Il Gran scozzese della Valle di Daone

Valle di Daone seconda puntata con protagonista "Il sogno del gran scozzese" ma soprattutto con i ricordi di Piercarlo Berta sul meeting che segnò un Nuovo mattino della scalata su ghiaccio in Valle: "Il “Gran scozzese” era impressionante a guardarlo; nella parte bassa la goulotte era priva di ghiaccio, la parte alta era un muro trasparente d'esiguo ghiaccio per spessore e ampiezza...."
Alpine Ice Tour

Valle di Daone seconda puntata con protagonista "Il sogno del gran scozzese" ma soprattutto con i ricordi di Piercarlo Berta sul meeting che segnò un Nuovo mattino della scalata su ghiaccio in Valle: "Il “Gran scozzese” era impressionante a guardarlo; nella parte bassa la goulotte era priva di ghiaccio, la parte alta era un muro trasparente d'esiguo ghiaccio per spessore e ampiezza...."

Venerdì 20 gennaio 2006

Bella giornata oggi, ed io sono qui ancora a scalare. Scalare? Perché questa definizione? Perché non “arrampicare su ghiaccio”? Non possiedo la risposta vera, è una mia sensazione, mi sembra risponda meglio al tipo di attività, usando attrezzi, facendo buchi, calciando e facendo scalini penso sia più giusto definirla scalata e per dirla tutta però, di sicuro data anche la mia non più giovane età, ora sto per finire le cartucce. In tante cascate salite e tante straripetute, non ho mai messo la picca ed i ramponi nello stesso buco, e penso che scalare una cascata sia per definizione sempre “on side”. Ancora una volta sono sul “sogno del gran Scozzese”…

Venne definito sogno perchè rappresentava ciò che uno scalatore pensa debba essere la massima coniugazione di tecnica, linea, ed impegno, per tipi tosti che sapessero osare e rischiare. E' fu proprio nei giorni del primo meeting che si materializzò il sogno. Le condizioni della cascata in quei giorni erano “secche”. Il “Gran scozzese” era impressionante a guardarlo; nella parte bassa la goulotte era priva di ghiaccio, la parte alta era un muro trasparente d'esiguo ghiaccio per spessore e ampiezza. Due persone, comunque, si apprestano a salire il muro, hanno attraversato da destra la cengia sotto il muro e si attaccano con le picche. Sono i due, ormai famosi austriaci che il giorno precedente hanno dato spettacolo sulla “Regina”.

Attorno al lago la gente osserva incuriosita il tentativo, certo non sono degli sprovveduti, sanno bene riconoscere le difficoltà anche da così lontano, sotto il ghiaccio traspare la roccia. L'attrezzatura per scalare in quel periodo era buona, ma per proteggersi i chiodi erano lontani dalla qualità e le dimensioni in lunghezza non erano molto adatte allo spessore che s'intravedeva. Usano di tutto dagli stopper ai friends ai chiodi da roccia. Noi, sotto, ad osservare e a gelare dal freddo, loro a scalare e a gelare dalla tensione. E' tardi e si deve andare al pranzo di chiusura del meeting. Loro sono alti ma non ancora usciti. Hanno bisogno ancora di tempo.

E' pomeriggio inoltrato, le chiacchiere si stanno spegnendo, la gente comincia ad andarsene. Siamo anche preoccupati… ma quando i due entrano in sala è un tripudio di complimenti, di applausi, di richieste di spiegazioni tecniche. Si vuole sapere cosa li ha spinti ad osare tanto, che protezioni hanno messo e che picche hanno usato, e poi come si sono decisi ad osare con così poco ghiaccio… ma le risposte sono un po' effimere come il ghiaccio del Gran scozzese; sono austriaci parlano bene solo la loro lingua e, vi sembrerà strano, ma non abbiamo mai conosciuto i loro nomi… Di certo c'è che, da allora, in Val Daone le cose sono evolute grazie a quel meeting, abbiamo potuto migliorare come ci fosse stato un nuovo mattino. Sì, perchè ogni valle ha il suo nuovo mattino.

Piercarlo Berta


Portfolio
Storie dellaValle di Daone di P. Berta - prima puntata
Tutte le cascate dell'Alpine Ice Tour
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