Karambar 2000

Spedizione alpinistico-esplorativa nell’Hindu-Raj (Pakistan) in occasione del 125o anno (1875-2000) dalla fondazione della Sezione di Modena del Club Alpino Italiano.
Lunedì 1 agosto 2000 è partita la spedizione alpinistica-esplorativa Karambar 2000 diretta verso l’area himalayana dell’Hindu-Kush, e più precisamente nella zona dell’Hindu-Raj, organizzata dalla Sezione di Modena del CAI per la ricorrenza del 125° anno dalla propria fondazione.


(L'area himalayana dell'HinduKush in cui opererà la spedizione Karambar 2000)


La catena dell'Hindu-Raj presenta vaste zone inesplorate, è assolutamente poco frequentata non solo dagli alpinisti ma anche dagli stessi abitanti, e potrà consentire ai partecipanti sia 'prime ascensioni' di cime di 5.000-6.000m che presentano generalmente difficoltà di misto su roccia e ghiaccio, sia osservazioni topografiche dell’area per contribuire alla scarsa documentazione che si ha della zona, anche da parte degli stessi organi governativi pakistani.

Solamente a partire dal 1993, infatti, questa parte della regione confinante con l’Afghanistan, dopo decenni di interdizione agli stranieri, è stata finalmente aperta alle spedizioni internazionali. Perciò ben poche sono state le spedizioni alpinistiche che si sono avventurate in quella zona che rimane, a tutt’oggi, un’area di fatto inesplorata. Alcune informazioni si devono alle cronache di una recente spedizione italiana nella zona, organizzata nel 1997 dal CAI di Montecchio Maggiore (VI), che ha ricevuto il prestigioso premio "Consiglio" per meriti alpinistici ed esplorativi.



(La cartolina della spedizione)


  L'HINDU-RAJ

L’Hindu-Raj fa parte della catena montagnosa dell’Hindu-Kush, che costituisce a sua volta l’estremità occidentale della catena Himalayana. E’ confinante a Nord con il Wakhan, uno stretto corridoio disegnato sulle mappe, in età coloniale, dai Russi e dai Britannici per mantenere sotto controllo queste aree. Il Wakhan fu realizzato come zona tampone per evitare il contatto tra le truppe dello Zar e quelle di Sua Graziosa Maestà. Fu qui, infatti, che Sir Francis Younghusband (noto alpinista-esploratore che diede fondamentale impulso alla scoperta delle aree himalayane) si trovò di fronte una pattuglia di Cosacchi che avevano sconfinato dal settentrionale Pamir in cerca di preda e che girovagavano in Afghanistan.

Le cronache riportano un’esplorazione difficoltosa di questa zona da parte di ufficiali britannici, che percorrevano le vallate seguiti dai cartografi la cui attività era all’epoca considerata una sorta di spionaggio. George Hayward, sepolto nel cimitero di Gilgit, pagò un prezzo altissimo per la propria curiosità geografica: fu infatti assassinato nel 1870 a Darkot dal Mir (re) Walli, poco disposto a vedere divulgata la cartografia della valle nella quale regnava. Naturalmente oggi non esiste più questo rischio in Hindu-Raj, ma le mappe sono lo stesso molto rare...

Dal punto di vista alpinistico, il massiccio ha attirato solo in tarda epoca l’attenzione degli scalatori. Il Koyo Zom, la cima più alta, arriva infatti "solo" a 6872 metri, quota considerata da poco in quanto poco lontano vi sono gli ottomila da salire. Negli anni 60 e 70 spedizioni italiane, svizzere e giapponesi in cerca di mete alternative salirono ragguardevoli montagne come il Thui 1 e 2 (6661 e 6523 metri) o il Dyuli Chhish (6518 metri). Dopo queste prime e sporadiche apparizioni nella regione tornò il silenzio millenario, a causa anche dell’invasione del vicino Afghanistan da parte delle truppe sovietiche. Infatti, a causa dell’invasione la zona fu interdetta al turismo di ogni specie, e questa interdizione durò sino al 1993.
      IL TEAM

Alla spedizione Karambar 2000 prende parte un team di quattro alpinisti della Scuola di Alpinismo e SciAlpinismo Bismantova, delle Sezioni CAI di Modena, Reggio Emilia, Sassuolo e Castelnuovo Ne’ Monti: Claudio Melchiorri (capo spedizioni), Giulio Bottone, Maurizio Ferrari e Virginia Cappi.


