In Val dei Mocheni (Lagorai) il 'Mezzalama' di Omar Oprandi

Il racconto di Omar Oprandi che il 25 marzo 2024 in Lagorai ha effettuato la traversata dell'alta Val dei Mocheni, partendo dal Passo Redebus e arrivando sulla Cima della Panarotta, dopo 3000m di dislivello positivo e 29 km di sviluppo generale.
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La Traversata della Val dei Mocheni (Lagorai), effettuata da Omar Oprandi il 25/03/2024
Omar Oprandi

Non suon nemmeno la sveglia… sapevo del meteo buono e delle basse temperature, sono bastate queste condizioni a farmi svegliare "all’ora giusta". Un biglietto sul tavolo, per la moglie, che mi chiede sempre di lasciare detto dove vado: LAGORAI – Val dei Mocheni – Redebus – Sette Selle – Panarotta. Questo è il testo che lascio con un GPS vicino dove dentro, eventualmente servisse, c’è la mia traccia! La decisone è di partire esattamente dal Passo del Redebus, a quota 1455m, alle ore 08.00 in punto, per cosi dire: avere un punto di inizio ben preciso.

Non c’ero mai stato a quel Passo, era anche per quello che mi piaceva partire da li. La quota è bassa e manca la neve, ma sono cose da mettere in conto verso la fine di marzo. Per questo parto a piedi e alterno tratti con gli sci con lunghe camminate tagliando i lunghi tornanti della forestale che sale verso l’incrocio con il sentiero per il Passo Polpen. Finalmente, sul sentiero più ripido, la neve è continua, e arrivo, sci ai piedi al Passo Polpen.

Durante le mie uscite, soprattutto se sono in zone nuove, sono solito fare delle fotografie, soprattutto ne punti cruciali. Qui fotografo il cartello che mi dice la quota (1937m) e le indicazioni anche del mio percorso… direzione Monte Ruioch. Le immagini che immortalo, poi a casa mi diranno anche a che ora ero in quel luogo. E qui sono giunto alle ore 08.55.

Lungo la salita verso la cresta mi accorgo subito che la neve, bagnata dalla pioggia di due giorni fa, è molto dura e ghiacciata in superficie. L’esposizione a ovest a quest’ora non aiuta e quindi decido anche qui un tratto a piedi nella parte più ripida, aiutato da alcune tracce superficiali, credo di domenica (il giorno prima). In breve arrivo nei pressi di una piccola elevazione dal nome di "Cimon di Pontara" a quota 2163m dove alle ore 09.15 rimetto gli sci per proseguire sulla cresta.

Le condizioni della neve migliorano di poco, una leggera spolveratina di neve ricopre il ghiaccio permettendo alle mie pelli di foca maggiore tenuta. La cresta è un susseguirsi di piccole elevazioni come la Pala dei Campedei a quota 2221m, la cima dell’ Uomo Vecchio a quota 2334m, la Pala di Stramaiolo a quota 2362m e lo Schvorzlommer a quota 2391m… con questa sarebbero già cinque le cime superate prima di arrivare a quella più importante che raggiungo alle ore 09.43. Sono sul Monte Ruioch a quota 2415m, e mentre faccio con calma il mio primo "cambio assetto", mi concedo la prima pausa della giornata con un sorso di acqua.

Mi metto la giacca a vento e riparto in tenuta da discesa. Scendo verso est, al sole con bellissima neve, fin poco più basso del Passo Cagnon di Sopra che raggiungo a breve. Sono a quota 2120m (ore 10.03) ritrovandomi difronte forse il tratto più ripido da affrontare in salita. Infatti la neve molto dura e ghiacciata non mi permette di attraversare in diagonale sul sentiero estivo, e mi obbliga quindi a salire direttamente in cresta.

Sono solo una cinquantina di metri, ma molto ripidi e con la punta degli scarponi che lascia a malapena il segno sulla neve. Non male come "inizio"… che rallenta la mia tabella di marcia e la mia andatura. Una lunga cresta poi mi porterà verso il Monte Conca, ma devo rimanere davvero concentrato per avanzare su questo terreno durissimo.

Tutto passa, riesco a rimettere gli sci, raggiungo la seconda cima di giornata (sarebbe la settima se contassi tutte quelle minori) il Monte Conca a quota 2301m. Sono le 10.23 mentre tolgo per la seconda volta le pelli di foca. Scendo con gli sci fin sotto la prossima cima dove, a quota 2200m, decido di proseguire a piedi sulla neve dura, per raggiungere a breve la Cima di Palù a quota 2261m (h 10.33). Metto gli sci a terra, aggancio gli scarponi e scendo velocemente al Passo di Palù, quota 2071m, ore 10.38.

