Agner 'Ultima perla' ground-up: intervista a Simon Gietl, Lukas Hinterberger e Michi Wohlleben

Intervista a Simon Gietl, Lukas Hinterberger e Michael Wohlleben che dal 27 al 29 dicembre 2023 sulla Nord dell'Agner nella Valle di San Lucano, Dolomiti si sono aggiudicati la prima salita dal basso di 'Ultima perla'. Intervista di Diego Dellai, insieme a Nicola Bertoldo il primo salitore della parte alta della via.
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La salita di 'Ultima perla' ground-up sull'Agner, Dolomiti (Simon Gietl, Lukas Hinterberger, Michi Wohlleben 27-29/12/2023)
archivio Simon Gietl

Dal 27 al 29 dicembre scorso Simon Gietl, Lukas Hinterberger e Michael Wohlleben si sono aggiudicati l'ambita prima "ground-up" di Ultima perla, la bellissima linea di misto aperta sulla parete nord dell'Agner nella Valle di San Lucano, Dolomiti, a novembre da Nicola Bertoldo e Diego Dellai. Per il trio si tratta di "una delle vie più grandi di questo tipo" e "sicuramente una delle vie più impegnative di questo genere di alpinismo" che hanno mai scalato. Ecco tutti i dettagli della salita di oltre 1000 metri, effettuata con due bivacchi in parete.

Conoscevate già il Monte Agnèr? E come è nata l’idea di questa via?
Gietl: No, per me era la prima volta che scalavo qualcosa sull'Agner. Naturalmente ne avevo sentito parlare e letto molto, ma prima non ero mai riuscito a combinare qualcosa. Dopo aver sentito parlare della linea di Nicola e Diego mi era chiaro che la volevo salire anche io, ma non sapevo che la parte bassa non fosse mai stata salita. Ero motivato ancora di più quando ho scoperto che l'intera è una delle vie invernali più lunghe delle Dolomiti!
Hinterberger: anche io avevo sentito parlare dell'Agner, ma non ci ero mai stato. Quando ho sentito della prima salita di Ultima Perla, sono rimasto piuttosto sorpreso dal fatto che ci fosse del ghiaccio lì. Il bacino idrografico di Ultima Perla è piuttosto piccolo e ho sempre pensato che questa zona fosse piuttosto secca. Mi sarebbe piaciuto ripetere la via, ma non ho approfondito la questione più di tanto perché era troppo lontana per me.
Wohlleben: come gli altri, aveve sentito parlare dell'Agner, ma non avevo mai arrampicato lì. Quando ho visto la linea di Diego e Nicola, ho pensato che potesse essere interessante per Lukas e me... solo dopo qualche giorno ho capito che non erano partiti dal basso, così ho iniziato a fare delle ricerche. Quando ho scoperto che c'era una vecchia via di Messner che portava lì, ero gasatissimo. Per caso abbiamo scoperto che anche Simon sognava di andarci e così abbiamo deciso di provarci tutti e tre.

Oltre il bivacco Cozzolino, mentre vi avvicinavate alla parete, di cosa si parlava o cosa vi passava per la testa?
Gietl: Non vedo Michi da un po', e ho incontrato Lukas per la prima volta solo quella mattina al bar. Abbiamo parlato di tante cose, ci siamo raccontati barzellette, ma abbiamo parlato poco dell'Agner, forse perché nessuno di noi era ancora stato lì! C'era un'atmosfera bellissima sin dall'inizio e non vedevamo l'ora di vivere l'esperienza appieno. La linea mi frullava in testa da più di due settimane ed ero felice di trovarmela finalmente davanti con due alpinisti forti e motivati.
Hinterberger: Abbiamo parlato della vita e scherzato. Soprattutto però volevo conoscere un po' Simon.
Wohlleben: Abbiamo parlato perlopiù della vita in generale… non della parete. Ho cercato sul libro del rifugio quando fu l'ultima volta che qualcuno ha salito la via dei Sudtirolesi ma non ho trovato nulla.