  
GLI OBIETTIVI ALPINISTICI

La spedizione si prefigge come obiettivi principali la salita di alcune cime raggiungibili direttamente dal Passo di Karambar, già segnalate dalla spedizione del 1997 anche se non salite. Vi è inoltre l’importante obiettivo esplorativo di cercare un accesso al ghiacciaio Chiantar, un ghiacciaio di circa 40 km di lunghezza mai percorso da essere umano. Vi è inoltre la possibilità di salite su pareti vergini di granito di più di 900 m di dislivello, aprendo vie nuove e salendone in prima assoluta le cime.

il Passo di Karambar, l’area prescelta, presenta ad oggi un solo precedente alpinistico, effettuato nel 1997 a cura di una spedizione italiana che si preoccupò di censire e salire le maggiori vette che si affacciavano sulla Valle di Karambar.

Si hanno notizie di una precedente spedizione tedesca, che però non ha raggiunto il Passo di Karambar, e di una spedizione giapponese, anch’essa non nella zona del Passo, prima della interdizione agli occidentali per la guerra afgana. Le cronache alpinistiche non citano altri episodi precedenti e gli stessi locali non hanno dato informazioni utili su eventuali altri visitatori. La regione offre dunque ancora molteplici possibilità sia in termini esplorativi e topografici, sia in termini alpinistici.


  
IL VIAGGIO

I componenti della spedizione arriveranno via aria a Islamabad (Rawalpindi) e da lì, ultimate le pratiche burocratiche e l’acquisto dei generi alimentari, si trasferiranno verso nord a bordo di piccoli pulmini. Si seguirà la nota Karakorum Highway (KKH), una mirabile opera di ingegneria civile che collega con i suoi 1300 chilometri il Pakistan con la Cina, attraverso valli misteriose e scoscese montagne, con passi chiusi per 5 mesi all’anno al transito automobilistico (il più alto, il Passo di Khunjerab, è di 4700 m circa, poco meno del M. Bianco!) e con la visione di alcune tra le montagne più alte e più belle del mondo.

Si arriverà quindi a Gilgit, dove si lascerà la KKH, per addentrarsi nella valle del fiume Gilgit fino a Gakuch, da dove si prenderà una valle laterale che porta a Chatorkand, una delle antiche e misteriose capitali di queste remote regioni montane. Da qui, se il terreno lo consentirà, si cercherà di proseguire ancora con mezzi sino al villaggio di Imit, lungo la valle del fiume Karambar. Sarà questo l’ultimo villaggio degno di rilievo sul tragitto, dal quale in ogni caso si dovrà proseguire a piedi per gli ultimi 4 o 5 giorni di cammino per arrivare alla zona prescelta, il Passo di Karambar posto ad una quota di 4330 m. Una stima ottimistica del tempo necessario per compiere questo viaggio è di nove giorni circa, torrenti, frane e burocrazie pakistane permettendo. Al momento si sta ancora valutando se l’itinerario di ritorno sarà lo stesso o se si tornerà scendendo la valle del fiume Yarkhun superando il Passo di Darkot (4650 m. ca) e di li`, chiudendo l’anello, fino a Islamabad.


  
GLI SPONSORS

Hanno contribuito alla realizzazione di questa prestigiosa iniziativa le seguenti ditte:
Torte Gualmini (Montefiorino, MO)
Reggio Gas (Reggio Emilia)
Focus World Expeditions (Belluno)
Maxent Sport World (Reggio Emilia)
Grafiche Zanichelli (Sassuolo)
Latteria Sociale di Villa Curta (Reggio Emilia)


  
ORGANIZZAZIONE LOGISTICA

Focus expeditions
www.focusworldexpeditions.com


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