Secondo cambio assetto, per quello che riguarda il dover rimettere le pelli di foca agli sci per ripartire sempre in direzione Est verso la mia prossima meta.

È qualche minuto che vedo davanti a me, in lontananza due persone. Magari li conosco, e magari mi faranno compagnia nel tracciare la salita. Invece a breve li supero, sono due "stranieri" e salgo, ancora una volta a piedi, la cresta affilata del Monte Slimber a quota 2205m che raggiungo alle ore 10.51.

In modo ormai "automatico" sfilo gli sci dallo zaino, tolgo le pelli dagli sci, chiudo gli scarponi, li aggancio agli attacchi e inizio a scendere. Saluto gli "amici scialpinisti" trovati sul percorso e raggiungo a breve il Passo dei Garofani che mi permette di scendere nella meravigliosa conca del Rifugio Sette Selle che però lascio più in basso sulla mia destra. In pratica, attraverso la conca del rifugio rimanendo il più in quota possibile sulla sinistra per arrivare sulla traccia (a quota 1980m alle ore 11.04) che sale verso le cime sovrastanti la Val Sugana.

Dopo il terzo cambio assetto, questa volta salgo su traccia battuta che non abbandono. Mi garantisce un appoggio più stabile tra la neve comunque ancora ghiacciata malgrado l’ora non più mattutina. Sono le ore 11.36 quando raggiungo la Cima del Sasso Rosso a quota 2310m.
Trovo due persone quasi in cima e un signore seduto proprio sulla cima a contemplare il bellissimo panorama che offre questa vetta.

Scambio volentieri due chiacchiere, mentre faccio il mio "ennesimo" cambio di assetto.
Alla loro domanda dico che sono partito dal Passo Redebus e che intendo arrivare alla Panarotta… mi guardano sorpresi, nemmeno il tempo di ragionare sulla mia risposta, che mi vedono salutarli e ripartire verso le prossime mie cime, questa volta lato Valsugana.

In questa zona, a Nord/Est della cima, non c’ero mai stato. Sono i pendii e le condizioni della neve che mi fanno decidere dove andare e dove fermarmi per rimettere le pelli. Qui decido di farlo per risalire un pendio ripido e attraversare più in alto in direzione di quello che trovo scritto su un sasso: "LocTromboni" 2180m.

È una zona "selvaggia" e credo frequentata solamente da pochi cacciatori. Da qui è impossibile continuare in traversata, decido quindi di salire più in alto, sul versante Nord/Ovest di cima Sopra Conella fino a quota 2240m. È mezzogiorno in punto, la neve su questo lato, se non fosse stato cosi freddo questa notte (ma ancora adesso), sarebbe pericolosamente inconsistente; invece ora è piacevolmente morbida in superficie e dura sotto. È il famoso firn che ogni scialpinista cerca di avere sotto le proprie lamine degli sci su terreno ripido.

Faccio il mio quinto cambio assetto dalla condizione di salita a quella di discesa, per affrontare i ripidissimi pendii a Est verso la Cima Cavè. La sciata, malgrado qualche punto davvero ripido, è comunque piacevole… l’ottima condizione della neve aiuta. In breve raggiungo una enorme conca nevosa posta a quota 2120m dove rimetto le pelli di foca, per salire verso la cresta che mi permette di affacciarmi di nuovo sulla Val dei Mocheni.

In alto, per un breve tratto decido ancora di fare un ennesimo tratto a piedi. Basta poco, bastano pochi metri esposti a Nord, per ritrovare neve ancora molto dura, che abbinati alla pendenza mi fanno decidere di togliere gli sci. A breve raggiungo il Monte del Lago, undicesima elevazione della giornata a quota 2327m. Sono le ore 12.34. Mi permetto una vera e propria pausa per mangiare qualcosa. In fin dei conti è la seconda volta che mi fermo per alcuni minuti. Negli altri punti raggiunti mi fermavo giusto il tempo per sistemare il materiale… cosa che faccio comunque anche mentre mastico qualche pezzo di frutta secca.

Sono più rilassato, questa cima e da qui in avanti, per breve tratto, conosco i posti. Ci sono stato poco tempo fa, due volte, accompagnando amici in queste zone comunque poco frequentate.

Dopo la pausa raggiungo sci ai piedi la Forcella del Lago. È la sesta che oltrepasso in questa meravigliosa avventura. La quota è sempre sopra i duemila metri (2210m), particolare importante per non perdere quota e rimanere alti nell’attraversata. Sono le ore 12.47, il sole scalda di più, ma non è comunque caldo come lo sarebbe in questo periodo di primavera. Ho scelto apposta queste condizioni per avere a disposizione molte ore di buona neve.

