A Benjamin Védrines e Nicolas Jean la prima salita di Jannu Est

Gli alpinisti francesi Benjamin Védrines e Nicolas Jean hanno realizzato l'ambita prima salita del Jannu Est in Nepal. Una delle vette più formidabili sopra i 7000 metri, a lungo definita "l'ultimo grande problema dell'Himalaya", questa montagna di 7468 metri aveva visto negli ultimi trent'anni numerosi tentativi da parte di squadre fortissime.
Scalando in stile alpino lungo una linea sul lato sinistro della formidabile parete nord, Védrines e Jean hanno impiegato tre giorni per salire la montagna e, dopo aver raggiunto la vetta il 15 ottobre, hanno avuto bisogno di un altro giorno per scendere a campo base. Védrines ha descritto l'impresa in modo inequivocabile come "la salita di una vita: tre giorni di assoluta intensità, tra lucidità e pura spossatezza. Era necessario scavare in profondità e dare il massimo, mantenendo il controllo della situazione".
Védrines e Jean sono arrivati in Nepal oltre due mesi fa e si sono acclimatati con pazienza, effettuando alla fine di settembre la prima salita dello splendido Anidesh Chuli (6808m). Di per sé, questa sarebbe già stata un'impresa straordinaria, ma la cordata aveva messo gli occhi su qualcosa di ancora più alto, l'inviolata Jannu Est, che avevano già tentato nel 2024 insieme a Léo Billon. Giorni di vento forte, freddo pungente e incertezza sono seguiti alla loro salita dell'Anidesh Chuli, ma poi è stata prevista una breve finestra di bel tempo. Così il 12 ottobre i due hanno lasciato il Campo Base alle 12:20 e sono saliti al Campo Base Avanzato a 5100 metri, raggiungendolo alle 15:45. La neve fresca aveva reso l'attraversamento del ghiacciaio lento ed estenuante, e il caldo si alternava bruscamente con un freddo pungente non appena entravano in ombra. "Sudavamo un momento e congelavamo quello dopo. Guardando in alto verso la parete... era spiazzante - immensa e intimidatoria."
Gli alpinisti sono partiti dal Campo Base Avanzato alle 5:30 del mattino del 13 ottobre, con Jean da capocordata per la prima sezione, mentre Védrines ha preso il commando per il secondo blocco. Le protezioni erano scarse e spesso sono saliti in conserva, "come arrampicare in solitaria in due", come l'hanno definita loro. Hanno raggiunto il primo bivacco a 6200 metri verso le 16:00. "Gli zaini erano pesanti, la neve dura, faceva un freddo gelido, i polpacci ci bruciavano... ma ero felice di essere lì." ha spiegato Védrines, aggiungendo "Finalmente in parete. Tornare qui, un anno dopo - era speciale. Siamo pazzi, ma appassionati. Volevamo chiudere questa storia."
Martedì 14 ottobre, secondo giorno della loro salita, si sono svegliati alle 4 del mattino e sono partiti due ore più tardi. Il tratto inizialer era carico con un peso emotivo: nel 2024, il loro compagno di cordata Léo Billon aveva dovuto fermarsi qui, e quella stessa parete aveva reclamato la vita dell'alpinista statunitense Mike Gardner lo stesso giorno. "Passare dove Léo si è dovuto fermare, e dove Mike è caduto... dà un'altra dimensione a quello che stavamo facendo. Ci portavamo nella mente tutto questo." Ciononostante, la cordata si è spinta in alto, verso terreno ancora inesplorato. Mentre la parete si faceva sempre più ripida e l'esposizione aumentava, il tempo è rimasto sereno e calmo. Hanno fissato 100 metri di corda attraverso un passaggio difficile, poi hanno bivaccato a 6900 metri verso le 15:30. "Quando siamo arrivati al bivacco, non volevamo nemmeno guardare in alto. La parete sopra sembrava infinita. Abbiamo deciso di sistemare un tratto prima di fermarci. Ci siamo riusciti - quello ci ha dato speranza."
Dopo aver sopportato una notte gelida, con temperature precipitate fino a –20 °C, i francesi si sono svegliati alle 3:30 del 15 ottobre. Sono partiti al buio, con le dita intorpidite; hanno lottato contro il freddo mentre l'alba rivelava una cresta affilatissima illuminata da una luce dorata. "Quella cresta finale... incredibile. Un'atmosfera mistica. Il sole che sorge, la luce - ti senti fortunato semplicemente a essere lì" il loro commento. Prima di raggiungere la vetta, però, hanno incontrato un nuovo ostacolo: "La cresta era completamente caricata dal vento, impossibile salire dritti. Ho dovuto traversare leggermente nella parete sulla destra - neve ripida, nessuna protezione solida. Ho trovato una sottile fascia di ghiaccio, appena sufficiente per scalare dieci metri e tornare in cresta. Era l'unica opzione".
Quella breve deviazione, oltre i 7400 metri, ha segnato il momento più esposto della via. "Ero a pezzi, ma era quello o niente. Restare sulla cresta era impossibile". ha spiegato Védrines. Alle 13:00, hanno raggiunto quello che credevano essere la vetta, ma apparvero due cime, separati da una lunga cresta incorniciata. Dal Campo Base Thibaut Marot ha fatto volare il drone, confermando che la vera vetta si trovava più avanti. "Abbiamo dovuto continuare. Era lungo, infinito. Nico e io ci siamo guardati — distrutti, ma determinati" ha raccontato Védrines. La cordata ha dato fondo a tutte le risorse e dopo oltre un'ora ha finalmente raggiunto la vetta principale del Jannu Est (7468m) alle 13:40. Raffiche di vento a 40 km/h li attendevano sul punto più alto, dove la fatica ha lasciato posto alla gratitudine. "Quando abbiamo finalmente raggiunto la vera vetta, alle 13:40, è stata una liberazione. Mi è scesa una lacrima, era intenso, reale, semplice. Lassù, ho sentito che questa salita avrebbe cambiato la mia vita di alpinista. Tutto quello che abbiamo fatto finora ha portato a quel momento" ha spiegato Védrines. Dopo le solite foto in vetta, sono scesi al loro bivacco, raggiungendolo alle 19:20, esausti ma appagati.
Giovedì 16 ottobre gli alpinisti hanno iniziato alle 6 del mattino la discesa; circa 50 calate, su protezioni scarse, con un livello di stress costantemente alto. I due sono rimasti concentrati e alla fine sono ritornati al Campo Base alle 17:30, accolti dal team nepalese con un'esplosione di gioia. Gli alpinisti hanno celebrato in grande stile, con Védrines che ha commentato: "È stata una spedizione fatta con il cuore, un'avventura umana totale. Eravamo in due lassù, ma un'intera squadra ha reso possibile questa vetta".