Trepindanga, la mostra fotografica di Marcello Cominetti al Castello di Andraz (Dolomiti)

Dal 29 giugno al 23 luglio 2023 al Castello di Andraz (Livinallongo - Passo Falzarego, Dolomiti, BL) la mostra fotografica della guida alpina Marcello Cominetti. Intitolata Trepindanga, l'esposizione raccoglie quasi 4 decenni di fotografie dalle Dolomiti alla Patagonia.
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PERSI al PASO MARCONI. Giulia Monego mi precede con la sua slitta nei pressi di Paso Marconi, El Chaltén, Patagonia, perforando una bufera tipica del luogo. Nei giorni precedenti avevamo salito in sci il Cerro Mariano Moreno nel bel mezzo dello sconfinato Hielo Continental Sur, un ghiacciaio lungo circa 400 km e largo un centinaio. Con 'Luz Plana' i locals definiscono il temuto 'White Out', ovvero quando non vedi nulla che non sia il bianco del cielo e della neve. Leggende e maledizioni, legati al fenomeno della Luz Plana, non mancano. Film: Fuji Velvia 50. Camera: Leica M6. Lens: Leica Summicron 50mm f/2
Marcello Cominetti

Dopo un esito oltre le aspettative presso la galleria Photofactory Art di Genova lo scorso maggio 2023, ritorna la mostra fotografica di Marcello Cominetti: TREPINDANGA questa volta allestita nella cornice molto particolare di Castello di Andraz (Livinallongo-Passo Falzarego, Dolomiti, BL).

Il connubio inscindibile immagine-didascalia porta l’osservatore dentro la fotografia stessa e l’autore non nega di essere stato ispirato in questa composizione dall’alpinista e fotografo, nonché suo mentore Alessandro Gogna e dai primi cataloghi Patagonia. Parliamo di fine anni ’70.

Le didascalie sono dei piccoli racconti in cui si va molto oltre quello che si vede nella fotografia, tanto da giustificarne il sottotitolo: Le montagne sono solo lo sfondo. Infatti nella giornata inaugurale del 1 Luglio l’autore ha parlato di viaggi, alpinismo e avventura ma soprattutto di fotografia, intesa come mezzo espressivo moderno al pari della pittura o della musica.

Ogni esperienza proposta nelle immagini e nelle parole non si ferma alla sola eventuale spettacolarità ma vuole andare a fondo in quella che è stata la situazione di ripresa, la tecnica usata, il tipo di pellicola, di macchina fotografica (dalla diapositiva, al negativo e al digitale) e obiettivo, per fare capire all’osservatore che fotografare è una moltitudine di situazioni che possibilmente devono coincidere secondo il volere del fotografo e non il possedere un’attrezzatura ultimo modello, come erroneamente in molti oggi credono. A tale proposito verranno esposte alcune macchine fotografiche tra quelle usate per riprendere le immagini della mostra.

L’autore definisce il suo fotografare come un "frettoloso reportage” perché sempre impegnato a proseguire oltre, in un trekking, una scalata, un viaggio in bici o in canoa, dalle Dolomiti alla Patagonia e dall’Himalaya alla Provenza.

T R E P I N D A N G A. Le montagne sono solo lo sfondo.
di Marcello Cominetti

In slang lunfardo-argentino si definisce trepindanga un breve tratto di rocce da superare lungo un sentiero. La trepindanga prevede anche l’uso delle mani ed è un ostacolo da superare se si vuole andare avanti. A volte fa paura. Se si affronta un’avventura si incontrerà anche la trepindanga perché non tutto sarà prevedibile come certi vorrebbero.Non c’è avventura se qualcosa non va storta e la trepindanga altro non è che la metafora degli ostacoli che la vita ci presenta anche quando non vaghiamo per passione (per me anche per professione) tra i monti.