Com'è andato il primo giorno?
Gietl: Tutto è andato alla grande ed è filato liscio. La nostra cordata ha lavorato subito alla perfezione: tutti hanno dato il massimo! Avevamo deciso di portare una piccola tenda per i bivacchi e quindi il nostro obiettivo il primo giorno era di raggiungere l'inizio del grande traverso, dove speravamo di trovare un posto adatto per piantare la tenda. Puntuali all'arrivo del buio abbiamo completato i primi 14 tiri e abbiamo raggiunto l'obiettivo della giornata, dove abbiamo trascorso la prima notte.
Hinterberger: Il primo giorno è stato molto severo. Michi e io siamo partiti da casa alle 03:00 dopo una breve notte. Abbiamo risalito la gola e sapevamo che l'ingresso della via era presso un grande masso incastrato. Abbiamo continuato la salita fino a circa le 16.00, quando abbiamo individuato un punto per il bivacco. La parte bassa era piuttosto ripida e mi sono chiesto se avremmo trovato un posto sufficientemente grande per la nostra tenda.
Wohlleben: Come ha spiegato Simon, il nostro obiettivo era salire fino alla grande cengia per trovare posto per la nostra mini tenda. Ci siamo riusciti, ma non avremmo potuto essere più veloci. I primi tiri fino alla cengia sono stati piuttosto impegnativi, ma siamo stati fortunati e abbiamo sempre trovato la via giusta e siamo riusciti a muoverci in modo efficiente.

E il primo bivacco allora?
Gietl: Beh lo spazio era sufficientemente grande da permetterci di trascorrere una notte rilassati nella nostra tenda da 2 persone. Era una notte magica - c'era la luna piena e lo sfondo delle montagne era gigantesco - e noi eravamo proprio nel bel mezzo!
Hinterberger: La notte è stata fantastica e calda, tranne per il fatto che mi sono svegliato una volta e non sapevo dove mi trovavo.
Wohlleben: La prima notte è stata sorprendentemente buona. La sera abbiamo avuto un po' di tempo per mangiare e poi ci siamo infilati nella tenda. Avevamo la sveglia per le 5:00 ma alle 4:45 una caduta di ghiaccio mi ha svegliato... poi non ho più avuto una buona sensazione riguardo al nostro bivacco.

Poi il secondo giorno
Gietl: Dopo la prima colazione di pane, formaggio e caffè abbiamo ripreso a scalare al buio. Il nostro obiettivo quel giorno era arrivare all'inizio della cascata di ghiaccio per trascorrere lì la seconda notte. Davanti a noi c'erano altri 14 tiri che dovevano essere trattati con cautela. Abbiamo raggiunto la base di "Ultima Perla" alle 14:30 e, vista l’ora, abbiamo deciso di sfruttare al meglio la rimanente luce del giorno. Il primo tiro era decisamente più difficile di quanto dichiarato e le protezioni nel ghiaccio non avrebbero retto una caduta. Fortunatamente siamo riusciti a costruire una buona sosta sulla roccia (due Friend). Sul tiro chiave abbiamo salito i primi 10 metri sulla roccia (A0) poiché il ghiaccio era già scomparso, poi la qualità del ghiaccio è migliorata un po', e dopo circa 40 metri abbiamo deciso di calarci fino alla base della cascata, perché quello era il posto migliore per bivaccare. Eravamo super felici di essere arrivati fin qui e per la prima volta abbiamo iniziato a parlare della vetta!
Hinterberger: Al mattino il mio sacco a pelo era inzuppato di condensa. Abbiamo mangiato un grosso panino e abbiamo iniziato a salire. L'atmosfera era fantastica.
Wohlleben: Fin dall'inizio avevamo previsto 2 bivacchi, su una parete così è facile finire per impiegare più tempo di quanto si pensi, basta un piccolo intoppo, oppure un tiro di 2 ore... viste le giornate corte era chiaro che avevamo bisogno di riserve. Soprattutto considerando il fatto che una volta raggiunta una certa altezza, non è più possibile scendere da questa parete. Bisogna prendersi il tempo necessario, rilassarsi un po', anche se questo rende gli zaini piuttosto pesanti.

