Addio a Zsolt Török, uno dei più forti alpinisti della Romania

Vlad Capusan ricorda l’amico e compagno di cordata Zsolt Török, uno dei più forti alpinisti rumeni che ha perso la vita arrampicando nel massiccio di Făgăraș il 14 agosto 2019.
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Zsolt Torok in Himalaya
Vald Capusan archive

Sono ormai passate più di tre settimane ed è ancora difficile per me trovare le parole giuste ed accettare il dolore di una perdita così grande. Zsolt Török è morto il 14 agosto nel massiccio di Făgăraș in seguito ad una caduta vicino alla cima Negoiu mentre saliva in solitaria la Creasta Fierastraului. Si stava allenando per la nostra prossima spedizione nel Caucaso.

Zsolt era un simbolo non soltanto per la piccola ed affiatata comunità di alpinisti qui in Romania, ma anche per tutto il paese, un esempio di passione ed entusiasmo per me e la mia generazione. Ha ridefinito l’impossibile attraverso al sua incredibile forza mentale, ed è sempre riuscito a mantenere la squadra affiatata, spingendoci per giorni e giorni, a prescindere delle condizioni.

I racconti delle sue salite della parete Rupal sul Nanga Parbat oppure la “maratona delle grandi pareti" nelle Alpi mi ha ispirato per anni e mi ha instillato il desiderio di avventure nelle grandi montagne.

Sono convinto che molto sarà scritto sulle spedizioni di Zsolt e sulle sue salite; condensate in poche pagine, saranno sicuramente impressionanti per chi non lo conosceva. Io però ho avuto il privilegio di conoscere un’altro lato di Zsolt, che pochi hanno potuto conoscere. Un uomo semplice con un’anima d’oro ed una passione sconfinata per le montagne.

Per molto tempo Zsolt è stato il mio mentore, il mio compagno di cordata ed il mio migliore amico. Abbiamo trascorso molte notti insonni insieme, siamo stati colpiti da una valanga in Himalaya ed abbiamo dormito in un crepaccio in Patagonia, ma ogni volta Zsolt è stato ottimista, è sempre riuscito a farci ridere, essere positivo e farmi credere che niente è impossibile.

Ricordo in particolare la nostra prima salita sul Choltase in primavera 2016, dopo 4 bivacchi siamo riusciti a raggiungere la cima col brutto tempo ed in difficili condizioni. È stata quell’esperienza a cambiare la mia visione dell’alpinismo tecnico in Himalaya, ed è stato con Zsolt che ho imparato a sentirmi a mio agio anche nelle situazioni difficili.

Anche se era conosciuto in Romania come uno degli alpinisti più completi del paese, era un uomo modesto che ha sempre rispettato ed apprezzato le salite di altri.

Sempre attento a promuovere i veri valori dell’alpinismo e attento a non offendere, Zsolt era sempre interessato nella storia di una via. Le leggendarie salite in Himalaya gli stavano a cuore e, mi diceva spesso, era l’eleganza di una via che determina l'ambizione di un alpinista.

Zsolt non vedeva l’alpinismo come sport ma piuttosto come stile di vita, dove ogni spedizione era fonte di miglioramento, per poter condividere lezioni importanti con altri. Il suo alpinismo non era rivolto alla "conquista" o a "nuovi record", ma alla ricerca di un appagamento dell’anima nella salita verso la cima.

Negli anni abbiamo condiviso la stessa corda e le nostre avventure andavano da Cheile Turzii alla Patagonia e all’Himalaya, aprendo nuove vie e godendo l’aria sottile. Con lui ho avuto la possibilità di vivere delle esperienze straordinarie in montagna: abbiamo bevuto i migliori caffè negli scomodi bivacchi, ci siamo goduti innumerevoli albe e tramonti sulle creste più alte. Abbiamo riso, abbiamo pianto, abbiamo anche litigato a volte ma poi ci siamo sempre riconciliati, ogni volta capendo che la forza vera sta nello spirito di squadra.

Ho visto la sua gentilezza quando, dopo un trek di oltre 100km nella spedizione per Peak 5 in Himalaya, ha regalato i suoi scarponi e ha preso lo zaino da un portatore stanco che aveva i piedi distrutti.

Quando l’ho conosciuto meglio ho visto i problemi che ha avuto nel finanziare le sue spedizioni, ma anche la sua gioia pura quando è diventato un atleta sponsorizzato dalla Climbing Technology, o quando riceveva gli apprezzamenti della comunità alpinistica dopo una nuova salita. A prescindere dalla montagna, ogni volta che raggiungeva una cima era sempre orgoglioso di sventolare la bandiera della Romania, il paese che amava così tanto.

Gli ultimi anni sono stati i più belli per lui. Dopo la nostra salita del Cerro Torre in Patagonia, Zsolt è riuscito a completare il nostro progetto sul Pumori in Himalaya, aprendo una impressionante nuova via sulla parete sudovest insieme a Teo Vlad e Romica Popa. E, ancora più importante, è riuscito a trovare la sua altra metà e a sposare Laura.

Anche se il tempo aiuterà a lenire il dolore, sentiremo sempre la sua assenza. Qualcuno ha detto "Alla fine, non sono gli anni che contano, ma la vita vissuta in quegli anni." Sono sicuro che Zsolt ha vissuto ogni secondo fino al massimo, e che la sua salita più grande è solo iniziata.

Vlad Capusan




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