Nuova via polacca al Chobutse in Nepal di Wadim Jabłoński e Maciej Kimel

Arrampicando in stile alpino dal 14 al 18 ottobre 2023, gli alpinisti polacchi Wadim Jabłoński e Maciej Kimel hanno aperto 'Just Breathe' (M5 WI4 R/X 1600m) sul pilastro NE del Chobutse / Tsoboje (6686m) nel Rolwaling Himalaya in Nepal.
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Chobutse in Nepal e la linea di 'Just Breathe' (M5 VI4 R/X 1600m), salita in stile alpino dal 14-18 ottobre dai polacchi Wadim Jabłoński e Maciej Kimel
Wadim Jabłoński, Maciej Kimel

Durante una straordinaria salita durata cinque giorni, dal 14 al 18 ottobre 2023 i giovani alpinisti polacchi Wadim Jabłoński e Maciej Kimel hanno aperto una bella nuova via sul Chobutse (6686m), la montagna nota anche come Tsoboje e situtata nella valle Rolwaling in Nepal. La via sale il lungo pilastro NE, tentato nella primavera del 2019 da Mihnea Prundeanu dalla Romania e Kyriakos Rossidis da Cipro, e supera una linea di 1600 metri affrontando difficoltà fino a M5 WI4 R/X. "Just Breathe" è stata salita in stile alpino, senza portatori e senza corde fisse.

Dopo aver allestito il campo base avanzato a 4900m, i due si sono acclimatati salendo fino a quota 6000m sopra il ghiacciaio Rolwaling. Sono poi partiti il 14 ottobre, leggermente prima del previsto, per sfruttare al massimo la finestra di bel tempo. Inizialmente hanno scalato quello che hanno descritto come "terreno tipico delle nostre Tatra" e, avendo raggiunto il punto previsto per dormire già a mezzogiorno, hanno deciso di proseguire. Non trovando un posto per bivaccare più in alto, alla fine hanno trascorso la prima notte su un'amaca a 5750m.

Dopo aver sopportato questa fredda notte, sono ripartiti alle prime luci del giorno e si sono spinti verso la cresta, bivaccando infine a 6200m in una grotta di neve all'interno di un seracco. Kimel ha spiegato al sito polacco wspinanie.pl "Ero convinto che fosse una bella idea. Questo seracco è qui da così tanto tempo che non ci sarebbe caduto in testa quella notte. Era un campo molto confortevole perché eravamo al riparo dal vento, era piatto, potevamo toglierci facilmente imbrago e ramponi e non dovevamo stare per forza in piedi. Sentivo che qui ci stavamo finalmente riposando dopo la prima notte insonne."

La mattina successiva la cordata è partita convinta di raggiungere la cima ed effettuare la discesa lo stesso giorno, ma il terreno si è rivelato nettamente più complesso del previsto: arrampicata tecnica su una cresta tortuosa, pendii fino a 70°, diversi strapiombi, seracchi e, soprattutto, neve non consolidata che non offriva alcuna protezione. Nonostante gli effetti della quota, i due hanno perseverato e alla fine sono riusciti a raggiungere la vetta alle 15:30. Dopo soltanto un selfie in vetta, hanno subito iniziato la discesa lungo la parete SE, a loro sconosciuta. Anche questa si è rivelata molto più pericolosa e complicata di quanto pensassero e sono stati necessari altri due bivacchi prima di tornare finalmente al campo base, esausti ma sani e salvi, tre giorni più tardi.




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