Il secondo bivacco?
Gietl: Il bivacco era molto più piccolo ed esposto del primo, abbiamo passato la notte più uno sopra l'altro che uno accanto all'altro. La mattina dopo, alla luce delle nostre frontali, abbiamo risalito le nostre corde, poi fortunatamente dopo altri 20m siamo riusciti a trovare una buona sosta (3 friend, 1 chiodo da roccia, una vite da ghiaccio corta). Da qui in poi il ghiaccio era buono non solo per essere salito, ma offriva anche buone protezioni. E gli ultimi tiri sono stati un fantastico finale di gran classe!
Hinterberger: Avevamo previsto il secondo bivacco alla partenza dell'Ultima Perla. Questo bivacco era perfettamente al riparo dalla caduta del ghiaccio, ma era un bel po' più stretto. Quella notte mi sono sdraiato sul fianco, con la chiappa destra appoggiata oltre il bordo. Per non girare durante la notte, mi sono legato abbastanza stretto alla corda. Fortunatamente il sacco a pelo ha potuto asciugarsi un po'.
Wohlleben: Sì, il secondo bivacco era stretto, ma fortunatamente al riparo dalla caduta di ghiaccio.

I tiri più belli? I tiri che hanno dato più soddisfazione?
Gietl: Dei quasi 40 tiri, devo dire che quasi tutti erano fantastici ed era semplicemente una gioia scalarli!
Hinterberger: Tutti i tiri erano seri e non ce n'è mai stato uno veramente facile. Eppure l'arrampicata è stata fantastica quasi ovunque. Un tiro nella parte bassa era estremamente fragile e saliva dritto verso l'alto, non era così bello da scalare. I tiri che portavano al ghiaccio erano un po' più difficili da proteggere e comportavano traversate più lunghe con un po' di disarrampicata, il che era spiacevole per tutti.
Wohlleben: caspita che domanda. Penso che ogni tiro sia stato davvero fantastico ed emozionante. Sicuramente, dal mio punto di vista, i tiri più difficili sono stati le due placche verso il ghiaccio... sono stati piuttosto complicati per tutti noi, perché le soste non erano così buone, qui una caduta del primo di cordata sarebbe finita male probabilmente.

È andato tutto come da programma o ci sono state delle difficoltà inaspettate o imprevisti?
Gietl: A dire il vero la salita è andata quasi alla perfezione: le condizioni, le temperature e soprattutto "noi", che abbiamo formato una cordata fortissima!
Hinterberger: Nella parte bassa abbiamo sbagliato via una o due volte, per fortuna ce ne siamo accorti abbastanza presto. I primi due tiri della cascata sono stati più difficili del previsto perché il ghiaccio si era staccato dalla parete e si era asciugato. Ce lo aspettavamo perché la prima salita dell'Ultima Perla era già avvenuta qualche settimane prima. Ma non ci aspettavamo che il ghiaccio avesse perso così tanta massa.
Wohlleben: Penso che in una parete come questa si debba essere preparati a tutto ed è per questo che non abbiamo vissuto nulla di inaspettato. Avremmo potuto desiderare che il ghiaccio fosse di una qualità migliore, ma l'avevamo già notato dalla valle con il binocolo e lo sapevamo già quindi.