Quando mi sono messo lì per selezionare le foto per questa mostra ho visionato in circa 2 mesi quasi 18.000 diapositive con l’intenzione di tirare fuori una serie di immagini di alpinismo: dalle Dolomiti dove vivo, a varie montagne sparse per il mondo. Mentre rifacevo questo viaggio, perché è stato così, sono nati in me molti dubbi e addirittura ho pensato per un momento durato qualche giorno, che non avrei fatto nessuna mostra. Mi sono poi detto, invece, che avrei scelto quegli scatti che mi ricordavano qualcosa di ormai perduto ma che nella mia memoria avevano lasciato un segno profondo.

Ugualmente le foto erano tantissime ma mi imposi di fare una selezione ferrea riducendo il numero sempre più, a volte drasticamente. Mi sono anche detto che tra le foto scartate probabilmente c’erano gli scatti migliori, ma migliori per chi?

Una sera, scorrendo delle immagini di un famoso fotografo francese nel silenzio di casa mia, ho colto le parole di un pittore spagnolo che commentava puntigliosamente quelle fotografie. La sostanza era che chi osserva una foto è come un voyeur che fa parte di un quadro in cui c’è lui stesso mentre osserva la foto e quindi siamo tutti dentro quella foto che fa parte di un quadro.

Quindi la mia scelta, vi piaccia o no, è stata fatta grazie a questa ispirazione e anche lo sguardo del mio gatto mi ha convinto che fosse quella la giusta via.

RUTA 40
Si pedala senza che il paesaggio cambi per giorni e giorni. Cambiano solo le nuvole, lasciando alla fantasia del cicloturista, attribuire loro forme e significati. Con Franco Bianchi, Beatrice Carli Moretti e Marta Trucco abbiamo percorso un fantastico anello intorno all’effimero Paso Rio Mayer tra Cile e Argentina in 2 settimane di bicicletta, terra, vento e sassi.
Il viaggio è stato breve, ma noi siamo tornati ricchi.
CAMERA: Canon G12

DI CORSA VERSO L’ANNAPURNA
Dopo avere fatto il mio lavoro di guida in Nepal mi restavano 4 giorni prima di tornare a casa. Raggiunto da Marta Trucco a Kathmandu ci precipitammo a Pokhara, ci siamo sposati e siamo partiti per il Santuario dell’Annapurna. In 4 giorni siamo andati e tornati, viaggiando a piedi con una giacca a vento legata in vita e uno spazzolino da denti in due, invece di impiegare i 12 giorni canonici descritti sulla Lonely Planet.
CAMERA: Canon G12

PERSI al PASO MARCONI
Giulia Monego mi precede con la sua slitta nei pressi di Paso Marconi, El Chaltén, Patagonia, perforando una bufera tipica del luogo.
Nei giorni precedenti avevamo salito in sci il Cerro Mariano Moreno nel bel mezzo dello sconfinato Hielo Continental Sur, un ghiacciaio lungo circa 400 km e largo un centinaio. Con "Luz Plana” i locals definiscono il temuto "White Out”, ovvero quando non vedi nulla che non sia il bianco del cielo e della neve.
Leggende e maledizioni, legati al fenomeno della Luz Plana, non mancano.
Film: Fuji Velvia 50
Camera: Leica M6
Lens: Leica Summicron 50mm f/2

Marcello Cominetti, (Genova 1961) alpinista, viaggiatore e guida alpina di professione si appassiona alla fotografia grazie allo zio paterno Giuseppe che lo introduce al bianco e nero e alla camera oscura. Nel 1984 lascia Genova per le Dolomiti, dove vive tutt'ora. La sua casa è stata lungamente il "porto" da cui progettare viaggi, trekking e spedizioni sulle montagne del mondo. Di indole analogica, non è su nessun social (a parte il suo sito internet) e dedica tutto il suo tempo alle attività nella natura, tanto per lavoro quanto per passione. Musicista di strada, ha scritto e fotografato per: ALP, Rivista della Montagna, Klettern, Meridiani, Panorama Travel, Gran Gourmet, National Geographic, The Himalayan, Chaltén Hoy, Gognablog, Planetmountain. Freerider, Dove, Pareti.

Link: marcellocominetti.blogspot.com, www.castellodiandraz.it




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