Valle Orsera e lo scialpinismo esplorativo in Valmalenco di Mario Vannuccini

Il racconto di Mario Vannuccini che lo scorso 2 febbraio in alta Valmalenco ha compiuto con alcuni compagni una discesa sciistica integrale della Valle Orsera. Un tour impegnativo, forse il primo nel suo genere in questa valle, sicuramente di alto valore per la ricerca geografica effettuata dalla guida alpina di Sondrio per comprendere se potesse essere fattibile
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Valle Orsera scialpinismo: verso l’anfiteatro sommitale di Valle Orsera dominato dal profilo del Monte Braccia
Mario Vannuccini

La Valle Orsera è la prima tributaria destra idrografica del Torrente Mallero a valle di Chiareggio. Ripida, ombrosa e, d’inverno, difficilmente accessibile, non è il luogo più evidente e invitante dove andarsi a ficcare sci ai piedi. E se si aggiunge che poco prima di immettersi nel Mallero il suo torrente si tuffa da alcuni risalti che d’inverno si rivestono di ghiaccio azzurro no, non è facile immaginarsela sciistica.

Quest’anno ritorno con le piccozze sui brevi muri ghiacciati di Valle Orsera. Maddalena, alle sue prime esperienze su ghiaccio, è entusiasta: «Questo è proprio un posto suggestivo, mi piace!». Alla ricerca di ulteriori sezioni da scalare ci spingiamo verso l’alto nella gola incassata tra le rocce ma constatiamo che i muri interessanti sono solo due, più un’ultima rampa molto appoggiata e perlopiù ricoperta di neve, poi il canale si addolcisce, innalzandosi sinuoso verso il Lagazzuolo.

Come succede pressoché sempre sulle cascate ghiacciate, a provare a immaginare come possano presentarsi questi luoghi d’estate se ne trae un’idea di inaccessibilità! E’ il gelo che permette di accedere ad angoli così reconditi e remoti. Ho provato le stesse sensazioni l’anno scorso in Alaska…A monte del villaggio di Skagway, in una zona rocciosa e impervia, i “local” si sono inventati un itinerario sciistico che non fa altro che seguire l’alveo di un torrente. Ghiacciando all’inizio della stagione fredda, il torrente viene presto ricoperto dalle successive nevicate fino a formare una ripida pista a gradoni. Sciarla è decisamente emozionante, tra passaggi obbligati, ripide rampe, gobbe e brevi salti da superare sci ai piedi.

Il collegamento alla Valle Orsera è automatico: qui non è lo stesso? Studio sia le cartine che google map e mi convinco sempre di più che la valle sia tutta sciabile. Inoltre, superato in altezza il Lagazzuolo - lo specchio d’acqua dal quale si origina la gola, i pendii si addolciscono e il Bocchel del Cane, un’ampia sella posta a duemilacinquecento metri di quota, sembra il logico punto d’arrivo di un itinerario ideale.

C’è anche il problema di come raggiungere il Lagazzuolo; percorrere in salita le cascate di Valle Orsera, infatti, non è certo una soluzione comoda. Fortunatamente la località è collegata al fondovalle da un sentiero estivo che gli alpini hanno recentemente ripulito e segnalato con targhette bianco rosse.
A questo punto non mi lascio più scalfire nemmeno dalla lettura della Guida Monti d’Italia “Masino Bregaglia Disgrazia” del 1975 che riporta: «La discesa in Valle Orsera ha poco scopo perché il canalone sotto al passo va perlopiù disceso a piedi e la Valle Orsera, che non offre gite, non è normalmente sciabile già al di sotto dell’Alpe Lagazzuolo».

Non resta che provare. Coinvolgo due amici entusiasti e si parte. La giornata è ottimale, 20 centimetri di neve caduta nella notte che poggia su fondo assestato. Il bosco per raggiungere il Lagazzuolo, descrittoci da alcuni a tinte fosche, grazie anche al recente lavoro di manutenzione non è poi così terribile; sci e pelli larghe permettono di superare senza grandi fatiche le pendenze talvolta sostenute del sentiero.

Raggiunta la conca del lago morbidi scivoli innevati, punteggiati di radi larici, sono la meraviglia che appare ai nostri occhi; saranno il tramite per accedere al severo circo sommitale di Valle Orsera, racchiuso tra il Monte Braccia, la Cima del Duca e la Punta Rosalba.

Ed ecco, lassù sulla destra, il Bocchel del Cane, caratterizzato da pendii ripidi sì, ma non estremi, anzi, assolutamente sciabili! Il sole ci accompagna fino all’ampio valico, dal quale lo sguardo si apre sulla conca del Ventina e sulle cime che sovrastano Chiareggio, dal Pizzo Ventina alla Sassa di Fora.

La prima parte di discesa è esaltante, sciamo urlando e sollevando un gran polverone circondati da uno scenario da set cinematografico. Il successivo, rado lariceto, quello che anticipa la conca del Lagazzuolo, è più rilassato ma ugualmente entusiasmante.

Proseguiamo un po’ emozionati imboccando il toboga naturale che si origina dall’emissario del lago ed è qui che mi gioco un po’ di credito da parte dei miei amici… In realtà tutto fila liscio, divertente e senza imprevisti. La sciata dentro il “tubo” è piuttosto obbligata ma la neve si conserva polverosa. Incontriamo la prima rampa ripida che, pur solcata nel mezzo da acqua corrente, non sembra particolarmente ripida. Un paio di metri in derapage e sciamo oltre.

Il secondo ostacolo è più serio ma io, sull’onda dell’entusiasmo, vorrei provare a sciarlo senza corda. Fortunatamente (per me) Mattia mi convince a fare una doppia: al passaggio, infatti, gli sci scoprono il ghiaccio turchese sottostante l’esiguo strato di neve! Mattia mi insegna anche una tecnica tutta nuova per me: calarsi tenendo le punte degli sci orientate in alto, praticamente a “marcia indietro”: comodo!

Poche centinaia di metri e ci affacciamo sull’ultimo balzo. La seconda doppia è inevitabile ma l’avevamo programmata e poi, soprattutto, le corde ci depositano al termine delle difficoltà di quello che… ricorderemo a lungo come il giorno perfetto!

di Mario Vannuccini




SCHEDA: Valle Orsera Discesa sciistica integrale (Valmalenco)




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