi di sole e gocce di pioggia che riuscivano a filtrare attraverso il muro dei rami. Le fronde degli alberi e l'erba, il muschio che ricopre ogni sasso e ogni tronco: qui il verde ti domina, quasi ti ipnotizza. I portatori camminano agili e svelti, nonostante il fango e i sassi scivolosi, nonostante le ciabattine ai piedi e i 40 chili sulle spalle. I portatori risparmiano il fiato quando camminano, comunicano a fischi. Il massimo dell'economia in ogni gesto e movimento, per affrontare un lavoro, e una vita, che ti logora già dall'infanzia.

Mi tornano in mente le bambine del villaggio di Muri: la prima cosa che noto sono i loro vestiti poveri e le loro facce sporche, ma la sera, quando le vedo danzare si trasformano. Nelle movenze dei loro passi, sublimazione di gesti di vita quotidiana, l'economia del gesto si trasforma in eleganza. Estrema espressione di bellezza e armonia, nonostante la povertà degli abiti ed i loro gesti timidi. Mi sono vergognata: ancora una volta non ero riuscita a smentire per tempo i miei pregiudizi.

Nives Meroi

Himalaya, Luca Vuerich, Nives Meroi, Romano Benet, Dhaulagiri

Spedizione Dhaulagiri 2005
portfolio Luca Vuerich
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Foto archivio Manuel Lugli.


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