Alpinismo nascosto: Cima D’Angheraz, via Massarotto-Zonta

Il 19 agosto scorso Ivo Ferrari e Giovanni Moretti hanno ripetuto la via aperta da Lorenzo Massarotto e Zonta (1200m, VI) sulla parete NO della Cima D’Angheraz (Pale di S. Martino – Pale di San Lucano, Dolomiti). Una grande parete “dimenticata” per un’intensa avventura.
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Cima D’Angheraz, parete NO, via Massarotto – Zonta (Pale San Martino, Dolomiti)
arch. Ivo Ferrari
Ci sono Valli e pareti dimenticate, anzi nascoste. Sono grandi pareti solitarie per nulla celebri ma che non hanno nulla da invidiare alle loro sorelle più conosciute. Una di queste è la Cima D’Angheraz, regina del Gruppo della Croda Granda e di quella Valle D’Angheraz che fa da collegamento tra le Pale di San Martino e le Pale di San Lucano, in uno dei territori per fortuna più selvaggi e integri delle Dolomiti.

Proprio sull’immensa parete Nord Ovest lo scorso 19 agosto Ivo Ferarri e Giovanni Moretti hanno ripetuto la via aperta da Lorenzo Massarotto insieme a Zonta. 29 tiri per superare 1200 metri di parete che hanno richiesto ai due un’intera giornata di salita e un bivacco prima della discesa.

E' stata un’esperienza intensa che conferma ancora una volta che l’avventura in alpinismo esiste ancora, magari proprio dietro l’angolo. Lì dove, come scrive Ivo Ferrari è celata “una perla nascosta, in una Valle dimenticata”, e un “regalo” che Lorenzo Massarotto aveva saputo vedere.


Cima D’Angheraz, via Massarotto – Zonta
di Ivo Ferrari

In Angheraz non ci va mai nessuno, l’Angheraz è una Valle che non regala gloria, lì, bisogna camminare, bisogna saper piantare chiodi, muoversi su placche da sogno e lunghezze da incubo. L’Angheraz sono Grandi Pareti…

Partiamo col buio, illuminati dalla Luce della pila frontale, illuminati dalla Luna, pieni di voglia di conoscere, di conoscersi, camminiamo a testa bassa lungo il bellissimo sentiero che porta in Angheraz, la meta la decideremo sul posto, quando il Sole illuminerà le Cime, quando la Luce ci permetterà di vedere, di scoprire le fughe che corrono verso il Cielo.

A destra salendo le muraglie più grosse incutono timore, a destra salendo noi ci dirigiamo. Una, due, tre lunghezze, ci siamo, abbiamo lasciato il Mondo dell’ozio per entrare nel Mondo della fatica, della paura… della gioia.

Saliamo lunghezze infinite, diedri, placche, camini, veloci e allo stesso tempo con la lentezza dell’attenzione, qui non si può sbagliare, nessun rifugio alla base, nessuna persona giù lungo il solitario sentiero, qui siamo i padroni di questo giorno sempre più azzurro.

Alle soste batto i chiodi di sicurezza, lungo i tiri gioco con i friends, con le clessidre, con l’equilibrio e l’incoscienza di salire pulito, libero… Le ore passano, i minuti corrono e noi sempre piu piccoli in quest’oceano di roccia, le ore passano, i minuti corrono e noi sempre piu alti in quest’oceano di roccia.

La linea che stiamo ripetendo è uno dei tanti regali che Lorenzo Massarotto ci ha lasciato, una perla nascosta, in una Valle dimenticata. Il Sole è arrivato, è venuto a prosciugarci le ultime gocce di sudore, il Sole ad Ovest vuol dire Sera… mi trovo col naso all’insù, Giovanni mi osserva attento dal punto di sosta, sto cercando di capire dove sia il trucco per uscire da questa parete, 28 lunghezze sono sotto i nostri piedi e la Cima è li, la posso vedere ma non calpestare…

Destra, sinistra, diritto, non riesco a decifrare la roccia, le braccia iniziano a farmi male, i piedi sono stufi di starsene rinchiusi nelle strambe scarpette d’arrampicata… chiudo gli occhi e mi lancio verso sinistra, lungo un illogica traversata, diretto all’aereo spigolo finale…. niente, non mi proteggo, sono stufo, voglio uscire… eccomi! Come per incanto raggiungo lo spigolo, ancora 10, 15 metri e lo vedo coricarsi, la paura, mia compagna in tutti questi anni verticali è accanto a me, pianto un chiodo, sono salvo! Un passaggio, due passaggi, cinque passaggi; vetta!

Grido talmente forte, che sicuramente i ritardatari delle Pale di San Martino m’avranno sentito, grido e bestemmio, felice recupero il Gio che mi raggiunge lasciando l’ultimo chiodo alla storia, lì a segnare la nostra variante finale, li a ricordare qualcosa…

Ci stringiamo la mano, ma non ce molto tempo prima che il nero della Notte s’impadronisca di noi, scendiamo non conoscendo la discesa, scendiamo per abbassarci, per avere meno freddo… Le due di notte, freddo, le tre freddissimo… Il tempo ora si è fermato, ma noi guardiamo la Luna e aspettiamo, con i nostri crampi, con il gelo che ci entra dentro, aspettiamo che nasca un nuovo giorno che ci accompagni da chi ci vuole bene, che ci accompagni verso nuovi giorni…

19-20 agosto di questo meraviglioso anno verticale e… non solo
Ivo Ferrari




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