Un tiro non è stato salita in libera
Gietl: Sì, come ho spiegato sopra, una lunghezza in A0!
Wohlleben: Il secondo tiro di ghiaccio. La qualità del ghiaccio era troppo scarsa e il ghiaccio era molto più in alto. Per fortuna siamo riusciti a passare in artif.
Hinterberger: Il secondo tiro del ghiaccio. Il ghiaccio era più in alto e non si poteva risalire perché era staccato. Fortunatamente, in artificiale siamo saliti bene. Penso che su una via come questa sia importante fare una buona valutazione del rischio e secondo me non importa se hai salito tutto in libera o se hai salito alcuni tratti in artif. Perché questa via è un classica su una parete alta 1200 metri...

Un pensiero quando il ghiaccio è finito...
Gietl: È stata una sensazione indescrivibile quando alle 12:50 ci siamo trovati sulla cresta sommitale e ci siamo resi conto che ce l'avevamo fatta. L'ho detto per primo ad Ivo Ferrari che eravamo lassù perché gli avevo chiesto delle informazioni prima di partire, ci aveva aiutato moltissimo e sentivo che sarebbe stato felice per noi: grazie ancora! E un grande grazie anche al grande amico Andrea Oberbacher che ci ha aiutato con dei consigli preziosi!
Hinterberger: Ottimo, ora la cima non è lontana :)
Wohlleben: Penso che tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo.

E sulla cima
Gietl: Ci siamo abbracciati e congratulati a vicenda in vetta, e dopo una breve pausa siamo scesi lungo la lunga via normale. Siamo riusciti a raggiungere la strada prima che facesse buio e siamo tornati al punto di partenza in autostop.
Hinterberger: È stato fantastico in cima, abbiamo mangiato un po' di formaggio svizzero. Poi sì, siamo scesi abbastanza velocemente. Sotto il bivacco la neve era molto bagnata, ma poiché laggiù c'erano già state alcune valanghe. Abbiamo ritenuto che la situazione fosse sicura. Nel dubbio avremmo potuto bivaccare di nuovo.
Wohlleben: Eravamo ben felici e in vetta ci siamo riposati un po'. Ma volevamo anche scendere, e visto che nessuno di noi era mai stato sulla montagna prima, volevamo che ci fosse la luce del giorno e sapevamo che faceva buio presto.

Ultima domanda: come giudicate questa salita? Rispetto ad altre vie?
Gietl: Per me è senza dubbio una delle vie più grandi di questo tipo che io abbia mai salito! Non posso che ringraziare per questi tre giorni e non li dimenticherò mai: l'arrampicata, il panorama ma anche il tempo che ho potuto condividere con Michi e Lukas.
Hinterberger: Non ho mai pensato che potesse esserci così tanto ghiaccio in un posto come l'Agner. Assolutamente pazzesco. Voglio dire, questa montagna è brutalmente ripida e non c'è un bacino idrografico in cima. Chissà quante volte ancora questa linea di ghiaccio si formerà nella nostra vita? Per me tutto è successo piuttosto velocemente. È stato molto spontaneo, combinato con un lungo viaggio. Non c'era molto tempo per prendere confidenza con la via e la parete. Ho già scalato una o due cose nelle Dolomiti, ma questa via è sicuramente il momento clou. È sorprendente che si possano scalare vie così ripide e difficili nelle Dolomiti senza spit. E soprattutto ha ancora tanto potenziale, sia in estate che in inverno. Da noi è limitato, perché ci si imbatte rapidamente su roccia molto compatta e chiusa.
Wohlleben: Per me questa è sicuramente una delle vie più impegnative di questo genere di alpinismo che abbia mai scalato. Dei 40 tiri totali, ce n'erano solo poche dove potevi rilassarti. Questa serietà, e questa lunghezza di via, è qualcosa di particolare. Sono super felice che siamo riusciti a spingerci così tanto come team. Riuscire a fare qualcosa del genere è grazie ad un incredibile lavoro di squadra, ed è questo che trovo così affascinante dell'alpinismo: quando le cose si fanno davvero difficili, si diventa un tutt'uno.




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