Ora sono sulle tracce del sentiero Europeo E5. Uno dei più famosi sentieri "a lunga percorrenza" delle Alpi, che dalla costa dell’Atlantico in Bretagna attraversa la Svizzera, la Germania e l’Austria per raggiunge l’Italia, in direzione di Verona. Lo seguo su una lunga cresta in direzione Sud Est, ma a breve decido di abbandonarlo a quota 2185m.

Decido, sempre vedendo le condizioni sul posto, di scendere verso la Val Portella. Affronto di nuovo un terreno ripido ma con neve sicura. È neve molto dura ma che garantisce sicurezza di stabilità, altrimenti questo tratto sarebbe pericolosissimo. Ad un certo punto decido di togliere gli sci per alzarmi e portarmi sotto alcune pareti di roccia dove trovo un traverso ripidissimo ma fattibile che mi permette di scendere alla base del canale che porta al Passo Portella.

Sono sotto il ripido canale che porta al passo. Solitamente chi arriva qui ha delle sensazioni di timore nell’affrontare questa salita. Oggi invece mi sembra la cosa più normale del mondo… il perché è presto detto: è da questa mattina che sono su terreni simili, anche più ripidi ed esposti, e quindi salire questo canale mi fa stare più tranquillo del normale, malgrado anche qui gli scarponi incidono di poco la neve che su queste esposizioni e sempre piuttosto dura.

Con gli sci sullo zaino raggiungo il Passo Portella (quota 2152m), sono le ore 13.13, in perfetto orario di marcia previsto. Decido di continuare a piedi fin poco sopra, sulla cresta, poi metto gli sci ai piedi e salgo sulla mia prossima cima, il Monte Gronlait che raggiungo alle ore 13.34, sono a quota 2383m, su un grande pianoro di neve. Il panorama è bellissimo, forse più del solito. Da qui vedo bene il punto di inizio della mia traversata, gran parte delle cime raggiunte e quelle poche rimaste da raggiungere. Mentre guardo questo spettacolo faccio il mio settimo cambio, per ritornare in assetto di discesa.

Affronto la facile cresta del Gronlait verso Sud che mi porta velocemente alla Forcella Fravort a quota 2161m. Il tempo sembra non trascorrere, o meglio trascorrere molto più lentamente di come mi sposto sul terreno in mezzo a queste montagne. Sono le 13.45 mentre rimetto le pelli di foca agli sci per l’ennesima salita. Alle ore 14.06 raggiungo il Monte Fravort, la tredicesima elevazione della giornata. La quota sembra la stessa di tante altre già fatte: 2345m.

Affronto quello che so essere uno degli ultimi cambi assetto per scendere piacevolmente verso le dolci elevazioni della Fontanella e del Prennputz. Sono obbligatorie da attraversare prima di raggiungere il grande colle "La Bassa" a quota 1834m. Sono da poco passate le due del pomeriggio ma la neve è ancora ottimamente sciabile e a sorpresa ancora dura nei brevi tratti esposti a Nord.

Decido di portarmi a Ovest sul sentiero che si chiama "Translagorai". Sono ora a quota 1865m dove devo rimettere, per l’ultima volta le pelli sotto gli sci! Se non ho contato male, in cima alla prossima salita saranno ben quaranta le volte che ho dovuto mettere gli sci, o toglierli… oppure camminare, ma anche mettere gli sci sullo zaino e ritoglierli. Questi adattamenti posturali e del materiale fanno parte di queste lunghe avventure. Movimenti e assestamenti che se fatti in modo "automatico" sono comunque veloci da fare; ma se invece non si è abituati rubano molto tempo. È un modo di affrontare la montagna dove bisogna essere consapevoli anche di questi innumerevoli cambi assetto.

Con una ennesima ripida salita raggiungo il sentiero normale che percorre la cresta Nord della Panarotta che raggiungo alle ore 14.48. Sono sulla sedicesima elevazione della giornata, ma questa volta è l’ultima. La Cima Panarotta. a quota 2002m è proprio l’ultima della giornata. Non mi rimane altro che scendere verso il Rif Panarotta e sulla pista da sci (tristemente) chiusa, raggiungo la Malga Montagna Granda dove termino la mia avventura. Sono a quota 1565 m e sono le ore h 15.01!

di Omar Oprandi

La Traversata in numeri
3000 m di dislivello positivo
29 km di sviluppo generale
16 Cime o punte quotate
10 Passi o Forcelle oltrepassate
07 ore totali compreso le soste
05 ore in movimento compreso le foto




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